Le donne sognano e dormono più degli uomini. Lo dice uno studio pubblicato sul Cell Biology International dal cronobiologo Till Roenneberg dell’Università di Monaco, che ha accreditato i dati forniti dagli sleep tracker, braccialetti traccia-sonno da polso, su un campione di 573 soggetti per 16mila notti. “Dati attendibili perché ottenuti in contesti naturali quali sono le nostre case ” ha precisato Roenneberg.
La ricerca, svolta negli Stati Uniti, dimostra che le donne hanno “una qualità di sonno migliore”, rimanendo mediatamente sempre sopra le sette ore di sonno, dall’adolescenza alla vecchiaia, mentre gli uomini accusano un calo progressivo fino a meno di sei ore dopo gli ottant’anni. E siccome sogniamo in tutte le fasi del sonno le donne “ dormendo sognano di più”.
Forse è grazie a questo maggior riposo che riescono ad avere quella marcia in più che le vede in prima linea nella quotidianità? Che le sostiene nel duplice lavoro in casa, organizzazione e interventi nella vita familiare, e fuori casa?
L’inchiesta accenna a una situazione biologica legata agli ormoni, ma va anche tenuto presente, lo hanno dichiarato voci femminili diverse, per età e per attività, che la fatica di ogni giorno, che si portano sulle spalle, è tale da predisporle ad una complicità con il sonno, nel quale annegano con una distensione di tutti i sensi ,”un piacere” che ne favorisce la durata.
In questo relax della persona, durante l’ultima fase del sonno Rem, prima del risveglio, arrivano i così detti sogni “veri”, “la porta occulta dell’anima”, li aveva definiti Jung, che accendono connessioni impensate con la realtà. Anche su questo versante a trarne maggior vantaggio pare siano le donne che ne ricevono stimoli nei confronti di quella capacità di intuizione e di creatività che è tipica del “genio femminile”.
Le donne, anche di giorno, continuano “a sognare” e i loro sogni spesso hanno cambiato pezzi di mondo. In tante situazioni estreme di povertà e di violenza, sono ancora loro a proclamare l’inalienabile “diritto di sognare”.