Un documento di 167 paragrafi, approvato numero per numero e poi complessivamente. La maggioranza dei due terzi, necessaria per l’approvazione, è stata ampiamente raggiunta, anche se, il non placet finale è stato espresso da 43 padri sinodali sui 248 presenti.
Nel documento ci sono i temi che più stanno a cuore ai giovani e ai pastori: migranti, ambiente, sessualità, bisogno di una Chiesa autentica e di persone capaci di camminare insieme.
«I giovani», si legge nel numero 166, approvato con soli otto voti contrari, «hanno chiesto a gran voce una Chiesa autentica, luminosa, trasparente, gioiosa: solo una Chiesa dei santi può essere all’altezza di tali richieste! Molti di loro l’hanno lasciata perché non vi hanno trovato santità, ma mediocrità, presunzione, divisione e corruzione. Purtroppo il mondo è indignato dagli abusi di alcune persone della Chiesa piuttosto che ravvivato dalla santità dei suoi membri: per questo la Chiesa nel suo insieme deve compiere un deciso, immediato e radicale cambio di prospettiva! I giovani hanno bisogno di santi che formino altri santi, mostrando così che “la santità è il volto più bello della Chiesa”».
Di abusi si parla altre due volte nel documento ricordando (n.31) che «il Sinodo riconosce che affrontare la questione degli abusi in tutti i suoi aspetti, anche con il prezioso aiuto dei giovani, può essere davvero un’opportunità per una riforma di portata epocale». E spiegando (n. 102) le doti di un buon accompagnatore. «Il buon accompagnatore è una persona equilibrata, di ascolto, di fede e di preghiera, che si è misurata con le proprie debolezze e fragilità. Per questo sa essere accogliente verso i giovani che accompagna, senza moralismi e senza false indulgenze. Quando è necessario sa offrire anche la parola della correzione fraterna. La consapevolezza che accompagnare è una missione che richiede un profondo radicamento nella vita spirituale lo aiuterà a mantenersi libero nei confronti dei giovani che accompagna: rispetterà l’esito del loro percorso, sostenendoli con la preghiera e gioendo dei frutti che lo Spirito produce in coloro che gli aprono il cuore, senza cercare di imporre la propria volontà e le proprie preferenze. Ugualmente sarà capace di mettersi al servizio, anziché occupare il centro della scena e assumere atteggiamenti possessivi e manipolatori che creano dipendenza e non libertà nelle persone. Questo profondo rispetto sarà anche la migliore garanzia contro i rischi di plagio e di abusi di ogni genere».
Tra i punti più discussi quelli sull’affettività «frequentemente», si legge nel numero 39 (che ha ricevuto 43 non placet, «la morale sessuale è causa di incomprensione e di allontanamento dalla Chiesa, in quanto è percepita come uno spazio di giudizio e di condanna. Di fronte ai cambiamenti sociali e dei modi di vivere l’affettività e la molteplicità delle prospettive etiche, i giovani si mostrano sensibili al valore dell’autenticità e della dedizione, ma sono spesso disorientati. Essi esprimono più particolarmente un esplicito desiderio di confronto sulle questioni relative alla differenza tra identità maschile e femminile, alla reciprocità tra uomini e donne, all’omosessualità».
Molto discussi anche i punti sulla sinodalità (dal numero119 al 124) che hanno ricevuto il più alto numero di non placet, pur essendo stati approvati dalla maggioranza qualificata, e quelli sulla presenza della donna nella Chiesa (il numero 148 sulle donne nella Chiesa sinodale è stato approvato con 201 placet e 38 non placet). Ma il più alto numero di voti contrari (65) lo ha riscosso il numero 150 dove si affronta il tema della omosessualità. Sono stati 178 i padri sinodali che si sono espressi a favore di una pastorale inclusiva sottolineando che «il Sinodo ribadisce che Dio ama ogni persona e così fa la Chiesa, rinnovando il suo impegno contro ogni discriminazione e violenza su base sessuale» e ricordando che «esistono già in molte comunità cristiane cammini di accompagnamento nella fede di persone omosessuali: il Sinodo raccomanda di favorire tali percorsi. In questi cammini le persone sono aiutate a leggere la propria storia; ad aderire con libertà e responsabilità alla propria chiamata battesimale; a riconoscere il desiderio di appartenere e contribuire alla vita della comunità; a discernere le migliori forme per realizzarlo. In questo modo si aiuta ogni giovane, nessuno escluso, a integrare sempre più la dimensione sessuale nella propria personalità, crescendo nella qualità delle relazioni e camminando verso il dono di sé».
Tra le questioni più condivise, invece, (un solo non placet) quella del lavoro discussa al numero 152 che recita: «Il Sinodo raccomanda alle Chiese locali di favorire e accompagnare l’inserimento dei giovani in questo mondo, anche attraverso il sostegno di iniziative di imprenditoria giovanile». E anche quella sulla gestione dei beni nella Chiesa (numero 153): «La promozione della giustizia interpella anche la gestione dei beni della Chiesa. I giovani si sentono a casa in una Chiesa dove l’economia e la finanza sono vissute nella trasparenza e nella coerenza. Scelte coraggiose nella prospettiva della sostenibilità, come indicato dall’enciclica Laudato si’, sono necessarie, in quanto il mancato rispetto dell’ambiente genera nuove povertà, di cui i giovani sono le prime vittime».
Sulle migrazioni, infine, il documento ricorda (al numero 25 e seguenti) che «la preoccupazione della Chiesa riguarda in particolare coloro che fuggono dalla guerra, dalla violenza, dalla persecuzione politica o religiosa, dai disastri naturali dovuti anche ai cambiamenti climatici e dalla povertà estrema: molti di loro sono giovani. In genere sono alla ricerca di opportunità per sé e per la propria famiglia. Sognano un futuro migliore e desiderano creare le condizioni perché si realizzi». E, per coloro che «partono attirati dalla cultura occidentale, nutrendo talvolta aspettative irrealistiche che li espongono a pesanti delusioni», il documento denuncia la presenza di «trafficanti senza scrupolo, spesso legati ai cartelli della droga e delle armi» che «sfruttano la debolezza dei migranti, che lungo il loro percorso troppo spesso incontrano la violenza, la tratta, l’abuso psicologico e anche fisico, e sofferenze indicibili. Va segnalata la particolare vulnerabilità dei migranti minori non accompagnati, e la situazione di coloro che sono costretti a passare molti anni nei campi profughi o che rimangono bloccati a lungo nei Paesi di transito, senza poter proseguire il corso di studi né esprimere i propri talenti. In alcuni Paesi di arrivo, i fenomeni migratori suscitano allarme e paure, spesso fomentate e sfruttate a fini politici. Si diffonde così una mentalità xenofoba, di chiusura e di ripiegamento su se stessi, a cui occorre reagire con decisione».
E, ricordando al n. 147 che «
molti tra i migranti sono giovani» e che «la diffusione universale della Chiesa le offre la grande opportunità di far dialogare le comunità da cui essi partono e quelle in cui essi arrivano, contribuendo a superare paure e diffidenze, e a rinforzare i legami che le migrazioni rischiano di spezzare», ribadisce i quattro verbi già indicati da papa Francesco per affrontare la questione: «accogliere, proteggere, promuovere e integrare», perché (numero 137
) è «l’inclusione sociale dei poveri» che «fa della Chiesa la casa della carità».