Ecco l'estratto di una lettera ai genitori per l’inizio dell’anno sportivo di Aldo Lazzari, docente presso la facoltà di Scienze motorie dell’Università degli Studi di Pavia pubblicata su La Provincia Pavese, (4 Ottobre 2008, p. 15) . La proponiamo ai nostri lettori perché racchiude con parole efficaci e sincere tutto ciò che lo sport deve significare per un bambino e un ragazzo. E soprattutto indica ai genitori la strada giusta da percorrere per essere dei tifosi corretti quando il proprio figlio è in campo.
«Cari genitori, so che voi amate tanto vostro figlio, perché lo dimostrate in ogni cosa, dovunque e in ogni rapporto che vi unisce. Ma per l’amore che nutrite per lui e che lui nutre per voi[...] lasciatelo giocare per amore del gioco [...]. Non desiderate ora che raggiunga mete che forse saranno importanti per il futuro. Cercare di raggiungerle adesso potrebbe fargliene mancare altre che oggi lui considera più importanti. Lasciate che viva l’età che ha perché sarà ragazzo una volta sola. Non disperatevi per le sue sconfitte o, peggio ancora, non sentitevene colpevoli. La pena che prova dopo una sconfitta scompare non appena le lacrime si asciugano sul suo volto e le dimentica del tutto non appena ritorna in campo, felice di giocare di nuovo e di essere un ragazzo. Non cercate di trionfare tramite vostro figlio, non cercate di modellarlo a vostra immagine o di farne quello che non siete riusciti a fare voi, non sprecate tempo prezioso; è
un ragazzo felice di esserlo e di restarlo.
Cari genitori, scegliete una Società
sportiva che piaccia a vostro figlio, dove
gli istruttori gli insegneranno ad essere
un buon atleta, ma non oggi, perché
adesso lui vuol fare ciò che gli piace e
quello che sa fare. Non cercate di farne
un “grande ragazzo”, ma di farne un
“buon ragazzo”, un ragazzo saggio. So
che soffrite quando gioca una partita,
ma non è necessario, perché in quel momento
lui è felice proprio perché gioca.
Si direbbe quasi che siano gli altri, fuori
dal campo, a battersi per lui, come se soffrissero
per una vittoria che non è stata
ottenuta e per un gioco che vorrebbero
perfetto, ma che lui non può dare loro.
Dategli tempo e cercate di capire che
adesso le cose devono andare così, e che
nello sport, come in ogni altra cosa della
vita, tutto giunge a tempo debito. Per
favore, lasciatelo giocare da solo, lasciate
che si diverta, che sia felice. È un ragazzo
[...] e sarà un ragazzo una volta
sola nella vita».