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martedì 14 gennaio 2025
 
 

Sangue. E lacrime. Casi di malasanità

06/02/2013  Periplo familiare è un'associazione composta da medici specialisti, magistrati, professori universitari e avvocati: la loro missione è difendere i diritti violati dei pazienti

A fine febbraio parte una campagna di sensibilizzazione sulle trasfusioni di sangue infetto: a volerla fortemente, Periplo familiare, associazione che da ormai vent'anni è scensa in campo per difendere i diritti e gli "interessi" dei pazienti nei confronti di medici e strutture sanitarie che non hanno compiuto il loro dovere, violando diritti fondamentali con conseguenze anche tragiche. Sia chiaro, non si tratta di una caccia alle streghe fine a se stessa e il fatto stesso che le equipe che seguono i casi sono composte innanzitutto da medici è lì a testimoniare la consapevolezza della delicatezza del ruolo anche sociale della professione medica. In altre parole, nessuno discute la professionalità dei medici italiani che devono continuare a lavorare con la serenità necessaria, senza l'incubo di sbagliare. D'altro canto, però, ci sono situazioni in cui di fronte a un errore, che nel caso dei medici interessa la salute delle persone, non si può sminuire, nascondere, cercare alibi. Chi sbaglia, se ha sbagliato (il condizionale è d'obbligo) è giusto che ne paghi le conseguenze: questo in sintesi, il messaggio che Periplo familiare intende portare avanti, per fare luce su vicende sanitarie che altrimenti rischierebbero di cadere nel dimenticatoio solo perché riguardano una minoranza di pazienti.

Quello che distingue Periplo familiare, infatti, è l'approccio: non c'è premeditazione nelle azioni che porta avanti. Non si cerca un colpevole a tutti costi anche quando, con ogni evidenza, non c'è. Ed è il motivo per il quale ogni caso viene vagliato approfonditamente da equipe multidisciplinari: oltre all'aspetto puramente tecnico-scientifico di un intervento mal riuscito, vanno valutate anche le reali conseguenze legali. Così entrano in campo gli esperti di diritto e responsabilità civile per studiare le cartelle cliniche e la "storia" del paziente danneggiato, scoprendo, magari, che la colpa non è del medico ma della struttura in cui questo opera, e privilegiando sempre e comunque le procedure di risoluzione amichevole piuttosto che giudiziaria delle controversie. Allo stesso modo, se i professionisti di cui si avvale Periplo familiare si rendono conto dell'infondatezza delle richieste avanzate dal paziente restituiscono allo stesso l'intera documentazione consigliando esplicitamente l'interruzione della procedura risarcitoria.


La casistica più ricorrente riguarda errori di ortopedia, mancanza di consenso informato, ritardo di diagnosi dell'infarto o di malformazione, pratiche inadeguate di anestesia e trasfusione, eccessiva attesa nel praticare il cesareo o dimenticanza degli strumenti chirurgici nel corpo del paziente e asportazione di un organo sano simmetrico a quello malato. Ma non solo. La crescita esponenziale cui si è assistito negli ultimi nel campo della chirurgia estetica ha provocato una pioggia di denunce per operazioni non riuscite.

Ma torniamo alla campagna "Sague. E lacrime", incentrata sulla trasfusioni con sangue infetto che continuano a colpire, ogni anno, numerosi pazienti di strutture ospedaliere: almeno 2.600 decessi dal 1985 a oggi.


«Continuano ad arrivarci ogni settimana nuove segnalazioni di vittime di infezioni da sangue infetto- racconta il professor Riccardo Fiorani, presidente dell'associazione - ovvero contratte a seguito di trasfusioni di sangue o altri emoderivati. Si tratta spesso di infezioni asintomatiche, che rimangono latenti nell'organismo e, solo dopo diversi anni, palesano i loro effetti nefasti che portano in diversi casi alla morte del soggetto contagiati». 

Nel nostro Paese oltre 70mila persone sono state contagiate tra gli anni Settanta e Novanta da trafusioni, vaccinazioni obbligatorie o emoderivati infetti, contraendo malattie irreversibili quali l'Aids o l'epatite C.

Nessun allarmismo, però: il nostro Paese è all'avanguardia in termini di sicurezza del sangue donato. Prima dell'introduzione delle recenti e sofisticate misure di controllo del sangue, però, il numero dei contagi ha registrato per anni proporzioni rilevanti, subendo un significativo aumento alla fine degli anni Settanta e all'inizio degli anni Ottanta, quando l'aumento del fabbisogno interno ha reso necessaria l'importazione, senza i dovuti test, dai Paesi esteri in cui già proliferavano malattie e virus del tutto sconosciuti nell'esperienza italiana 

«Con la nostra campagna intendiamo far conoscere ai soggetti contagiati l’esistenza di strumenti a tutela dei loro diritti. Molte vittime di questo fenomeno ignorano la procedura per richiedere l’indennizzo e il risarcimento del danno o ne vengono a conoscenza solo quando sono già decorsi i termini per la presentazione della richiesta; il che si traduce in una duplice ed inammissibile lesione del diritto alla salute e del diritto di difesa, entrambi garantiti dalla nostra Costituzione», osserva il Presidente dell’Associazione Periplo Familiare, Dott. Riccardo Fiorani.

Le vittime di contagi che rientrano in questa categoria beneficiano, oggi, di una doppia tutela: il diritto all'“equo indennizzo” (previsto dalla Legge 210/’92) e, se sussistono gli estremi di una responsabilità civile per colpa, il risarcimento del danno provocato.

