«Questo libro è dedicato a una
donna, a mia moglie. È morta
due settimane fa, sabato 11 dicembre
2004, a Parigi... È un
libro d’amore e un atto di memoria. Ma è soprattutto
il tentativo di far rivivere, nell’individualità
della persona e della sua esistenza,
una donna... E strettamente legato a questo
tentativo è lo sforzo di prolungare la mia vita
con una donna che ho profondamente amato
e amerò sempre ardentemente fino alla
mia morte».
Con queste parole, lucide e commoventi,
Jacques Le Goff, storico medievista francese
di fama mondiale, dà inizio a Con Hanka
(Editori Laterza) che lui definisce «un piccolo
libro consacrato alla memoria di mia moglie
». Hanka era polacca, Le Goff la conobbe
a Varsavia. Per lui fu un colpo di fulmine:
nonostante la difficoltà della comunicazione,
la distanza culturale – ancora più forte
negli anni della Guerra fredda – e la lontananza,
pochi mesi dopo il loro primo incontro,
Jacques e Hanka si sposarono. Era il
1962, un anno dopo l’Europa sarebbe stata
tagliata a metà dal Muro. Lei, medico, rinunciò
alla sua professione e si trasferì a
Parigi, senza mai abdicare alla sua identità
polacca. Vissero insieme per 42 anni, ebbero
una figlia e un figlio, e si concessero intensi
periodi di viaggio.
Abituato a elaborare i fatti attraverso la
lente oggettiva e il rigore del documento, Le
Goff inquadra la vita della moglie all’interno
della cornice storica più ampia, inserisce una
storia individuale all’interno della “grande
Storia”, rendendola straordinaria: lo sviluppo
dell’Europa nel secondo dopoguerra, i
rapporti tra Europa occidentale e Paesi dell’Est
rivissuti attraverso le vicende di una coppia franco-polacca durante la Guerra fredda
e dopo la caduta dell’Urss.
Uomo molto riservato e pudico, Le Goff
non ha voluto parlare a voce del suo libro.
Ha preferito affidare alcuni pensieri a una
lettera inviata a Famiglia Cristiana per posta:
«Acconsento eccezionalmente», scrive Le Goff
nell’incipit, «a parlare del mio piccolo libro
consacrato alla memoria di mia moglie, poiché
credo che esso dica tutto e per me è troppo
doloroso parlarne. Tuttavia, dal momento
che le domande della sua intervista manifestano
una grande delicatezza, le darò qualche
breve risposta».
Ha iniziato a scrivere il libro due settimane
dopo la morte di Hanka. In quanto tempo
l’ha completato?
«Ho finito di scriverlo poco più di due anni
fa, nel 2008».
Come ha trovato la forza per cominciare a
scriverlo?
«Mi è impossibile rispondere a questa domanda
».
Come ha bilanciato la veste del marito e
quella dello storico?
«La nostra storia coniugale e familiare e la
situazione dell’Europa durante la Guerra
fredda sono state così intrecciate che uno storico
come me non poteva separarle».
Avete viaggiato molto in Italia. Qual è il
suo rapporto con il nostro Paese e che cosa
amava dell’Italia sua moglie?
«Ci vorrebbe un libro intero per descrivere i
miei rapporti con l’Italia. Hanka, dal canto
suo, se ne era innamorata ed entrambi affermavamo
di avere tre patrie: la Francia, la Polonia
e l’Italia. Non mi è piaciuto molto il Vaticano,
però devo molto alla Biblioteca Vaticana».
A quel tempo le differenze tra Paesi e culture
erano più marcate. Come siete riusciti
a trovare una stabilità?
«Posso dire che l’amore ci ha fatto trovare
facilmente le soluzioni a questi problemi».
Pensa che il processo di unificazione europea
sia riuscito?
«Ci sono ancora molte mancanze e qualche
errore nella costruzione dell’Europa unita,
ma i progressi mi appaiono certi, tanto
più in quanto la storia è un processo lento e
il passaggio da un universo di nazioni sovrane
a un mondo di Stati unificati non è un affare
di poco conto».
Oggi ha ottantasei anni. Come ama passare
le sue giornate?
«Faccio quello che posso. Non esco più di
casa, ma leggo, lavoro, ricevo le visite dei
miei figli e dei miei amici».