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«Ogni blocco di pietra ha al suo interno una statua ed è compito dello scultore scoprirla». Nel Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che si celebra domenica 8 maggio, il Papa cita Michelangelo Buonarroti per spiegare «lo sguardo dell’artista» e tracciare un parallelo con lo «sguardo di Dio», che va ancora oltre: «Se questo può essere lo sguardo dell’artista, molto più Dio ci guarda così: in quella ragazza di Nazaret ha visto la Madre di Dio; nel pescatore Simone figlio di Giona ha visto Pietro, la roccia sulla quale edificare la sua Chiesa; nel pubblicano Levi ha ravvisato l’apostolo ed evangelista Matteo; in Saulo, duro persecutore dei cristiani, ha visto Paolo, l’apostolo delle genti. Sempre il suo sguardo d’amore ci raggiunge, ci tocca, ci libera e ci trasforma facendoci diventare persone nuove. Questa è la dinamica di ogni vocazione: siamo raggiunti dallo sguardo di Dio, che ci chiama».
«La vocazione, come d’altronde la santità, non è un’esperienza straordinaria riservata a pochi», il monito di Francesco: “come esiste la santità della porta accanto, così anche la vocazione è per tutti, perché tutti sono guardati e chiamati da Dio”. A questo proposito, Francesco ha citato un proverbio dell’Estremo Oriente: “Un sapiente, guardando l’uovo, sa vedere l’aquila; guardando il seme intravvede un grande albero; guardando un peccatore sa intravvedere un santo”. “Così ci guarda Dio: in ciascuno di noi vede delle potenzialità, talvolta ignote a noi stessi, e durante tutta la nostra vita opera instancabilmente perché possiamo metterle a servizio del bene comune”, spiega il Papa: “La vocazione nasce così, grazie all’arte del divino Scultore che, con le sue mani ci fa uscire da noi stessi, perché si stagli in noi quel capolavoro che siamo chiamati a essere. In particolare, la Parola di Dio, che ci libera dall’egocentrismo, è capace di purificarci, illuminarci e ricrearci. Mettiamoci allora in ascolto della Parola, per aprirci alla vocazione che Dio ci affida! E impariamo ad ascoltare anche i fratelli e le sorelle nella fede, perché nei loro consigli e nel loro esempio può nascondersi l’iniziativa di Dio, che ci indica strade sempre nuove da percorrere”.
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Italia, 1.800 seminaristi diocesani: il calo prosegue
Il 2021, in Italia, s'è concluso con 1.804 seminaristi diocesani sparsi nei 120 seminari maggiori del nostro Paese. Le cifre, pubblicate dall'agenzia di stampa Agensir il 2 novembre 2021, confermano il trend in calo delle vocazioni , una flessione che si registra da circa mezzo secolo. I numeri, rilevati dall’Ufficio nazionale per la pastorale della vocazioni della Cei tramite un poderoso lavoro di raccolta e analisi dei dati che ha coinvolto tutti i seminari italiani, mostrano una realtà in linea con il calo dell'ultimo mezzo secolo. Nei dieci anni che vanno dal 2009 al 2019, la flessione in Italia dei seminaristi diocesani è di circa il 28%. Degli attuali seminaristi la maggior parte si trova in Lombardia con 266 unità (15% del totale) e nel Lazio con 230 (13%), mentre la Basilicata e l'Umbria sono le regioni con la numerosità assoluta più bassa, facendo registrare rispettivamente 26 seminaristi (1,4%) e 12 (0,7%).
Un quadro che tuttavia cambia - riferisce il Sir - se si rapporta il numero dei seminaristi agli abitanti del territorio. In questa classifica, infatti, a primeggiare sono due regioni del Sud: la Calabria e la Basilicata.
"Se mancano le vocazioni non è un problema sociologico, o non soltanto", osserva don Michele Gianola, sottosegretario della Cei e direttore dell'Ufficio nazionale della pastorale per le vocazioni. Il maggior numero di seminaristi (43,3%) ha un'età compresa tra i 26 e i 35 anni. La generazione più giovane - quella tra i 19 e i 25 anni - è rappresentata da 4 seminaristi su 10 (il 42,2% del totale). Un seminarista su dieci (13,6%) ha più di 36 anni. Persiste la tendenza a provenire da famiglie con più figli: un solo seminarista su dieci è figlio unico, il 44,3% ha un fratello o una sorella, un quarto ne ha due (25,4%) e uno su dieci ne ha tre (10,8%). La stragrande maggioranza dei seminaristi ha frequentato le scuole superiori in una struttura statale (l'87,4%) e uno su dieci (il 12,6%) in una struttura paritaria. Tra i percorsi formativi offerti il 28,1% ha compiuto studi umanistici-classici, il 26,9% scientifici e il 23,2% si è diplomato in istituti tecnici. Solo uno su dieci (il 10,8%) ha fatto studi professionali. "Un panorama notevolmente cambiato rispetto a qualche decennio fa, quando la quasi totalità dei candidati al sacerdozio - commenta l'agenzia stampa della Cei - era in possesso della maturità classica".
Quasi la metà dei seminaristi (il 45,9%), inoltre, ha frequentato l'università con indirizzi molto variegati e poco meno (43,3%) ha lavorato.
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e, nel mondo, diminuiscono anche le suore
Si conferma anche la tendenza alla diminuzione globale delle religiose: nella rilevazione più recente risultano 11.562 in meno. In tutto, stando ai dati più recenti, le suore, nel mondo, sono 630.099. Le cifre, pubblicate dall'agenzie Fides, sono tratte dall’ultimo «Annuario Statistico della Chiesa» aggiornato al 31 dicembre 2019.
I seminaristi maggiori, diocesani e religiosi, nel 2021, nel mondo, sono diminuiti, globalmente di 1822 unità, e hanno così raggiunto il numero di 114.058. Gli aumenti si registrano solo in Africa (+509), diminuiscono in Asia (-898), Oceania (-53), Europa (-630) e America (-750). Il numero totale dei seminaristi minori, diocesani e religiosi, per il quarto anno è diminuito, sempre nel 2021 di 3.174 unità, raggiungendo il numero di 96.990. Sono diminuiti in tutti i continenti ad eccezione dell’Oceania (+22): in America (-914), Africa (-1.519), Europa (-743) e in Asia (-20).