Sono le generazioni Zeta e Alpha, i post millenials e gli iperconnessi, stanno rivelando una sensibilità ambientale molto spiccata che approda spesso a buone abitudini e pratiche trasformative molto concrete. È questo il volto dei giovani italiani rilevato dalla ricerca “Youth for future” dell’Istituto universitario salesiano di Venezia e Verona (Iusve) realizzata mediante una rilevazione affidata, via Cawi, alla società Demetra di Venezia tra il 25 maggio 2020 e il 30 ottobre 2020 su un campione di 1.821 ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni un secondo panel di 1.523 giovani adulti nati tra il 1991 e il 2001.
I risultati sono stati resi noti per la prima volta alla vigilia della festa di Don Bosco, patrono degli educatori. «Questa importante ricerca nazionale sulle rappresentazioni sociali degli adolescenti e dei giovani sulle tematiche ambientali –spiega don Nicola Giacopini, direttore dello Iusve - si inserisce all’interno di una serie di eventi, di progetti, di pratiche trasformative per far crescere una cultura e una società sostenibile ed inclusiva». L’indagine, infatti, si inserisce all’interno de un progetto triennale “Ecologia integrale e nuovi stili di vita” che ha visto l’ateneo veneto concentrarsi per il primo anno sul rilevare l’esistente, prendendo come azione guida il “vedere”.
Nove giovani su dieci, per quanto riguarda entrambi i campioni, fanno attenzione alla raccolta differenziata e spengono la luce uscendo da una stanza ma sono anche attenti a non sprecare cibo, acqua e a riutilizzare i materiali. Se i giovani adulti utilizzano spesso l’auto per gli spostamenti (36,8%), i ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni camminano volentieri (23,7%) o si spostano con autobus (15,1%) e treni (3,0%). La tv rimane il canale principale di informazione sui temi ambientali per i più piccoli (30,7%), mentre i loro fratelli maggiori attingono a siti internet diversi da quelli dei quotidiani (40,9%) e pongono in secondo piano le informazioni derivati dai social network (14,1%).
Il consumo di frutta e verdura prevale su quello di pasta e carne, mentre gli adolescenti del Nordest si rivelano tra i meno propensi a scegliere cibo biologico con una percentuale che si scosta quasi di venti punti dal reto della Penisola. «L’indagine evidenzia tante luci, ma anche qualche ombra - spiega Davide Girardi, docente di sociologia allo Iusve che insieme alla docente di psicologia Anna Pileri ha progettato la ricerca - tra le prime, emerge chiaramente il potenziale ecologico dei giovani italiani, soprattutto di quelli che frequentano ancora la scuola. Così come la fiducia nel ruolo dei cittadini per affrontare efficacemente le questioni ambientali. Si stagliano però anche le preoccupazioni per il futuro, o il timore che molte persone non siano effettivamente interessate ai temi che riguardano l’ecosistema».
“Youth for future” rappresenta, infatti, un importante segnale indicatore per il Paese, un invito a non dispendere il potenziale che le giovani generazioni possono rappresentare per la cura della casa comune. Una responsabilità che lo Iusve ha scelto di assumersi con notevole impegno, come conferma il suo direttore, don Nicola Giacopini: «Come Università abbiamo fatto nostro e accolto l’accorato appello di Papa Francesco rivolto a tutto il mondo con l’enciclica Laudato si’, a custodire e prendersi cura della nostra casa comune, la terra. Il primo passo scientifico per rispondere alla sfida ambientale è rilevare, dare ascolto, vedere e capire in profondità le conoscenze, le opinioni, ma anche gli atteggiamenti e le pratiche quotidiane in particolare degli adolescenti e dei giovani, veri apripista e portavoce sociali. Solo così si potranno poi fornire interpretazioni, valutazioni e attivare percorsi e pratiche trasformative comuni».