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mercoledì 21 maggio 2025
 
Salute
 

Le giuste mosse per prevenire l'infarto

25/11/2020  In tempi di Covid aumentata la mortalità per malattie cardiovascolari. Soprattutto chi ha già subito un infarto o un ictus deve seguire norme di prevenzione: prima fra tutte il controllo del colesterolo

Una cattiva mossa può rovinarne quaranta ben giocate”: il monito del maestro di scacchi Al Horowitz vale sempre e in molti ambiti. Anche nella prevenzione cardiovascolare, ancora di più dopo un infarto o un ictus, quando il rischio di uno scacco matto è da evitare a ogni costo. Non è quindi casuale l’immagine di un uomo e una bambina davanti alla scacchiera che accompagna la nuova campagna multicanale “Il cuore conta su di te - Fai la mossa giusta”, promossa da Fondazione Italiana per il Cuore e Amgen Italia e rivolta ai pazienti che hanno subìto un evento cardiovascolare acuto.
Le malattie cardiovascolari vantano purtroppo molti primati. Nel nostro paese sono le patologie più diffuse e colpiscono circa 5,5 milioni di persone, poco meno di una persona su 101; sono la prima causa di ricovero ospedaliero, con circa 1 milione di casi (il 14% del totale), per infarto, ictus o altre forme di ischemia; e sono ancora, nettamente, la principale causa di morte2 rappresentando quasi il 36% di tutti i decessi.
Sempre in Italia, infine, si calcola che i costi sanitari diretti per queste patologie ammontino a circa 16 miliardi di euro, ai quali sono da aggiungere oltre 5 miliardi di costi indiretti. Senza contare la perdita di produttività3. 
Ci sono dunque molte e ottime ragioni per fare la mossa giusta in materia di prevenzione. Soprattutto quella secondaria, che riguarda cioè coloro che hanno già subìto un evento cardiovascolare. 
“È fondamentale che quest’ultima categoria di pazienti sia sempre sollecitata e aiutata a mantenere un livello di attenzione adeguato sui corretti stili di vita da seguire”, raccomanda il professor Furio Colivicchi, presidente eletto dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco) e direttore del Reparto di Cardiologia dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma. “In particolare, bisogna porre l’accento sul controllo del colesterolo LDL, che non è da considerare un fattore di rischio, ma la causa stessa della malattia, perché responsabile del meccanismo che porta all'ostruzione delle arterie e quindi all’infarto. Il controllo dei livelli di colesterolo LDL nel sangue è il centro tanto della prevenzione secondaria quanto dell'intervento terapeutico”. 
È un’esigenza ancora più importante in questo periodo, poiché il Covid-19 ha avuto e sta continuando ad avere ripercussioni molto negative sullo stato di salute dei pazienti affetti da malattie cardiovascolari. Bastano due numeri, provenienti da uno studio della Società italiana di Cardiologia SIC4, per comprenderla: una riduzione di circa il 50% delle ospedalizzazioni per sindromi coronariche acute. Nel caso dell’infarto il calo ha raggiunto il -26,5%, contribuendo a un aumento significativo della mortalità, che è arrivata al 14%, triplicandosi rispetto al 2019. Ancora: in Piemonte, nel periodo marzo-aprile 2020 si è ridotto del 50% il numero di coronarografie e angioplastiche per pazienti affetti da infarto miocardico acuto, mentre in Lombardia, la regione più colpita in assoluto dal Covid-19, un’analisi preliminare da parte della Struttura epidemiologia e valutazione della performance ha registrato un raddoppio del tasso di mortalità per infarto tra questo tipo di pazienti.   
Sono numeri da emergenza nazionale e in buona misura si devono alle interruzioni di controlli e terapie: la fatidica “cattiva mossa” temuta da Horowitz negli scacchi. 
Tra i tanti controlli mancati, da segnalare quello sui valori di colesterolo LDL, vero e proprio fattore causale della malattia cardiovascolare aterosclerotica.
Mantenere i valori di colesterolo LDL entro limiti di sicurezza è uno dei primi obiettivi dell’attività di prevenzione secondaria, ma non il più semplice. “Paradossalmente, il principale problema da affrontare nella terapia è proprio la bassa aderenza alla stessa, specie da parte dei soggetti ad alto rischio per essere già andati incontro a un infarto, a un ictus o a un’altra problematica ischemica”, osserva Pasquale Perrone Filardi, Ordinario di Cardiologia alla Federico II di Napoli e Presidente eletto della SIC (Società Italiana di Cardiologia). “Per i pazienti a rischio non seguire una cura contro l’ipercolesterolemia è sempre una mossa sbagliata, aggravata dal fatto che le opportunità terapeutiche sono oggi potenziate da nuove classi di farmaci, tra le quali spiccano gli inibitori della PCSK9, che hanno dimostrato di avere un’ottima efficacia nel ridurre i livelli di colesterolo LDL (arrivando anche oltre il 50%) e un eccellente profilo di tollerabilità e sicurezza”. 
Insieme all’utilizzo dei farmaci appropriati, per raggiungere in percentuale sempre più alta i target stabiliti dalle linee guida non si può, però, prescindere da un maggiore coinvolgimento dei pazienti. “I pazienti vanno informati su quanto una terapia efficace abbia risvolti positivi sulla loro qualità di vita e allontani il rischio di incorrere in un successivo evento cardiovascolare”, afferma il professor Giovanni Esposito, presidente eletto GISE (Società italiana di cardiologia interventistica) e direttore di Cardiologia, Emodinamica ed UTIC dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli. “Poiché l’emergenza Covid sta ostacolando quest’attività all’interno delle strutture, diventa allora importante non solo seguire a distanza i soggetti in terapia con il teleconsulto, ma anche attivare quanti più canali alternativi per continuare a sensibilizzarli”. 
Proprio come avviene, mossa dopo mossa, sulla scacchiera del sito www.ilcuorecontasudite.it, dove le persone con un rischio cardiovascolare e anche i loro eventuali caregiver, possono apprendere le buone abitudini per tenere sotto controllo i livelli di colesterolo, verificare con un test la validità o meno dei comportamenti messi in atto e approfondire la conoscenza delle terapie. 

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