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venerdì 04 ottobre 2024
 
 

Le Acli al servizio del Paese

06/05/2012  Dal Congresso nazionale le linee guida per aiutare l'Italia a uscire dalle secche della crisi: valorizzare dei circoli, piano per l'occupazione giovanile, comitati per il bene comune.

«Rimettere in gioco i nostri circoli, dare vita entro l’autunno a un piano per l’occupazione giovanile, creare comitati per il bene comune diffusi su tutto il territorio e in grado di mantenere una mobilitazione permanente propositiva e costruttiva su alcune questioni cruciali in questa fase di transizione». Andrea Olivero, riconfermato presidente nazionale dal Congresso delle Acli che si è concluso oggi a Roma, detta le linee guida del nuovo mandato e, richiamandosi al Concilio, rilancia il ruolo riformista dei cattolici.

La parola chiave èfraternità”, «che va a intercettare la crisi nel suo punto più decisivo» e può diventare «un progetto politico per il XXI secolo. La fraternità invoca il bene comune come suo orizzonte non solo ideale, ma istituzionale, non solo etico, ma politico. Diventa principio di costruzione della polis come sistema di regole condivise, ma a partire dalla comunità come luogo in cui si ri-generano incessantemente quei beni relazionali che del bene comune costituiscono, per così dire, i mattoni».

E di comunità se ne respira molta tra i 670 delegati delle Acli giunti da tutta Italia per il 24° Congresso. Non a caso titolo dell’incontro è stato Rigenerare comunità per ricostruire il Paese. Acli artefici di democrazia partecipativa e buona economia. Sul palco dello Sheraton Golf hanno dato il loro contributo monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, i ministri Elsa Fornero e Andrea Riccardi, Susanna Camusso, Pier Ferdinando Casini, Gianni Alemanno, Renata Polverini, Luca Zingaretti, per citare solo alcuni degli ospiti. Ma soprattutto si sono confrontati i partecipanti, rappresentativi di quasi un milione di iscritti appartenenti a 7.486 strutture territoriali tra cui 3.100 circoli, 106 sedi provinciali e 21 regionali. Per restare ai numeri, in preparazione del Congresso, nelle oltre tremila assemblee di circolo sono stati eletti 2.451 consiglieri e 92 presidenti provinciali. Tra essi anche il primo presidente di origine straniera: Ladis Kumar Antony Xavier, indiano, eletto presidente delle Acli di Perugia. E proprio il tema immigrazione, con la campagna l’Italia sono anch’io, è stato uno degli argomenti di discussione con la richiesta di cittadinanza ai figli degli immigrati. «Anch’io sono favorevole allo ius soli e non allo ius sanguinis», ha affermato Casini. Aggiungendo che la politica sull’immigrazione «è stata miope. È da irresponsabili dire che non dobbiamo far venire gli immigrati perché siamo un Paese che invecchia e ci troveremo a essere non autosufficienti. Far sentire i figli degli immigrati nati qui partecipi del destino comune dell’Italia non è solo eticamente giusto, ma corrisponde anche ai nostri interessi».


Immigrazione, democrazia, ma soprattutto lavoro. Creare nuova e buona occupazione per i giovani e trovare nuove forme di contrasto alla povertà e all'impoverimento crescente. E ancora ridare, attraverso una nuova legge elettorale, la possibilità ai cittadini di scegliere i rappresentanti. Il tutto per ricreare quella fiducia tra pubblico e privato indispensabile per rilanciare la crescita dell’Italia.

Solo il 55,6 per cento dei giovani italiani tra i 25 e i 29 anni, con titolo di studio universitario o superiore trova lavoro. In Europa, invece, la media è dell’80 per cento. In Gran Bretagna, Francia, Belgio e Germania il tasso supera L’85 per cento, in Olanda addirittura il 90 per cento. Sono i dati che emrgono dal Rapporto sulla "Cattiva economia" elaborato dall'Iref, l'istituto di ricerca delle Acli, in occasione del Congresso nazionale Secondo la ricerca il sistema delle imprese è fortemente in crisi: tra il 2009 e il 2011 sono 249.678 le imprese in meno nei settori del commercio (-88.269), agricoltura (-72.136), manifattura (-51.806) e costruzioni (-37.467). L'abbigliamento ha perso in tre anni oltre 6.000 aziende, l'alimentare 4.663, il comparto del mobile 3.200, il tessile 2.690, il segmento pelle 2.484. Nel complesso, il comparto del gusto e del saper fare italiano - eccellenza del nostro Paese - ha perso in tre anni 19.080 aziende, pari al 36,8% delle aziende manifatturiere venute meno.

