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giovedì 05 dicembre 2024
 
Malattie strategiche
 

Se troppe mele tollerano il marcio, il cestino non si salva

05/01/2015  La vicenda dei vigili assenteisti riguarda tutti noi: è evidente che se uno bara con la malattia, qualcuno firma un certificato falso. E troppi intorno stanno a guardare. La corruzione comincia dalla responsabilità individuale. E mette a rischio risorse e diritti di tutti, onesti compresi.

A ben vedere la vicenda dei vigili assenteisti  riguarda tutti e ciascuno di noi, non meno di quanto riguardi i vigili romani. Ha a che fare con il rapporto che ciascuno di noi ha con i propri diritti e i propri doveri. Non v’è dubbio che la malattia retribuita, come anche il diritto a un giorno di riposo a fronte di quel gesto civico che è la donazione di sangue, siano principi di civiltà. Il problema comincia quando troppi considerano un diritto abusare di quei diritti sacrosanti, alle spalle degli onesti che considerano normale andare al lavoro se sono di turno a Capodanno e donare il sangue un qualunque lunedì, nonché alla faccia dei malati veri che rischiano di finire nel calderone dei presunti fannulloni, becchi e bastonati.

In un cestino sano, le mele buone non si limitano nel loro piccolo a imbufalirsi, ma pongono argini: chi va al lavoro non timbra per chi non c’è, chi controlla fa la sua parte e non si presta a certificare ciò che non esiste. Perché se è vero che la percentuale degli ammalati, sulla carta regolarmente certificati, allo scoccare della mezzanotte di San Silvestro era troppo alta per essere vera, doveva essere alta in proporzione la compiacenza dei medici che hanno certificato malanni strategici.

Vigili assenteisti e medici compiacenti, sono due anelli di una catena più lunga, anzi potenzialmente infinita: dietro il vigile che si dà malato, c’è il medico che lo giustifica, dietro il medico che chiude un occhio c’è l’Ordine che chiude l'altro, dietro l’Ordine qualcun altro, davanti a tutti c’è il signor x che parcheggia sulle rotaie del tram e se ne va.

Va da sé che non possiamo pensare di mettere un vigile dietro ogni automobilista, un medico dietro ogni vigile, un funzionario dell’Ordine dietro ogni certificato medico e via seguitando, perché la società funzioni in maniera accettabile occorre che ciascuno attivi da sé il proprio cittadino interiore. Ma se nessuno mai si mette in testa che il primo modo di salvare diritti sacrosanti è che ogni singolo davanti allo specchio decida di fare il proprio dovere senza barare assumendosi la propria quota di responsabilità, non se ne esce. 

La corruzione che ci attanaglia comincia, nel piccolissimo, da qui: dalle stanze della vita quotidiana. Finché sarà così alta la percentuale di quelli che barano, sentendosi astuti, con la compiacenza di chi li aiuta a farlo, perché dire di sì è più comodo che mettersi di traverso, sarà difficile che gli investitori stranieri corrano qui a piantare le tende.  E il rischio è che, in tempi di coperta corta, ne vadano di mezzo anche i diritti dei pochi che hanno fatto di tutto per rispettarli e meritarseli, casomai irrisi dal furbastro di turno.

 
 
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