Una Lady Diana (1961-1997) completamente sintonizzata sulle persone in difficoltà, si trattasse di malati di lebbra e di Aids, portatori di handicap fisici e psicologici. Era questo il lato religioso della principessa triste della quale ricorrono, quest’anno, i vent’anni della morte. Questa sua missione tra gli ultimi la avvicinò in modo profondo a santa Teresa di Calcutta (1910-1997), che morì soltanto cinque giorni dopo la sua amica principessa, alla quale era molto legata.
«Una vicinanza di date che proprio papa Giovanni Paolo II ha dfinito provvidenziale per sottolineare quanta carica di amore queste due personalità abbiano portato nel mondo», spiega Luciano Regolo.
Giornalista e scrittore, già autore di best seller sulla mistica Natuzza Evolo e sull’ultima regina d’Italia Maria José di Savoia, Regolo ha appena firmato L’ultimo segreto di Lady Diana. Il mistero del rapporto tra la principessa più amata e Madre Teresa (San Paolo), nelle librerie dal 7 luglio.
Il libro ripercorre la parabola dell’ex moglie del principe Carlo, dalle ferite subite in un’infanzia durissima, per colpa del divorzio acrimonioso dei genitori, a una gioventù sbarazzina, nella quale Diana mostra già una sensibilità particolare per gli altri. Fino al matrimonio sfortunato, che gli regala due figli che adora, ma la porta a una fine terribile, in Francia, lontano dal suo Paese e dai suoi cari. Regolo si concentra su un lato praticamente sconosciuto di Diana, la sua religiosità e il rapporto con la Chiesa cattolica e Madre Teresa in particolare.
«Diana la incontra almeno cinque o sei volte, più spesso di quanto si è saputo fino a oggi», spiega Regolo. «È anche possibile che le due si siano viste altre volte ma non lo sappiamo. La santa di Calcutta intuisce la solitudine e la disperazione della principessa, che tra l’89 e il ’92 vive un momento durissimo della sua esistenza, mentre il suo matrimonio si sgretola e finisce per cercare in altri uomini consolazione per il tradimento del marito».
«Madre Teresa vuole conoscerla», spiega Regolo. «Chissà, forse presagisce quella che sarà la morte prematura di Diana e sente di non avere molto tempo per salvarla. Negli incontri la incoraggia a coltivare quell’amore per i più poveri e sfortunati e a trasmetterlo ai figli William e Harry, ancora bambini, portandoli sotto il Tamigi, tra i senzatetto, e anche negli ospedali dove si trovano malati di Aids e piccoli colpiti da gravi malattie».
Secondo Regolo la principessa cambia, dopo questi incontri, anche nel modo di vestire. Non mette più i guanti, per esempio, rompendo un’antica tradizione dell’aristocrazia britannica, perché vuole sentire il contatto fisico diretto con le persone. Anche i cappelli diventano meno frequenti perché impediscono a Diana di abbracciare i bambini.
«La principessa vuole dare un senso alla sua vita, anche se è tormentata da una lotta interiore tra il suo lato più spirituale e quello più oscuro e intuitivo», spiega l’autore del testo.
Concorda don Sherbrooke, parroco di St. Patrick, a Soho, quartiere centralissimo di Londra, che si trovava a Calcutta con Madre Teresa, il 12 febbraio del 1992, quando la principessa visitò la Casa del Cuore Puro, lo storico ospizio per poveri e moribondi, gestito dalle Missionarie della Carità. La madre ha una brutta influenza e viene trattenuta a Roma dove, una settimana dopo, avverrà il primo incontro tra le due donne. Don Sherbrooke continua a collaborare, negli anni successivi, in missioni caritatevoli, sia con la santa di Calcutta sia con la principessa che incontra più di una volta.
UNA PRINCIPESSA IN DIFFICOLTÀ.
«Una persona davvero bella, con un cuore buono, pronto a conoscere Dio, anche se il viaggio verso Gesù non era ancora cominciato», così don Sherbrooke descrive Diana. Il sacerdote, come l’autore del libro edito da San Paolo, è convinto che la principessa sia cambiata dagli incontri con santa Teresa di Calcutta, anche se la possibilità che cominciasse un percorso di conversione, che l’avrebbe portata nelle braccia di Dio, è stato stroncato sul nascere dalla morte tragica quando Diana aveva appena 36 anni.
«Madre Teresa aveva il cuore tenero e generoso di Gesù e aveva capito che la principessa era una persona con gravi difficoltà psicologiche e difetti di carattere che aveva bisogno di essere salvata da Dio», spiega don Sherbrooke. «La madre vedeva anche in Diana una persona molto importante, per la vita del Regno Unito, e si preoccupava che vi fosse un buon esempio di famiglia e matrimonio nel cuore della società britannica».
Secondo il parroco di St. Patrick, «la compassione della principessa per gli emarginati, accesa dalle sofferenze che lei stessa aveva patito durante l’infanzia, era una reazione emotiva che aveva bisogno di essere formata e perfezionata attraverso l’amore sacrificale della croce».
«Diana aveva lo stesso cuore di Madre Teresa ma quest’ultimo aveva bisogno di essere plasmato dall’amore sacrificale che Gesù ci dimostra sulla croce. Soltanto guardando il Crocefisso impariamo davvero ad amare», spiega ancora don Sherbrooke. Madre Teresa lo sapeva benissimo perché lo sperimentava ogni giorno vivendo tra i poveri: «La principessa, al contrario», conclude il sacerdote che le conobbe entrambe, «era soltanto all’inizio di questo cammino di conversione. Era attratta, come tutti, dalla santità di Madre Teresa e dalla bellezza della sua vita, ricca di amore e riempita dai poveri. Esiste, tuttavia, una profonda differenza tra essere affascinati dalla religione e decidere, consapevolmente, di intraprendere un cammino di conversione. Con la grazia di Dio Diana avrebbe potuto decidere di cambiare la sua vita, perché nulla è impossibile a Dio, ma la principessa è morta troppo giovane ed è difficile dire che cosa sarebbe successo. Diana proveniva da un ambiente molto secolarizzato e non aveva ricevuto alcuna formazione cristiana. Era, quindi, molto complesso, per lei, trovare la strada verso Dio».
Foto Mike Segar/Reuters