Una famiglia affidataria potrà finalmente chiedere in adozione il minore che ha accolto in casa, qualora sia impossibile il suo ritorno nella famiglia d’origine. Ciò, invece, non sarà possibile per i single affidatari, le coppie di fatto o per chi è sposato da meno di tre anni. Il tanto atteso ddl in materia di adozioni è stato approvato ieri all’unanimità dal Senato (con 197 voti favorevoli). Alla fine, quindi, il discusso emendamento presentato della senatrice pd Francesca Puglisi, che prevedeva l’adottabilità di un minore in affido anche da parte un single, è stato ritirato.
Dopo una lunghissima attesa, finalmente in Italia si riconosce l’importanza e si garantisce per legge la continuità degli affetti per i bambini in affido. In sostanza, la legge prevede che la famiglia affidataria, che abbia i requisiti richiesti, possa chiedere l'adozione del ragazzo e il tribunale dei minori terrà conto del legame affettivo che si è venuto a creare tra loro. Nella sua decisione il giudice prenderà in considerazione le valutazioni dei servizi sociali e quelle dello stesso minore. Cade, quindi, l'attuale divieto all'adottabilità da parte delle famiglie affidatarie. Si apre così la strada per il superamento del fenomeno, così diffuso nel nostro Paese, delle cosiddette “adozioni sine die”.
Con il ritiro dell’emendamento, si garantisce, in altri termini, che il passaggio dall’affido all’adozione segua i requisiti stabiliti dalla legge sulle adozioni (la n. 84 del 1983): essere coniugati, dimostrare la stabilità del rapporto di coppia, possedere una adeguata differenza di età dal minorenne.
Esprime soddisfazione per il voto il Forum delle associazioni familiari che commenta: “È stata ripristinata l’attenzione a quel ‘superiore interesse del minore’ che anima la legge vigente e che rischiava di essere messo in soffitta dalla nuova. Si è così scongiurato quanto temuto e denunciato da tanta parte della società civile: che si aprisse la porta all'adozione di coppie non sposate e non necessariamente eterosessuali”.
Ora il ddl passa in terza lettura alla Camera per il voto definitivo.