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Le lezioni di papa Francesco sulla vecchiaia

30/08/2022  Escono martedì 30 agosto edite Solferino le catechesi che il Santo Padre ha dedicato a "La vita lunga". Ne parliamo con monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontifica Accademia per la vita che ne ha scritto la prefazione. «Urge una riflessione nuova, una politica meno distratta, una spiritualità più attenta per questo “nuovo popolo” di anziani»

Monsignor Vincenzo Paglia in una foto Vatican News
Monsignor Vincenzo Paglia in una foto Vatican News

«Il XXI secolo è considerato dagli studiosi il secolo della vecchiaia. Senza fare rumore, ma senza sosta gli anziani sono aumentati di numero: in soli cento anni (dal 1900 al 2000) gli abitanti dei Paesi occidentali – ma presto sarà così anche negli altri– hanno guadagnato trent’anni di speranza di vita in più alla nascita: tre mesi in più ogni anno, un anno ogni quattro». Ecco perché a detta di monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, servivano delle catechesi sulla terza età.

«La crescita del numero degli anziani non è un declino: è una grande conquista. Entro il 2050 gli anziani arriveranno a due miliardi, il 22% della popolazione mondiale. In Italia è già così: oggi, gli italiani sopra i sessantacinque anni sono il 22% della popolazione. Eppure nella nostra società sembra avvenire il contrario: non solo una lunga vita non è considerata una benedizione, ma viene ritenuta un naufragio. Come se gli anziani togliessero spazio alle giovani generazioni; aumentassero la spesa per la salute perché disabili; non stessero al passo con i tempi. Insomma, un peso troppo alto per una società impoverita! Che irresponsabilità! Da una parte l’invecchiamento è un successo della società, dall’altra lo si rifiuta».

Da qui la necessità assoluta di una riflessione: «È urgente una riflessione nuova, una politica meno distratta, una spiritualità più attenta per questo «nuovo popolo» di anziani che è apparso sul pianeta. Non si tratta solamente di «invecchiare bene» ma di fare di questo lungo tempo una opportunità perché tutti possano crescere in una prospettiva solidale, fraterna, amicale. Deve essere evitata una «cattiva» vecchiaia. Ma questo inesorabilmente avverrà se non riusciamo a elaborare una nuova visione per il futuro degli anziani, se non riusciamo a disegnare un nuovo futuro per questo nuovo popolo». Ed ecco allora le catechesi del Papa, La lunga vita. Lezioni sulla vecchiaia. «C’è bisogno di un supplemento di pensiero, di uno scatto morale, di una nuova cultura politica sulla vecchiaia e di una rinnovata riflessione anche religiosa perché si disegni una società rispettosa della «terza età» e delle altre stagioni della vita. In questo orizzonte largo, l’età anziana può rappresentare una riserva di memoria storica e di vita spirituale che doni alla società un supplemento di ossigeno, a partire – se pensiamo agli anziani credenti – dalla preghiera che nel tempo della vecchiaia è facile che si intensifichi. La preghiera è un dono preziosissimo che gli anziani possono fare alla società e alla Chiesa».

Il volume delle catechesi edito Solferino
Il volume delle catechesi edito Solferino

Un’alleanza con gli anziani che matura nel cuore del Novecento all’interno della Chiesa: «Giovanni Paolo II ha spinto verso una più attenta considerazione degli anziani. Basti ricordare la Lettera agli anziani che, ormai settantanovenne (siamo nel 1999), egli volle rivolgere, appunto, “ai miei fratelli e sorelle anziani”. Nell’imminenza del nuovo millennio li invitava a costruire attivamente e assieme il nuovo futuro. Benedetto XVI ha raccolto le sollecitazioni di Giovanni Paolo II e ha richiamato le Chiese a tenere in conto gli anziani, “riconoscendo loro una grande ricchezza sotto il profilo umano e sociale, come pure sotto quello religioso e spirituale” (2008)». Ora Bergoglio: «Si tratta di crescere in sensibilità, in inclusione, in flessibilità, per affrontare i nuovi scenari demografici e per vivere l’invecchiamento come chance. L’intera società trarrà giovamento da questa prospettiva: uno scenario di maggiore coesione sociale e generazionale. C’è bisogno di una nuova visione per scorgere la complessità di questo nuovo continente di anziani che popola la terra».

