Un venditore di palloncini a Gerusalemme (Reuters).
Il giornalismo sul Medio Oriente, e su Israele e palestinesi in particolare, fin troppo spesso si realizza nel proclamare con grande enfasi delle grandi banalità. Per fortuna questo non è il caso di Latte miele e falafel, il libro che Elisa Pinna ha da poco pubblicato presso le Edizioni di Terra Santa e che domani, 22 ottobre, viene presentato al Circolo della Stampa di Milano (Corso Venezia 48) alle ore 18.
La Pinna, giornalista dell'agenzia Ansa e grande esperta delle questioni mediterranee e mediorientali, ha giustamente aggiunto al titolo un "Viaggio tra le tribù di Israele" che porta subito il lettore sulla strada giusta. Israele non è un Paese grande ma è un Paese profondo. Strati su strati su strati di diverse culture, etnie, orientamenti politici, tradizioni, memorie, contribuiscono a farne ciò che è. Una stratificazione così tenace e complessa da rendere, infatti, quasi impossibile una precisa e comprensibile definizione dello stesso Israele.
La stessa dizione "Stato ebraico" è largamente insufficiente. Perché in ogni caso Israele non è solo lo Stato degli ebrei ma anche dei cristiani, dei musulmani e dei drusi. E poi perché la corrispondente definizione di "Stato islamico" non basta a definire, per esempio, l'Arabia Saudita, nè a caratterizzarla rispetto ad altri Stati islamici come la Libia o l'Iran. E ancora: Israele è uno Stato europeo, come molti (ma non tutti) israeliani certamente e con giuste ragioni pensano, o è uno Stato del Medio Oriente come la collocazione geografica e la cultura di una parte importante della sua popolazione imporrebbero?
Il lavoro giusto, rispetto a questo cumulo di realtà diverse collegate dal rapporto con l'ebraismo, è proprio quello della Pinna. Che affronta il puzzle Israele tessera per tessera, quindi tribù per tribù, come la storia impone. Dagli ebrei orientali, i "mizrahi", arrivati dopo la fondazione dello Stato, lungamente discriminati ma dagli anni Settanta decisivi nell'orientare la politica nazionale, ai cristiani, dai musulmani (moderati e radicali, anch'essi uniti dalla definizione religiosa ma divisi su tutto il resto) agli immigrati russi che negli anni Novanta hanno rivitalizzato l'aliyah che pareva ormai esaurita.
I coloni e i beduini, gli ebrei ultraortodossi e i coloni, i superstiti kibbutzim laici e i pacifisti. Il libro della Pinna è un bel bagno di umiltà e di realismo da cui si esce più freschi e più aperti.