Testimonianza della gioia, dell’appartenenza a una comunità, testimonianza dell’identità cristiana, giorno di grazia e di cessazione dal lavoro. “Santificare le feste” ci ricorda l’ordine della creazione e il riposo stesso di Dio. La teologa Cettina Militello ci aiuta a leggere questo comandamento alla luce dei testi biblici dell’Esodo e del Deuteronomio, ma anche della vita attuale e, spiega, di «quel nervo scoperto del nostro presente a ragione della tendenza a fare della domenica un giorno lavorativo come gli altri, e non solo nell’ambito dei servizi, ma anche in quello del commercio, dell’industria e così via».
Commentando il comandamento, la teologa ripete la puntuale elencazione di coloro che devono astenersi dal lavoro: «Il capofamiglia (e la moglie, pur non esplicitamente evocata), il figlio e la figlia, lo schiavo e la schiava, il forestiero che abita insieme a Israele. Di più, devono sostare dalla fatica gli stessi animali, che la formula del libro del Deuteronomio ricorda nella coppia del bue e dell’asino, ossia delle bestie più comunemente usate e abusate nella fatica del coltivare o del trasportare quanto prodotto. Insomma, il riposo sabbatico non conosce eccezioni inerenti a qualsivoglia condizione sociale, di genere o di specie. Esso esprime un’istanza socio-economica globale. È per tutti e tutte, si tratti di esseri umani o di animali, una modalità per riacquisire le proprie forze; per riparare l’usura che il lavoro quotidiano comporta o impone».
Non solo, nella seconda redazione del decalogo, dopo l’esilio in Egitto, «il riposo sabbatico» fa «spazio anche a chi è estraneo a Israele – lo straniero che dimora dentro le sue porte, lo schiavo e la schiava – proiettando in loro la vessazione subita, il ricordo della schiavitù sperimentata. Da tutti e tutte il “sabato” va santificato. Per tutti e tutte il “sabato” è per il Signore Dio d’Israele». Giorno di festa, giorno di lode a Dio. Giorno che, per i cristiani, diventa la domenica, «il giorno primo per eccellenza, il giorno dell’Eden riaperto, in cui la Creazione è restituita alla sua originaria bellezza dalla vittoria di Cristo sulla morte», spiega la teologa. Un giorno in cui il riposo va garantito a tutti per ricuperare energie, ma anche per far spazio ai rapporti con la propria famiglia e a quella serie di relazioni che «qualifica e potenzia la vita di ciascuno», per partecipare all’Eucaristia e per frequentare la casa di Dio «che è la casa della Chiesa».