Crescono i dubbi delle famiglie italiane sugli effetti delle politiche economiche nazionali ed europee per far fronte alla recessione.
L’opinione pubblica appare oggi molto più consapevole, rispetto a un anno fa. Ma poco ottimista sul futuro, sulle speranze di ripresa economica ed occupazionale del Paese, con un’insicurezza che attraversa indistintamente da mesi tutti gli strati sociali.
Alcuni segmenti attribuiscono alla moneta unica la responsabilità della crisi e dei sacrifici. L’Euro non piace, ma solo un quarto degli italiani si dichiara favorevole ad un ritorno alla lira. Resta infatti diffusa la consapevolezza che l’Italia sarebbe troppo debole per competere da sola sui mercati mondiali, che quello della moneta unica è da considerarsi un percorso da correggere, ma ormai del tutto ineludibile.
Per il 75% dei cittadini, intervistati per Famiglia Cristiana dall’Istituto di Ricerche Demopolis, l’attuale crisi dell’Euro è dovuta prevalentemente alle speculazioni degli operatori finanziari, mentre il 58% ritiene sia stata progressivamente aggravata dall’eccesso di rigore imposto negli ultimi mesi dalla Germania: decisamente maggioritaria è l’opinione di quanti ritengono che l’intransigenza della Merkel sia utile soltanto all’economia tedesca.
Per il 68% Monti deve andare avanti sino alla primavera del 2013, fine naturale della legislatura. Anche se l’apprezzamento per il Governo appare ridotto rispetto ai mesi scorsi, un italiano su due non riesce ad immaginare un esponente politico in grado di governare oggi il Paese meglio del Professore della Bocconi.
Per il 40% degli italiani infatti, nonostante i sacrifici, il rischio “default” per l’Italia non è ancora scongiurato.
Pietro Vento, direttore Istituto Demopolis
Nota metodologica: l’indagine dell’Istituto Demopolis per Famiglia Cristiana
L’indagine è stata realizzata dall’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis dal 9 al 12 luglio, in esclusiva per Famiglia Cristiana, con metodologia cati-cawi su un campione di 1.000 intervistati rappresentativo dell’universo della popolazione italiana maggiorenne, nell’ambito del Monitor Demopolis sull’opinione Pubblica, diretto da Pietro Vento, con la collaborazione di Maria Sabrina Titone. Ha collaborato Giusy Montalbano. Approfondimenti su: www.demopolis.it
Non entusiasma. Anzi, a dirla tutta: non piace proprio «perché dieci anni fa con 1.200.000 lire vivevi, non benissimo, ma vivevi,mentre oggi con 600 euro sei sul lastrico e non campi». Ma lo si accetta con lo stesso entusiasmo con cui si trangugia una medicina amara. C'è consapevolezza che con l'euro è dura, durissima, ma senza sarebbe peggio.
Così si trepida. Per l'euro. Per la sua difesa. Per gli attacchi che subiamo. In queste ore lo spread tra i Btp italiani e i Bund tedeschi s'attesta a 498 punti, dopo aver toccato - per un po' - la preoccupante soglia psicologica dei 500. Un record negativo. L'ennesimo. Male le Borse di Roma e di Madrid, sotto attacco della speculazione al pari dei titoli di Stato dei due Paesi. «Il contagio è in corso, e non da oggi», ha detto il premier Mario
Monti, spiegando di riferirsi «a quel disagio che, attraverso i
mercati, colpisce in termine di maggior incertezza e fiducia
nell'irreversibilità dell'euro, i tassi di interesse di Paesi che sono
sullo stesso carro». E ha aggiunto: «Credo che dobbiamo fare di tutto, come stiamo facendo, per uscire dalle
difficoltà con le nostre forze, pur se in un contesto di piena
collaborazione europea».
«C'é una tenuta del sistema sociale», ha infine affermato Mario Monti, «e mi auguro che quel senso di
responsabilità che è finora prevalso, anche nell'atteggiamento sindacale, a differenza di quello che stiamo vedendo in altri Paesi come
la Spagna, mi auguro possa continuare per non aggravare una situazione
complessa». Salvo soprese sempre possibili in situazioni complesse e tese come quella che stiamo vivendo, gli italiani non vogliono gettarsi alle spalle quel po' di benessere rimasto archiviando frettolosamente questo Governo. E questa moneta. Il sondaggio Demopolis/Famiglia Cristiana lo conferma. La prova del nove l'avremo in autunno.
Alberto Chiara