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Aids, l’appello di Medici senza frontiere: l’accesso ai farmaci è l’unica via per vincere il virus

01/12/2016  Garantire la disponibilità di farmaci antiretrovirali è cruciale. Ne ha certezza MDF ancor più in questa giornata di lotta all’Aids in cui Unicef denuncia un contagio ogni due minuti con un boom tra gli adolescenti del 50%

Garantire la disponibilità di farmaci antiretrovirali è cruciale per realizzare l’obiettivo dell’UNAIDS “90-90-90”, ovvero garantire che entro il 2020 il 90% delle persone affette da HIV conoscano il loro stato, il 90% delle persone affette inizino il trattamento antiretrovirale e il 90% delle persone sotto trattamento non abbia tracce riscontrabili del virus nel sangue. Ma tutto ciò non sarà raggiungibile senza un’azione combinata in grado di assicurare a tutte le persone sieropositive, ovunque si trovino, un accesso adeguato ai test per la diagnosi dell’infezione, l’avvio al trattamento di qualità (a un prezzo accessibile anche nel caso di fallimenti terapeutici), un supporto per favorire l’aderenza alle cure per tutta la vita e il monitoraggio della carica virale.

Nella sola Africa occidentale e centrale, ancora oggi meno del 30% delle persone ha accesso alle cure che sono fondamentali per diminuire la trasmissione del virus. «Il mancato o incostante approvvigionamento di farmaci, specialmente nelle aree rurali», spiega Vittoria Gherardi, responsabile medico di MSF, «troppo spesso impedisce l’inizio o il mantenimento della terapia, mina l’aderenza del singolo paziente e pone un grave ostacolo per vincere la lotta globale contro l’HIV” dichiara».

I dati raccolti nei progetti di Medici Senza Frontiere dimostrano che i pazienti idonei ed eleggibili alla terapia antiretrovirale la iniziano e la portano avanti se ne avranno l’opportunità. Un esempio positivo è quello di Epworth, un quartiere di circa 20.000 persone alla periferia di Harare, in Zimbabwe. Nel 2006 MSF vi ha iniziato a fornire assistenza medica di base in collaborazione con il Ministero della Salute, avviando un programma per l’HIV dopo la scoperta che il tasso di diffusione del virus nell’area superava la media nazionale.

Nell’arco di dieci anni, più di 30.000 pazienti in Zimbabwe hanno ricevuto cure mediche gratuite nella Clinica di Epworth. Da quando il programma ha avuto inizio, la diffusione dell’HIV si è ridotta da un livello massimo del 30% nel 2000, al 15%, e oggi più di 1.000 pazienti sieropositivi hanno formato gruppi di supporto nella comunità.

La struttura, inoltre, è diventata un vero e proprio punto di riferimento per la popolazione. Fornisce il trattamento a migliaia di pazienti con l’HIV, assicurando loro l’accesso a cure mediche gratuite e di alta qualità, e sostiene i gruppi comunitari per la TB e l’HIV.

«Una tipica giornata a Epworth è molto impegnativa» racconta Alice Otiato, coordinatrice di progetto della Clinica di MSF a Epworth. «Abbiamo più di 11.000 pazienti, molto diversi tra loro: bambini positivi all’HIV, ma anche madri, padri, adolescenti. «Vengono per prendere le loro medicine, assistere alle sessioni educative giornaliere sulla TB e l’HIV, o farsi visitare da un dottore o un infermiere».

Florence, 40 anni e madre di 4 bambini, è stata la prima paziente ad arrivare nella Clinica e a registrarsi nel programma. È risultata positiva all’HIV subito dopo aver dato alla luce il suo terzo bambino. «Ero sempre malata, e così ho deciso di andare e fare il test. Avevo sentito dire che MSF faceva test gratuiti». Florence è una prova del successo del progetto. La sua salute è migliorata e la malattia è sotto controllo. Ora dichiara di non vergognarsi più dell’HIV. «Essere sieropositiva non è più un problema, nonostante all’inizio mi avesse sconvolta. Ora che ho accettato la situazione, la malattia non ha cambiato il corso della mia vita».

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