Con un appello agli anziani stessi: «Per primi debbono promuovere in loro una nuova consapevolezza della vecchiaia, intesa non più come un periodo residuale della vita. La vecchiaia non è una lenta e mesta cerimonia di congedo. Papa Francesco ha voluto raccogliere la sfida spirituale della vecchiaia sino a istituire un’apposita festa liturgica per celebrare la figura dei nonni il 23 luglio. È attraverso le presenti Catechesi che il Papa propone un aiuto più articolato e complessivo agli anziani – in particolare i credenti, ma non solo – perché affrontino questa ultima età della vita come un tempo di grazia, un tempo opportuno, un tempo di crescita anche se il corpo si infragilisce. È il tempo che conduce al compimento la propria esistenza».

Catechesi che parlano a tutti «perché la vita umana, nel suo complesso, condivide a ogni età eventi che le ricordano la sua vulnerabilità costitutiva. Il Covid ci ha dato una lezione profonda: tutti – e tutto – siamo costitutivamente fragili. La fragilità non è una malattia da cui guarire. È la nostra condizione umana da comprendere e di cui fare motivo di cura vicendevole. È la forza della fragilità: prendersi cura gli uni degli altri, a tutte le età. La rieducazione alla condizione umana, inchiodata al materialismo dei valori e alla tecnocrazia dei potenziali, è diventata una sfida globale. La partita è quella della riconciliazione delle età della vita: la sfida è la ricerca di una nuova alleanza fra le generazioni. E in particolare tra gli anziani e i giovani. È una partita d’onore in favore della vita, considerata nell’interezza dei suoi passaggi».

Papa Francesco, nel ciclo di catechesi dedicate ai doni e alle sfide dell’età anziana, «percorre coraggiosamente questa strada: il suo messaggio «ai vecchi» è complementare a quello che la fede rivolge ai giovani. I doni della vecchiaia consentono alla giovinezza di mettersi in sintonia con l’intero della vita umana. La vecchiaia possiede una sua speciale capacità di cura nei confronti della giovinezza, che inverte il rapporto considerato più ovvio e naturale. La vecchiaia deve costituire un presidio insostituibile per la custodia della nostra iniziazione al valore trascendente della vita, comunicando alla giovinezza la certezza della sua sperata destinazione al compimento».

La sovrapposizione delle generazioni «è un dono e se i vecchi fanno la loro parte, è una benedizione che fa circolare la certezza della grazia nella nuova generazione. Non c’è solo la testimonianza della sovrapposizione, che sostiene l’iniziazione. C’è anche quella del congedo, che lascia per tempo un’eredità buona, una testimonianza onorevole, una delicatezza amorevole».

Tanti gli esempi biblici da Noè, ad Anna e Simeone, a Eleazaro a Giuditta, all’amicizia tra la giovane Noemi e Ruth. «Quando l’anziano non si arrende al risentimento e al disincanto, rifiutandosi di pensare a Dio come a un giocatore d’azzardo, indifferente alle perdite umane, la sua testimonianza è imbattibile. È un vero e proprio servizio alle generazioni. L’antica ars moriendi, che la nobile meditazione de senectute elaborava come capitolo decisivo della sapientia vitae, deve ritrovare il suo degno orizzonte di complemento indispensabile dell’ethos e dell’etica della condizione umana. Essa non tratterà semplicemente il tema ossessivo della soglia della morte: la sua profondità sarà occupata dal passaggio alla destinazione. La vecchiaia rischiara definitivamente la nascita. Questa volta non all’ingresso nella vita terrena, ma verso il compimento nell’Eterno. Per una generazione che si sente morire già in tenera età, la mano rassicurante del vecchio dovrà fare la differenza. Deve accadere ora! Così ci dice papa Francesco, con le sue parole sulla vecchiaia».

 
 
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