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sabato 24 maggio 2025
 
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Lassù, dove osano le famiglie. E la montagna rinasce

04/12/2021  Si chiama "co-living in montagna", un innovativo progetto di "coabitazione collaborativa" in cui comunità montane a rischio di spopolamento accolgono famiglie disposte a fa parte di esse offrendo loro la casa. Il tutto con la regia della Provincia Autonoma di Trento e della sua Agenzia per la Famiglia. Siamo andati a Luserna per verificarne le positive ricadute sociali. Se ne è parlato anche al "Festival della Famiglia".

Scorcio di Luserna
Scorcio di Luserna

“Viviamo dove finisce la strada e inizia il sogno”, così dicono gli abitanti di Luserna per rappresentare il fascino tutto particolare di questo solitario paesino, “nido d’aquila” inerpicato tra i monti trentini. Un nido che si sta ripopolando. Il parchetto giochi davanti al “Kamou vo Lusérn”, il municipio, è affollato da bambini vocianti. Lo scuola-bus da qualche tempo è tornato a passare. E riapriranno forse presto le porte della scuola elementare, da troppo tempo tristemente sbarrate. Luserna, ovvero dove osano le famiglie, potremmo dire, parafrasando il celebre film del 1968. In questo suggestivo borgo trentino, perla dell’altopiano dei Cimbri, a 1330 metri d’altitudine, tra la Valsugana e la  Valdastico, ultima enclave linguistica di quest’antica lingua tedesca, c’è una comunità che si è ribellata al declino, alla sorte comune che vuole che la montagna, ovunque si impenni, si debba spopolare, debba essere abbandonata a se stessa, perché troppo duro viverla e troppo vicine le lusinghe della città.

   La speranza di rinascita quassù si chiama con un termine inglese, co-living, un  innovativo progetto di “coabitazione collaborativa” e ha il volto ridente dei nove bambini che sono andati a raddoppiare, d’un solo colpo, l’esangue numero dei piccoli coetanei residenti nel Comune cimbro. Sono i figli delle quattro famiglie che hanno vinto il bando di concorso “Vieni a vivere a Luserna” e che dall’inizio dell’anno sono andate ad abitare nei quattro appartamenti di proprietà dell’Itea (l’Istituto Trentino per l’edilizia abitativa) messi a disposizione nel paese. Il progetto che vede coinvolte la Magnifica Comunità degli Altipiani Cimbri, il Comune di Luserna, la Provincia autonoma di Trento col la sua Agenzia per la famiglia, la natalità e le politiche giovanili, ha assegnato a queste giovani famiglie un alloggio in comodato gratuito per quattro anni. “In cambio i nuovi residenti si impegnano a “creare comunità”, presentando e avviando attività di volontariato in Paese”, spiega il vicesindaco, Luigi Nicolussi Castellan.

   Insomma una specie di esperimento sociale in cui una comunità in difficoltà chiede aiuto a famiglie disposte a far parte di essa, offrendo loro la casa.  Alla scadenza del bando  erano pervenute  38 domande da ogni parte d’Italia, perfino dalla Germania e dal Brasile. “Volevamo trasferirci in montagna da tempo ma la difficoltà di trovare una casa in affitto ci aveva sempre frenati. Quando siamo saliti la prima volta a Luserna abbiamo capito che era il paese che faceva per noi. Da qui, infatti, riesco comunque a fare il mio lavoro, spostandomi a Padova solo due giorni alla settimana”, spiega Stefano Fabris,  38 anni, videomaker di Abano Terme che è salito a Luserna con la moglie Silvia e i figli Cecilia, Alma ed Elia. “Quello che mi ha colpito di più - ci dice  Silvia - è stata l’accoglienza della comunità e l’aiuto della gente. La mia bimba più piccola soffriva di bronchiti asmatiche e da quando siamo a Luserna, non ha più avuto ricadute. I miei bimbi sono felici e giocano in piazza liberi, senza pericoli”.

   La famiglia Pastorello viene invece da Ferrara. “Siamo fuggiti volentieri dalla città nebbiosa, dal clima opprimente”, dice Emilia, 33 anni, moglie di  Luca, maestra in un asilo nido a Trento, e madre  della piccola Adele. “Ci siamo imbattuti  per caso nel bando in internet. Non conoscevamo questo borgo, ma ci è piaciuto subito il posto, così pure il progetto. Grazie allo smart working non s’è interrotto il mio rapporto di lavoro con azienda ferrarese in cui sono stato assunto come ingegnere”, dice  Luca, 33 anni, che torna in ditta per pochi giorni al mese. “Capire che non saremmo stati soli, ma aiutati  dalle altre coppie arrivate a Luserna con noi, ci ha dato la spinta decisiva per intraprendere quest’avventura”. Ogni mattina, infatti, Adele viene accompagnata all’asilo da un altro genitore coinvolto nel progetto. Per facilitare l’inserimento nella comunità un’equipe di psicologhe segue periodicamente le nuove famiglie. “E mia figlia, come gli altri bambini, stanno imparando il cimbro grazie  a una mediatrice culturale”, aggiunge Emilia. I Pastorello  hanno dato disponibilità per attivare laboratori creativi per i bambini e come volontari dei Vigili del Fuoco in paese.          

