In Tv spesso assistiamo a Messe, rosari ecc. Tutto inutile perché sono solo monologhi...
LETTERA FIRMATA
Gli strumenti della comunicazione sociale svolgono un ruolo molto importante, specie in tempi di isolamento e distanziamento. Se la connessione non può sostituire la relazione e non possiamo parlare di partecipazione, per esempio riguardo ai sacramenti, perché davanti a un monitor o ascoltando la radio semplicemente “assistiamo” al culto, mi sembra però ingiusto ritenere puri e semplici “monologhi” queste esperienze, anche se accompagnate dal silenzio dell’ascoltatore o dello spettatore. Il punto è: come viviamo questo silenzio? Se in maniera passiva, rischiamo di ridurre il culto e la preghiera a mero spettacolo, ma se ci lasciamo interpellare, soprattutto dalla Parola di Dio che ci viene proposta, certo in maniera virtuale, ma comunque in una comunità reale, allora abbiamo occasioni preziose per rinnovare e approfondire la nostra fede, nell’attesa di poter presto riprendere la partecipazione piena ai sacramenti e alle altre forme di pietà che la Chiesa ci propone. Ci sono poi modalità e livelli diversi anche nella trasmissione/ascolto di tali momenti. Penso alle potenzialità del cosiddetto Zoomworship, che diverse comunità di credenti utilizzano in momenti di preghiera liturgica, di proclamazione della Parola e di predicazione. Va però notato che non basta ottenere uno strumento mediatico, ma bisogna saperlo abitare e utilizzare, per cui si auspica un’adeguata formazione degli operatori pastorali e dei ministri che ne fanno uso, anche perché tali modalità non è escluso che sopravvivano all’emergenza e le possiamo considerare opportunità di evangelizzazione e di comunione che la tragedia ci ha consegnato.