Tre generazioni di donne che hanno
fatto la storia della moda italiana:
nonna Delia, mamma Laura e la figlia Lavinia. Il marchio Biagiotti
compie cinquant’anni di vita e il
successo nel mondo di quest’azienda
lo spiega proprio Lavinia Biagiotti
Cigna, 38 anni, ultima erede
di un sapere tutto al femminile. «La nostra è in
realtà una famiglia molto “allargata” nel lavoro.
All’ora di pranzo mangiamo tutti insieme: sarti,
ricamatori, cucitori… Non ci sono gerarchie o
narcisismi. Da mia madre ho imparato la forza
della condivisione. Siamo un centinaio nella
sede di Guidonia ed è come in un’orchestra:
ogni individuo è fondamentale. I prodotti nascono
da un lavoro di squadra».
Proprio come accadde a mamma Laura, cresciuta
nell’atelier al fianco di nonna Delia, che
aprì la sartoria di famiglia a Roma, sulla Salaria,
nel 1965, anche Lavinia è cresciuta a pane e
moda, a testa bassa sul lavoro fin da ragazzina.
«A mia glia ho insegnato tutto quello
che ho imparato dalla mamma, che è stata la
“Chanel italiana”», spiega Laura Biagiotti. «Il
nostro è un esempio di azienda tipicamente
italiana: i marchi famigliari sono una specificità del made in Italy. La mia educazione al
lavoro mi è venuta da lei, che rimase orfana
giovanissima. Figlia di un direttore d’orchestra,
a 15 anni dovette rimboccarsi le maniche,
lasciare gli studi e iniziare a lavorare come dattilografa. Era una donna intelligente e con una
dedizione al lavoro straordinaria, così presto
diventò segretaria di redazione di giornali influenti dell’epoca, conobbe Pirandello, Mosca…
Iniziata la Seconda guerra mondiale incontrò
Giuseppe, un giornalista, mio padre. Si sono
sposati nel 1942 e nel 1943 sono nata io. Nel
frattempo, mia madre era diventata dirigente
di un’azienda chimica. Con gli avanzamenti di
carriera avrebbe dovuto viaggiare; per me che
ero piccola e per mio padre, rinunciò. Non sapeva
però stare con le mani in mano. Dopo dieci
giorni passati in cucina a preparare biscotti e
torte, si inventò subito un lavoretto da fare in
casa. Vendeva alle amiche biancheria ricamata.
Il passo successivo fu aprire una sartoria di alta
moda su misura, sullo stile parigino. Erano gli
anni della Dolce Vita. Fu un successo».
La mostra Bellissima alla Villa Reale di Monza
ha ricordato proprio in questi mesi il lavoro
di Delia Soldaini Biagiotti, che tra l’altro ottenne
nel 1964 l’appalto per le divise delle
hostess dell’Alitalia, considerate allora ambasciatrici
dell’eleganza italiana nel mondo.
Una Barbie hostess vestita da lei è presente anche
alla mostra sulla celebre bambola attualmente
al Mudec di Milano.
«La piccola attività casalinga della mamma
si trasformò presto in un’impresa. Da
sola non ce la faceva più», continua Laura,
«così, a vent’anni, entrai in azienda».
Il resto è parte della storia del costume e
della moda: nel 1972 esce a Firenze la prima
collezione “Laura Biagiotti”; con alcuni imprenditori
visionari, come Ottavio Missoni,
Walter Albini, Krizia e Gianfranco Ferrè, decide
di trasferire il prêt-à-porter da Firenze a Milano,
mettendo le basi del made in Italy; nel 1988
è a Pechino, prima stilista italiana a sfilare in
Cina; nel 1995 le si aprono le porte del Grande
Teatro del Cremlino ed è la prima volta che un
marchio italiano si presenta a Mosca; dal 2000
al 2008 è presidente del Comitato Leonardo,
che riunisce l’eccellenza italiana dell’industria,
dell’arte e della cultura e di cui è ancora presidente
onorario; nel 2010 riceve il Premio
Leonardo (è la prima volta per una donna)
dal presidente della Repubblica Napolitano.
Cavaliere del lavoro, Laura dal 1980 ha trasferito
la sede accanto al castello Marco Simone,
dell’XI secolo, che ha riportato all’antico splendore
dopo anni di restauri con il marito Gianni
Cigna, prematuramente scomparso nel 1996.
Con lui Laura condivideva l’amore per l’arte e
insieme hanno raccolto il nucleo più importante
di quadri del pittore futurista Giacomo
Balla. Ma non solo: entrambi amavano profondamente
Roma. Con il marchio di profumi,
Laura Biagiotti ha sostenuto il restauro della
Scala Cordonata del Campidoglio, disegnata da
Michelangelo, e delle Fontane di piazza Farnese.
«Grazie alla filosofia di noi romani, questa
città sta qui da 2.700 anni», aggiunge Laura. «La
capitale è una realtà complessa da amministrare,
ma ho la massima fiducia nel suo futuro. Anche
grazie alla presenza di questo Papa, che non
ha voluto che il Vaticano fosse un luogo ma uno
spazio spirituale. Il Giubileo della misericordia
non è qui, ma ha porte aperte ovunque».
La presenza di papà Gianni è anche nel cuore
di Lavinia, vicepresidente del gruppo, che si
occupa di 35 collezioni del marchio, tra cui la
linea junior Laura Biagiotti Dolls. «L’ho perso
che avevo 17 anni», dice lei. «Ma stanotte ho
fatto un sogno bellissimo. Amo tantissimo ballare.
Danzavo con lui».