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giovedì 12 settembre 2024
 
 

Le avversità da bambini e il panico da adulti

09/04/2011  Secondo una ricerca San Raffaele – Cnr il senso di soffocamento negli stati di ansia ha origini genetiche nei primi anni di vita

La separazione precoce dai genitori provoca ansia e panico anche in età adulta con alterazione della capacità respiratoria e sensazioni di soffocamento. è il risultato di una ricerca realizzata dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, in collaborazione con l’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Cnr di Roma. In estrema sintesi di fronte a difficoltà e avversità, in giovani individui si innesca una sorta di moltiplicazione del segnale genetico che dirige le nostre risposte fisiologiche incidendo soprattutto sulla respirazione.
Le nuove evidenze raccolte dai ricercatori mostrano come il meccanismo alla base di questa esagerazione della risposta respiratoria sia una vera e propria interazione, che avviene tra il patrimonio genetico degli individui e l’esperienza ambientale avversa: il segnale genetico alla base della risposta respiratoria cresce cioè sproporzionatamente al crescere del grado di avversità ambientale. Inoltre, l’età alla quale le avversità colpiscono è fondamentale: se l’esposizione avviene in età infantile, l’alterazione respiratoria si instaura e resta stabile almeno nella prima parte dell’età adulta. I dati umani e animali mostrano come un tipo di avversità quale la separazione precoce dai genitori, che nulla hanno a che fare con la respirazione, alterino una funzione respiratoria fondamentale.
Nell’umano i ricercatori hanno intervistato centinaia di coppie di gemelli sulle avversità in età pediatrica, nell’animale hanno separato dei topi dalla madre a 24 ore dalla nascita, dandoli ‘in adozione’ a madri diverse da quella biologica per i successivi 4 giorni. Mentre le madri topo adottano facilmente i cuccioli di altre madri, nutrendoli e accudendoli in misura adeguata, l’esperienza di separazione precoce dalla madre innesca una risposta iperventilatoria all’anidride carbonica del 150% maggiore di quella osservata in cuccioli allevati normalmente. Studiando poi le cause di questa risposta, i ricercatori hanno dimostrato che l’esagerata risposta respiratoria era addebitabile ad un aumento specifico del segnale genetico, presente negli individui sottoposti a separazione precoce. Ciò suggerisce che in risposta alle avversità ambientali vengono reclutati sistemi genici che sono altrimenti quiescenti, o che vengono espressi in modo diverso, qualora le condizioni ambientali siano più facili o meno stressanti.
“Grazie a questa strategia che parte dall'osservazione sull'uomo, traslando sull'animale, sarà possibile riportare all’umano una serie di conoscenze di genomica e neurobiologia acquisite in laboratorio”, spiega Marco Battaglia, professore di Psicopatologia dello sviluppo all’Università Vita-Salute San Raffaele.
Aggiunge Francesca D’Amato, primo ricercatore al Cnr di Roma: “Questo studio mostra per la prima volta in un modello animale che lo sviluppo di un organismo allevato in un ambiente ostile sia associato ad alterazioni della risposta respiratoria. Questo ‘endofenotipo’ riscontrabile anche nell’uomo costituisce un punto di partenza fondamentale per la ricerca preclinica su questa patologia”.

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