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Lampedusa un anno dopo

06/07/2014  Il Papa scrive un'accorata lettera all'arcivescovo Montenegro ricordando, con cuore spezzato, i tanti altri migranti morti inghiottiti dal Mediterraneo anche dopo la sua visita di un anno fa.

«A distanza di un anno il problema dell'immigrazione si sta aggravando e altre tragedie si sono purtroppo susseguite ad un ritmo incalzante. Il nostro cuore fa fatica ad accettare la morte di questi nostri fratelli e sorelle». Il Papa ricorda la sua visita di un anno fa, l'8 luglio, a Lampedusa scrivendo una lettera a mosnignor Francesco Montenergo, vescovo di Agrigento. «Mi reco ancora una volta spiritualmente al largo del mare Mediterraneo per piangere con quanti sono nel dolore e per gettare i fiori della preghiera di suffragio per le donne, gli uomini e i bambini che sono vittime di un dramma che sembra senza fine».
Firmandosi «fraternamente Francesco», il Papa scrive: «L'anniversario della mia visita all'Isola di Lampedusa evoca nel mio animo sentimenti di riconoscenza al Signore per avermi dato la possibilità di recarmi in quel lembo di terra siciliana a pregare per le troppe vittime dei naufragi; a compiere un gesto di vicinanza agli immigrati in cerca di una vita migliore e risvegliare l'attenzione nei confronti dei loro drammi; a esprimere gratitudine agli abitanti di Lampedusa e di Linosa impegnati in un'encomiabile opera di solidarietà, sostenuti da associazioni, volontari e forze di sicurezza».
Papa Francesco sottolinea che, in un anno la situazione dei migranti è peggiorata e chiama a raccolta le istituzioni e i singoli per affrontare il problema «non con la logica dell'indifferenza, ma con la logica dell'ospitalità e della condivisione al fine di tutelare e promuovere la dignità e la centralità di ogni essere umano. Incoraggio le comunità cristiane e ogni persona di buona volontà a continuare a chinarsi su chi ha bisogno per tendergli la mano, senza calcoli, senza timore, con tenerezza e comprensione».
Alle «istituzioni comptenti, specialmente a livello europeo», il Papa chiede che «siano più coraggiose e generose nel soccorso ai profughi».

 
 
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