Negli ultimi anni, in Italia, la crescita degli scambi commerciali ha segnato un progressivo spostamento verso la navigazione. In termini di percentuale sul totale esportato, dal 2001 al 2012, l’attività commerciale via mare è passata dal 23,8 al 27,9% riguardo alle esportazioni; il peso relativo alle importazioni è cresciuto invece ad un ritmo ancora più elevato: dal 26,4 al 34,7%. In particolare l’export italiano che passa per il mare valicando i confini dell’Unione Europea risulta pari, nel 2012, a oltre 98 miliardi di euro, rappresentando oltre la metà (54,5%) delle merci complessivamente esportate extra-Ue.
Lo rivela il Secondo Rapporto Unioncamere sull'Economia del Mare recentemente pubblicato, che dimostra come il mare stia diventando una via privilegiata per i commerci, com'era nell'antichità e questo è vero in particolare per alcuni settori: l’industria pesante predilige lo spostamento marittimo, più economico al crescere delle quantità esportate. L’Umbria, ad esempio, il cui export è in prevalenza da associare alla metallurgia e alla meccanica, nonostante sia priva di sbocchi verso il mare dimostra un interesse per la via marittima maggiore di quanto registrato a livello nazionale e l’export marittimo incide per il 35,7% del totale regionale.
Volendo vedere l’economia del mare nella sua completa espressione, se ne deduce che, nel 2011, l’intera filiera vale 118 miliardi di euro di valore aggiunto, pari all’8,4% dell’economia complessiva. Viaggiando all’interno di questo spaccato produttivo fra i suoi comparti, si scopre come quello del trasporto merci e passeggeri vanti la più alta capacità di attivazione, grazie a un moltiplicatore pari a 2,9; tale per cui, ai 6,4 miliardi di valore aggiunto direttamente prodotti nel 2011 ne corrispondono più di 18 attivati, per un totale di quasi 25 miliardi di euro, pari ad oltre un quinto dell’intera filiera del mare.
Gli operatori del settore come il Gruppo Grimaldi puntano il dito però su quello che ancora si potrebbe fare per sviluppare le Autostrade del Mare, così come chiede oggi l'Unione Europea: “Tutte le modalità di trasporto vanno integrate tra di loro onde offrire servizi logistici di alta qualità. E' questa la chiave del successo del trasporto marittimo. È per questo che servono raccordi stradali e ferroviari nei porti che permettano la movimentazione delle merci senza creare colli di bottiglia”, spiega Emanuele Grimaldi, amministratore delegato assieme al fratello Gianluca Grimaldi, del gruppo napoletano.
La sfida ambientale è quella di spostare sul mare sempre più Tir diminuendo le emissioni di gas serra, per questo sono necessarie infrastrutture e navi più ecologiche. “Ci stiamo focalizzando nel rinnovamento della nostra flotta con navi sempre più moderne ed efficienti, in particolare per quello che riguarda i consumi. Inoltre, puntiamo a potenziare le nostre autostrade del Mare nel Mediterraneo, in particolare sulle rotte adriatiche Italia-Grecia e verso il Nord Africa” assicura Grimaldi.
Una delle basi di Grimaldi è il porto di Civitavecchia, sia per quanto riguarda le merci che per i passeggeri. È uno scalo dove si sono fatti seri investimenti per potenziare i servizi offerti agli operatori marittimi e che potrebbe ulteriormente crescere con ulteriori collegamenti, in particolare verso il Nord Africa. Per avere un'idea, il porto di Miami, il primo porto turistico del mondo, conta circa 4 milioni di passeggeri l’anno, mentre Civitavecchia ne conta 2,6 milioni e conta di arrivare in tempi brevi a 3,3. Ed è già, ugualmente, il primo porto turistico del Mediterraneo.
Mark Twain lo descrisse come “il più orribile covo di sporcizia, insetti, ignoranza in cui ci siamo imbattuti finora, eccezion fatta per la dannata Tangeri” . Oggi non è più così e, in totale controtendenza, gli utili crescono a dispetto della crisi (15 milioni e mezzo di euro di utile d'esercizio: 31 volte più che nel 2008) e i posti di lavoro (+16,8% nel 2012) aumentano. L'idea è quella di uno scalo moderno senza dimenticare il passato in cui Civitavecchia era il porto prima dell'impero romano e poi del Papa e accoglieva la flotta pontificia. Anche a Fiumicino, a pochi chilometri dall'aeroporto si sta realizzando un nuovo porto per le navi da crociera che consentirà ai crocieristi di raggiungere Roma imbarcandosi su battelli che risaliranno il fiume fino alle rovine di Ostia antica e da lì ancora fino al centro di Roma, sbarcando al porto di Ripa Grande, vicino a Porta Portese, dove c'era la dogana dello Stato Pontificio. Forse un sogno, ma l'economia blu, statistiche alla mano, è una realtà che ha i numeri per crescere ancora.