Dio non ci ha fatti sessuati per tormentarci e complicarci la vita, ma per allietarla, renderci come Lui, creatori di vita, e per realizzare la nostra vocazione essenziale, che è amare. Nel gesto dell’unione fisica c’è piacere, anzi gioia, amore, vita. È vero che l’uomo e la donna possono sciuparlo riducendolo a piacere fisico e limitando l’altro a “cosa” piacevole, ma il gesto mantiene sempre la sua bellezza e la sua nobiltà se è ispirato dall’amore. E quando l’anzianità non permette più agli organi preposti a questa unione di esprimersi con la forza che hanno da giovani, si possono aiutare a svolgere la loro funzione gioiosamente unitiva con gesti che sono i coniugi a stabilire. Non è masturbazione, perché la masturbazione è un fatto solitario, egoistico; mentre questo gesto tra anziani è espressione di amore tra due persone che si sono amate e continuano così a manifestare il loro amore. L’amore non si esprime solo nel gesto dell’intimità fisica, ma questa è propria ed esclusiva della vita coniugale, al punto che il documento conciliare Gaudium et spes dice al n. 51 che «là dove è interrotta l’intimità della vita coniugale, non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli» e con “intimità” intende l’unione fisica. Quando il Signore giudicherà gli sposi non si fermerà ad analizzare come hanno manifestato fisicamente il loro amore, ma chiederà loro se si sono amati con un amore fedele e rispettoso nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia tutti i giorni della loro vita. E hanno vissuto l’unione fisica come gesto che aiuta a esprimere e ad alimentare il loro amore e la loro unione.