Periplo Familiare sta seguendo, tra gli altri, il caso di una richiesta di risarcimento promossa dai parenti di un uomo deceduto per Aids nel 2004; i familiari, dopo la sua morte, sono venuti a conoscenza tramite il ritiro di alcune cartelle cliniche di una trasfusione (di cui non erano stati informati dai sanitari) praticata al defunto nel corso di un intervento nel lontano 1969. Anche in questo caso, nonostante il tempo trascorso, sussiste la possibilità di agire, in quanto la prescrizione decorre dal momento in cui il soggetto o, in caso di decesso, gli eredi abbiano acquisito contezza del contagio e della sua esatta riconducibilità alla trasfusione.

Quanti casi capitano, mediamente, in un anno?


«A partire dal 2000, il numero delle persone che si sono rivolte a noi è cresciuto in modo significativo toccando l'apice nel 2011, con più due nuove richieste di assistenza al giorno».

Quali costi comporta il servizio che offrite?
«Periplo familiare si è trovata negli anni a offrire assistenza in prima istanza psicologica alle vittime degli errori sanitari, laddove i casi più delicati imponevano preliminarmente il superamento di gravi difficoltà di carattere mentale. Il sentimento di sfiducia che un grave torto infonde nel paziente lo porta molto spesso a essere diffidente nei confronti delle istituzioni in genere, ivi compreso il sistema giudiziario. 

La sensibilità del personale e dei medici legali fiduciari dell'associazione è stata in tanti casi determinante per far ritrovare al danneggiato la forza per ripartire e affrontare le proprie difficoltà.

Per dare avvio alla pratica, l'associazione non pretende alcuna somma e, solo in caso di richiesta che si concluda positivamente con il risarcimento, ci aspettiamo dall'assistito un ragionevole compenso».


In giro proliferano annunci pubblicitari di tutele gratuite contro casi di malasanità. È un bene o un male?


«Con le disposizioni contenute nel cd. decreto Bersani è stata introdotta la  possibilità di pubblicizzare le caratteristiche del servizio offerto e il prezzo delle prestazioni, per cui chi offre servizi legali è stato assimilato a qualunque altro imprenditore o prestatore di servizi. Da ciò consegue che il messaggio pubblicitario possa essere diffuso anche tramite giornali, riviste, radio e televisione, con gli stessi limiti oggi vigenti per la ordinaria pubblicità commerciale. Il risultato è stato per studi legali ed associazioni un approccio con il cliente con una logica di marketing finora utilizzata solamente dai grandi network legali statunitensi. 

A meno di un intervento legislativo che intervenga in senso restrittivo sul decreto Bersani non ritengo ci siano i presupposti per contenere tale attività promozionale, che per la verità ritengo non abbia mai oltrepassato il limite del decoro professionale e sia rimasto comunque assi più contenuto rispetto a quanto accade oltreoceano».

Secondo quali parametri il cittadino dovrebbe scegliere di essere tutelato da un'Associazione, anziché un'altra?


«Il tipo di approccio del professionista è fondamentale per infondere quella fiducia reciproca in grado di assicurare una sinergia con l’assistito. Come detto in questa materia ci si trova il più delle volte ad interagire con soggetti turbati dalla triste vicenda che li ha coinvolti e che spesso ha cambiato la loro vita, per cui occorre una buona dose di umanità ed immedesimazione per comprendere le reali necessità di chi affidandosi alla Associazione intende ottenere prima di ogni altra cosa la giusta comprensione per l’esperienza negativa che lo ha segnato. 

Ciò premesso, è ovvio che la scelta dovrebbe ricadere, come per la verità il più delle volte avviene, su organizzazioni con esperienza pluriennale nel campo; elemento a riprova della serietà e della competenza dei professionisti maturata in occasione della moltitudine di casi trattati. Da questo punto di vista Periplo Familiare vanta un sicuro merito, essendosi da sempre - e cioè sin dalla sua costituzione avvenuta nel 1992 - giovata della collaborazione diluminari del settore del diritto sanitario, intesi sia come medici legali che avvocati, i quali parallelamente alla loro attività privata prestano il proprio qualificato contributo per l’Associazione sotto il coordinamento scientifico dapprima del Cons. Santi Licheri di “Forum”e successivamente del prof. Angelo Fiori, Professore Emerito dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore “A. Gemelli” di Roma, il quale tuttora riveste la carica di Presidente Onorario dell’Associazione.

Proprio in riferimento ai succitati slogan pubblicitari (in cui spesso si parla di circa 90 morti al giorno per casi di malpractice), cosa risponde alla categoria medica che, talvolta, vi accusa di minare il rapporto tra medico e paziente, speculando sui casi di malasanità per motivi meramente economici?


«I dati e le statistiche riportate dai media sono oggettivi e frutto del costante monitoraggio della speciale Commissione parlamentare sugli errori medici che periodicamente li rende pubblici, di talché non penso siano controvertibili. Personalmente ritengo che il numero di associazioni e studi legali che si occupano di diritto sanitario costituiscano il risultato degli errori medici e non il contrario, come qualche volta ho sentito dire dalla categoria. Nondimeno capita che vi siano richieste completamente infondate, nel qual caso a rimanerne penalizzati sono esclusivamente il legale ed il proprio assistito che vanno incontro al rigetto della domanda. Proprio per questo motivo Periplo Familiare da sempre sconsiglia iniziative che non siano fondate su elementi certi e che non abbiano serie chances di successo, volendo evitare accuse ingiuste ai medici e perdite di tempo per il paziente».

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