Il cardinale Peter Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e la pace lo dice subito per sgombrare il campo dalle polemiche che già sono partite: “L’obiettivo dell’enciclica non è intervenire in un dibattito di competenza degli scienziati, né tanto meno di stabilire esattamente in quale misura i cambiamenti climatici siano una conseguenza dell’azione umana”.
Il Papa parla di “responsabilità morale grave per fare tutto ciò che è in nostro potere per ridurre l’impatto e scongiurare gli effetti negativi sull’ambiente e sui poveri”. Dunque a questo serve l’enciclica. Turkson l’ ha presentata insieme al Metropolita di Pergamo Joannes Zizioulas, il principale teologo del patriarcato ecumenico di Costantinopoli, a due esperti, lo scienziato tedesco Joachim Schellnhuber, tra i massimi esperti di riscaldamento climatico, e Carolyn Woo, economista americana e presidente del Catholic Relif Service, che è la Caritas Usa e da Valeria Martano della Comunità di sant’Egidio, che da vent’anni insegna nelle periferia romane.
Il cardinale Turkson ha spiegato che il Papa ritiene che l’umanità sia di fronte a “sfide cruciali, che richiedono anche l’elaborazione di politiche adeguate”. Non si è tirato indietro quando un giornalista gli ha chiesto di commentare gli attacchi preventivi al testo di Bergoglio da parte del candidato repubblicano alla Casa Bianca Jeb Bush, fratello di quel George W. Che si rifiuto di firmare il Protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas serra. Bush aveva attacco pesantemente il papa accusandolo di occuparsi di temi di sola competenza degli scienziati. Turkson ha rispedito le accuse al mittente. “Che il papa non debba occuparsi della scienza suona un po’ strano, ma anche Bush non è uno scienziato e allora perché parla: dovrebbero impedirglielo!”.
Poi ha aggiunto: “I repubblicani hanno annunciato che non ascolteranno il Papa? Ma nel mondo c’è grande libertà di ascoltare e di non ascoltare”. Il metropolita Zizioulas ha sottolineato l’importanza ecumenica dell’enciclica: “Un evento di portata storica”. Ha ricordato il grande impegno del patriarcato ecumenico sui temi ambientali fin dal tempo del patriarca Demetrio I, predecessore di Bartolomeo, che già nel 1989 ha dedicato una sua enciclica alla salvaguardia del creato e indisse quell’anno la Giornata della salvaguardia del creato il 1° settembre giorno del Capodanno ortodosso. Zizioulas ha proposto che la data di questa celebrazione venga adottata da tutte le Chiese cristiane del mondo. L’enciclica, ha assicurato, avrà “effetto a livello mondiale” e per gli ortodossi la sua pubblicazione è causa di “grande gioia e soddisfazione”. Sarà una svolta anche per la teologia, perché sono molto pochi i manuali che si occupano di ecologia.
Invece la distruzione del creato è un peccato contro Dio, perché un modo di “danneggiare la creazione”: “Il peccato ecologico è provocato dall’avidità umana, che è solo una delle creature, mentre Cristo è venuto a salvare tutto il creato e non solo l’uomo”. Il metropolita ha ricordato a questo proposito le parole di San Paolo “Tutto il creato si lamenta”. L’enciclica è un “elemento importante dell’ unità dei cristiani”, ha ripetuto, che si “costruisce sui problemi che assillano l’umanità, come l’ecologia e il martirio”. Si tratta di situazioni che “trascendono le nostre divisioni tradizionali” e ci possono far parlare di “ecumenismo esistenziale”. Sul dramma dei cambiamenti climatici ha insistito lo scienziato tedesco. Per Schellnhuber l’enciclica è “davvero unica, perché coniuga crisi ambientale e crisi sociale e questa è una sfida tremenda”: “Il testo è in linea con le più serie indagini scientifiche sul riscaldamento globale e sull’allarme che esso provoca”. Ha poi riepilogato le responsabilità dei ricchi, rilevando che “i poveri non hanno i mezzi per distruggere l’ambiente”.
E soprattutto ha sostenuto la necessità di cambiare e in fretta. Ha mostrato una foto scatta nello spazio a Astrosamantha che alzava un cartello con su scritto “cambiate i cambiamenti climatici” e ha commentato: “Oggi lo dice Samatha Cristoforetti, ma nel 1200 già Francesco metteva in guardia dal proteggere sora nostra matre terra”. E’ quella che si chiama “conversione ecologica” e che il Bergoglio evoca nell’enciclica ricordando che già Giovanni Paolo II ne aveva avvertito la necessità. Per Carolyn Woo vale anche per le aziende: “Il papa invita le aziende a far parte della soluzione del problema e a non a restare causa di esso”, anche perché la conversione ecologica conviene anche in termini di business. Ha sottolineato che l’enciclica è “concreta e pragmatica” e ha definito il Papo in modo singolare: “E’ un leader aziendale con lo sguardo al futuro, perché i veri leader delle aziende sono quelli che riconoscono anche i danni che producono le aziende e hanno li affrontano senza paura”.
Carolyn Woo ha sottolineato anche l’importanza dell’enciclica per i consumatori, i quali sono invitati dal papa a diventare “più responsabili”. Infine Valeria Martano ha raccontato l’impegno nelle periferie urbane, altro luogo di drammi evocati nel testo di Bergoglio, laddove parla di carenza di alloggi e di servizi, di cui fanno le spese i più poveri e spesso gli anziani.