Ogni anno una città italiana diventa capitale della cultura, facendosi protagonista di una serie di eventi e manifestazioni. Quest’anno tocca a Mantova e i l prossimo anno è la volta di Pistoia. Ma già sono state avanzate le candidature per il 2018: 21 tra città e cittadine, alcune capoluoghi di provincia, altre realtà molto piccole. A metà novembre una giuria composta da 7 esperti di chiara fama nel settore della cultura, delle arti, della valorizzazione territoriale e turistica farà una prima selezione e rimarranno in dieci, mentre il 31 gennaio 2017 sarà decretata la prescelta. Come nelle precedenti edizioni, la Capitale Italiana della Cultura 2018 riceverà dal Governo un contributo pari a un milione di euro per la realizzazione del progetto. Scorrendo l’elenco (Alghero, Aliano, Altamura, Aquileia, Caserta, Comacchio, Cosenza, Ercolano, Iglesias, Montebelluna, La Spezia, Ostuni, Palermo, Piazza Armerina, Recanati, Settimo Torinese, Spoleto, Trento, Unione dei Comuni Elimo Ericini, Vittorio Veneto e la candidatura congiunta di Viterbo-Orvieto-Chiusi) notiamo che quasi tutte le candidate spiccano per elementi di rilievo dal punto di vista culturale: Spoleto è la città del festival dei due mondi, Recanati è la patria di Leopardi, Ostuni è splendida città bianca, Piazza Armerina è nota per i celebri mosaici e via di questo passo. La candidatura sicuramente più a sorpresa è quella di Settimo Milanese, grande centro industriale alla periferia di Torino, che di bello ha davvero ben poco, anzi è uno dei luoghi con la maggior concentrazione di case popolari. Non ci sono monumenti di rilievo, né musei: «Ma il bando non parla solo di bellezza» dice il sindaco Elena Piastra; ma di innovazione, inclusione, cultura ed incontro. Allora sì che una periferia può diventare capitale delle cultura».