   Insomma un’iniezione di vita, un capitale di futuro per un borgo che  contava un secolo fa 1200 abitanti e adesso è composto da soli 265 residenti, tra cui molti anziani, ma che ha le idee chiare per rinascere: “Un paese di montagna che ha capito che deve fare qualcosa per i propri abitanti e non solo per i turisti che vengono quassù. Abbiamo quattro mura e un tetto da darti senza pagare l’affitto e null’altro, il resto lo devi trovare da te, fuori e dentro di te: questo abbiamo detto alle famiglie selezionate. Non coppie qualsiasi, però, ma disposte a fare comunità con noi. E ha funzionato”, osserva Andrea Nicolussi Golo, “lusérnar” e referente del progetto di coliving per il Comune. Il “sogno” di Luserna sta diventano realtà.

   Di co-living e di come ripopolare le zone montane dando la possibilità a giovani famiglie di andare a vivere e costruire il proprio futuro in montagna si è parlato nei giorni scorsi alla Fondazione Franco Demarchi, nell’ambito del “Festival della famiglia” la kermesse in corso a Trento, nata dall’Agenzia per la coesione sociale, la famiglia e la natalità della Provincia autonoma di Trento, in collaborazione con Comune e Università di Trento, che si occupa  quest’anno  di “Misure della sostenibilità sociale, economica e demografica nel post Covid19”.  È stato presentato lo stato di avanzamento dell’iniziativa partita lo scorso anno a Luserna e quest’anno a Canal San Bovo, nel Primiero.  “Sono molti gli attori del progetto, senza i quali il co-living non sarebbe partito: la Comunità di valle, i due Comuni di Luserna e Canal San Bovo, la Fondazione Demarchi, l’Agenzia per la famiglia,  Itea spa, Ufficio Politiche per la casa provinciale e le famiglie stesse”, ha ricordato l’assessore provinciale alle politiche sociali e alla Famiglia, Stefania Segnana. “Hanno partecipato circa 40 famiglie al primo bando ed è stato un dato inaspettato, perché è comprensibile che si possa avere timore di sradicarsi dai luoghi dove si è nati. Abbiamo replicato nel 2021 a Canal san Bovo, doppiando il successo del primo bando con ben 95 domande. I nostri paesi trentini sono attrattivi, sono luoghi di benessere e di uno stile di vita sano. La comunità ha reagito bene e si è dimostrata pronta ad accogliere i nuovi arrivati. Questo progetto è condiviso tra territori, enti pubblici e privati ed è studiato anche fuori confine come esempio da replicare in altre regioni italiane. Coliving sarà rinnovato in altri Comuni trentini nei prossimi anni”.

Ne ha sottolineato i vantaggi sociali Federico Samaden, presidente della Fondazione Demarchi (che si occupa di monitorare il progetto e dell’analisi d’impatto sociale): “abbiamo messo in campo le nostre migliori risorse in questo progetto e la sua valenza si sintetizza in alcuni concetti: ospitalità, competenze territoriali (che si arricchiscono con l’arrivo di nuove famiglie) e competenze affettive (i genitori portano la cosa più preziosa al mondo, cioè i loro figli)”.

   Valentina Chizzola ricercatrice della Fondazione, in merito all’accompagnamento e al monitoraggio continuo del progetto ha detto: ”Tra gli aspetti innovativi del progetto vi è che il bando dava punteggio a criteri sia quantitativi che qualitativi: il cosiddetto “Curriculum abitativo” (le famiglie dovevano essere disposte a portare nuove competenze nella comunità e ad essere proattive nella vita sociale). A distanza di circa un anno le famiglie fra loro hanno condiviso tante competenze: baby-sitting, scambio di competenze tecniche, di chiavi, di servizi, di oggetti, di tempo e informazioni e inoltre le quattro famiglie di Luserna hanno dichiarato che hanno trovato lavoro dopo poco tempo e che non tornerebbero più a vivere in grandi città”.

  Anche i numeri dicono qualcosa: dalle analisi d’impatto del progetto risulta che l’85% dei residenti in Luserna sono soddisfatti del co-living. I nuovi arrivati  hanno partecipato ai corsi di cultura e lingua cimbra dimostrando forte motivazione. Grazie all’inserimento dei nove bambini, il nido non ha chiuso. Infine i co-livers hanno partecipato ad eventi e aiutato nell’organizzazione, inserendosi al meglio nelle associazioni locali. A Luserna, là dove finisce la strada, è iniziato il futuro.

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