Secondo le ultime elaborazioni di Fondazione Impresa i primi posti della classifica italiana dell’agricoltura biologica sono occupati dalle regioni del Sud. In particolare, le migliori sono Basilicata, Sicilia, Calabria, Sardegna, Marche, Umbria e Puglia.
La Basilicata svetta sia nella classifica relativa agli operatori (agricoltori, trasformatori, commercianti), che sono più di 560 ogni 100 mila abitanti, sia in quella sulla quota di superficie agricola destinata all’agricoltura biologica.
Quanto a numero di operatori, i risultati sono questi: dopo la Basilicata al Sud si trovano Calabria (326,2 ogni 100 mila abitanti), Puglia (153,8), Umbria (149,3), Sicilia (147,1), Marche (144,8), Abruzzo (113,6) e Sardegna (80,3); al Nord, invece, a superare la media italiana di circa 80 operatori su 100 mila abitanti c’è solo il Trentino Alto Adige (118,6). Fanalino di coda sono Liguria e Lombardia (rispettivamente 25 e 12,8 operator).
Le regioni meridionali, prosegue la Fondazione Impresa, prevalgono anche nell’indicatore sulla superficie agricola biologica: prima la Basilicata (20,7 per cento) e a seguire Calabria (17,7 per cento), Sicilia (16,5 per cento), Lazio (11,8 per cento), Toscana (11,8 per cento), Puglia (11,7 per cento), Marche (11,5 per cento) e Umbria (9,3 per cento). Le regioni settentrionali sono agli ultimi posti.
Anche nella diffusione di allevamenti biologici sono le regioni meridionali a posizionarsi ai primi posti della classifica, con Basilicata (55,9 aziende zootecniche ogni 100 mila abitanti), Sardegna (55,7) e Sicilia (38,9). Tra le regioni settentrionali occupano ottime posizioni Valle d’Aosta (38,3 operatori) e Trentino Alto Adige (23,0).