Inoltre le nostre imprese investono in ricerca e sviluppo un terzo in meno di quelle tedesche e la metà di quelle francesi. Solo le imprese turche tra i principali Paesi industrializzati investono in questo campo meno delle nostre. E ancora, tra disoccupati, “scoraggiati” e sotto-occupati, sono più di 5milioni e mezzo (5.577.000) quanti vivono una condizione di mancato inserimento o inserimento imperfetto nel mercato del lavoro: il 12 per cento della popolazione tra i 15 e i 74 anni (Istat 2011). Inoltre il nostro Paese è al 133° posto nella classifica mondiale per la facilità di pagamento delle tasse. Al 54° posto per numero di pagamenti, al 127° posto per tempo necessario ad assolvere gli obblighi fiscali. In Italia sono necessarie 285 ore all'anno per pagare le tasse, 99 ore in più della media dei Paesi industrializzati. E

Ancora molto c’è da fare sul sommerso e sull’evasione fiscale. Secondo i dati che l’Iref ha elaborato dal ministero dell’Economia e delle Finanze, nel 2008 il valore del sommerso economico risultava compreso tra un minimo di 255 miliardi di euro e un massimo di 275 miliardi di euro, nel 2000 oscillava tra i 217 e i 228 miliardi di euro. Due terzi degli accertamenti fiscali realizzati in Italia nel 2010 hanno riguardato persone fisiche, con un importo medio ricavato per accertamento di 7.475 euro. Gli accertamenti sui grandi contribuenti sono stati 2.609 (0.4%), con un ricavo medio di oltre 2 milioni ad accertamento. «Si punta sulla quantità dei controlli piuttosto che sulla qualità», scrive l’Iref. «Si interviene sull’ampia base della piramide contributiva, limitando i controlli sulla sommità perché più complessi e laboriosi. Si tratta di una strategia che sta dando in parte i suoi frutti. Resta che i controlli su 460mila “piccoli evasori” hanno prodotto due miliardi in meno degli accertamenti su 2600 “grandi evasori”».

Molto si è parlato, durante il Congresso Acli, anche delle spese militari. Secondo i dati dello Stockholm International Peace Research Institute, diffusi durante i lavori, nel 2011 l'Italia risulta essere il settimo esportatore mondiale di armamenti. Il volume dell'export è in forte crescita, con un +76% rispetto all'anno 2010. Il totale delle transazioni bancarie legate all'import-export di armamenti ha superato i 4 miliardi di euro nel 2009 e i 3 miliardi e mezzo nel 2010.

Un contributo di solidarietà dell'1 per cento su queste operazioni – calcola l’Iref – avrebbe fatto ottenere risorse per 40 milioni di euro nel primo anno e 35 milioni di euro nel secondo.

Il contestato acquisto da parte dello Stato dei caccia-bombardieri F35 avrà un costo complessivo di 13 miliardi di euro, 732 milioni di euro all'anno: 4 volte l'ammontare per il 2011 del Fondo nazionale per le politiche sociali destinato alle Regioni.

Con i soldi dei caccia si potrebbe finanziarie per 5 anni e mezzo la “nuova social card”, il piano di contrasto alla povertà assoluta presentata dalle Acli ancora al precendete Governo.

«Non si può stare dentro un vento che dice di fare a meno della politica: la politica è un pezzo fondamentamentale della società, della sua rigenerazione». Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, intervenendo al Congresso delle Acli ha difeso anche il ruolo dei sindacati e della rappresentanza: «Non c'è buona politica se si cancellano i corpi intermedi. Non si può immaginare che la ricostruzione politica passi attraverso il concetto che i corpi intermedi sono una fatica da togliere». E proprio partendo da questa posizione ha definito «un errore, come quello che si è fatto sulle pensioni» la convocazione del tavolo per discutere sugli esondati il 9 maggio visto che il ministro Fornero ha annunciato un decreto sull'argomento che dovrebbe essere approvato prima di quella data. «Vogliamo una discussione vera», ha ribadito la Camusso. «A cosa serve convocare un tavolo dopo che le decisioni sono state prese?».

Inoltre la leader della Cgil ha lanciato l'idea «di una proposta unitaria da fare insieme con Cisl e Uil al Governo in materia di fisco, perché non è tollerabile che lavoratori e pensionati paghino il prezzo più alto di una crisi che nasce da un modello economico sbagliato. Un modello che ha fallito. Ora occorre riscoprire il valore della vecchia mediazione tra capitale e condizioni di vita delle persone che ha consentito all'Europa di crescere e di vivere in pace».

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