di Lorenzo Rossi
Il futuro governo di Donald Trump, già in via di definizione, è oggetto di acceso dibattito negli ambienti politici statunitensi, inclusi quelli del partito repubblicano. Tra le recenti nomine annunciate spiccano quelle di Matt Gaetz, Tulsi Gabbard e Pete Hegseth: tre figure che stanno suscitando scalpore per le posizioni controverse e la mancanza di esperienza specifica nei ruoli per cui sono stati scelti.
Matt Gaetz al Dipartimento di Giustizia: un incarico che fa discutere
Fra le nomine più divisive vi è quella di Matt Gaetz, deputato della Florida noto per il suo sostegno a Trump e le sue opinioni polarizzanti. A 42 anni, Gaetz è in lizza per guidare il Dipartimento di Giustizia, nonostante le numerose critiche che lo circondano. Accusato di irregolarità finanziarie e coinvolto in presunte questioni giudiziarie, è una figura osteggiata non solo dai democratici ma anche da alcuni esponenti del suo stesso partito, specialmente dopo la sua iniziativa per rimuovere Kevin McCarthy dalla presidenza della Camera nel 2023.
Tulsi Gabbard, scelta per l’intelligence nonostante le posizioni filorusse
Ex candidata democratica con forti posizioni critiche verso la NATO, Tulsi Gabbard è stata designata come futura direttrice dell’intelligence nazionale. La sua visione, favorevole a un dialogo distensivo con Mosca, ha destato perplessità: Gabbard ha infatti più volte accusato gli Stati Uniti di aver provocato le tensioni con la Russia, una linea che ha attirato l’attenzione di Trump. In un recente annuncio, l'ex presidente ha lodato la sua «difesa coraggiosa dei diritti costituzionali», sottolineando un’impronta patriottica che appare in contrasto con la sua visione isolazionista e le sue posizioni sui conflitti internazionali.
Pete Hegseth, da conduttore televisivo a capo della Difesa
La scelta di Pete Hegseth, popolare conduttore di Fox News ed ex ufficiale della Guardia Nazionale, come possibile segretario alla Difesa è un’altra mossa che sorprende. Sebbene Hegseth abbia prestato servizio militare, non ha mai avuto ruoli di vertice in ambito di sicurezza nazionale e non ha l’esperienza gestionale necessaria per amministrare il colossale budget del Pentagono. Conservatore convinto, è noto per le sue opinioni scettiche verso le politiche progressiste delle forze armate, inclusi i programmi di inclusione e diversità.
Queste scelte rappresentano una prova di resistenza per le istituzioni e un banco di verifica per il Senato, chiamato a confermare o bocciare le nomine. Con una maggioranza risicata dei repubblicani, l’approvazione di figure così divisive sarà una sfida complessa, che segnerà i primi mesi del ritorno di Trump alla Casa Bianca e determinerà le nuove dinamiche di potere tra le varie anime del partito.