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domenica 16 febbraio 2025
 
 

Charmet: «La violenza di chi non ha mai combinato nulla nella vita»

10/10/2014  Lo psicoterapeuta: «Gli autori di questa vicenda rappresentano l’ideale del dominio, del conquistare il potere con la violenza perché non si è capaci di conquistare un titolo di studio»

Psicologo e psicoterapeuta, Gustavo Pietropolli Charmet è  da sempre attento ai temi dei giovani ed è autore di numerosi testi tra cui alcuni  sulla dittatura dell'aspetto fisico tra gli adolescenti (La paura di essere brutti - Raffaello Cortina e  Non solo belli. Beati quelli che sogneranno insieme ai figli - San Paolo). Gli chiediamo di commentare la vicenda di Napoli.

- Professor Charmet, ci aiuti a capire un episodio di tale violenza e crudeltà

«Di questo episodio ciò che colpisce è la differenza di età tra vittima e carnefice  che è abissale, dieci anni sono una vita, sennò si fa confusione con bullismo e prevaricazione tra coetanei. Questo fenomeno è tutt’altra cosa. È pericoloso ricondurre tutto a questioni tra coetanei. Si finisce con il criminalizzare un’intera generazione, far assorbire un episodio in uno stile o una moda. È un modo subdolo per denigrare un’intera generazione che ha già tanti problemi. Ci sono sempre stati i bulli di periferia che terrorizzano gli studenti, ragazzini e ragazzini e presidiano il territorio. Tra questi c’è una frangia che si esercita a diventare delinquente e prendere potere sul quartiere sui più deboli. In un contesto di immaturità psichica, agiscono i comportamenti che avrebbero voluto agire quando erano ragazzini. A 24 anni perché hanno una pistola, vogliono fare paura e negare la loro di non avere nulla e non aver combinato nulla. La vittima designata è il portatore di una carenza di virilità. L’effeminato, colui che è in odore di omosessualità, l’obeso, tutto ciò che evoca mancanza di combattività. E li sottomettono in un rito iniziatico, come a dire: “togliti il grasso e fatti maschio”. È una cosa drammatica e grave per cui servono sanzioni durissime».

- L’aspetto che ha colpito di questa vicenda è stato il tema della grassezza, come se ci fosse una «dittatura dei corpi in cui tu devi essere magro».


«Quali corpi, quale ideale della magrezza. Qui c’è l’ideale della potenza e del dominio, del conquistare il potere con la violenza perché non si è capaci di conquistare un titolo di studio».


- La madre ha detto che è stato uno scherzo, il padre che forse non si rendeva conto del pericolo. Come commenta l’atteggiamento dei genitori?

«Certo che non voleva ucciderlo, ma sembra tutto fuorché uno scherzo. Violenza sadica ed efferata imperdonabile che non ha nulla a che fare con le mode dei ragazzi. Uscire dalla maledizione dei giochi, non sono giochi. La violenza sul corpo è un delitto e come tale va punito. Se poi il delitto diventa lesione gravissima, oltre che morale, affettiva etc, va punito per quello che è: tentato omicidio. Per i genitori, certo che c’è da capire un contesto culturale che invece di inorridire questo atteggiamento giustifica. Non c’entra l’atteggiamento italiota di dar sempre ragione al figlio. Non capiscono che per questo ragazzo è finita, ci vorranno anni per uscirne e restituire un cittadino in grado di fare qualcosa di buono. Va combattuta questa specie di violenza che circola per le strade, la cultura della forza, della violenza e della prevaricazione. Che porta a usare la pistola ad aria compressa per esercitare un domino e sottomettere sessualmente il maschio più giovane mentre il gruppo ride».


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