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venerdì 04 ottobre 2024
 
 

Le parole che vanno dette

09/01/2013  In senegal, dove resta alta la percentuale di giovani donne oggetto di mutilazioni genitali, è stato avviato un progetto di confronto con le comunità locali basato sul dialogo. Funziona

Pratiche aberranti o tradizioni da rispettare? Sulle mutilazioni genitali femminili l'opinione pubblica internazionale è unanime: vanne eliminate. Ma indignarsi non basta. E il confronto è la strada che alla lunga può dare i frutti migliori come dimostra The grandmother project, un'organizzazione non governativa di respiro internazionale che promuove il dialogo come chiave per superare ostacoli e differenze culturali altrimenti insormontabili. Succede così che, grazie al suo intervento, in 20 villaggi del sud del Senegal la mutilazione genitale femminile non sia più un argomento tabù. «Abbiamo ritenuto necessario abbandonare questa pratica che limita la libertà delle donne» ha dichiarato la sessantenne Fatoumata Sabaly. Per proseguire, ancora più chiaramente, «La circoncisione femminile può provocare emoraggie anche mortali». Quale autorità ha questa donna  all'interno della sua comunità per parlare tanto liberamente? Molta, dato che in Senegal, come in gran parte degli altri Paesi della medesima area, gli anziani sono investiti dell'incarico di decidere quali ragazze devono essere mutilate. Secondo un sondaggio del 2008, circa il 60% delle "nonne" nel dipartimento di Vélingara era continto che la pratica delle circoncisioni femminili fosse un passaggio "normale", obbligato, nella vita delle giovani chiamate a diventare donne. A tre anni di distanza, nel 2011, dopo che gli operatori di The grandmother project hanno cominciato a tessere la loro preziosa tela di relazioni, incontri, dibattiti con tutti rappresentanti della comunità locale la percentuale, nella medesima area, si è completamente ribaltata passando a un consistente 93% di "no" alle mutilazioni. Leader religiosi, capi tribù, amministratori locali ma, soprattutto, la cittadinanza tutta, dai giovani agli anziani, per mettere sul tavolo pareri, opinioni, proposte in cerca di punti di incontro che, col tempo, sono diventati naturali. Questo approccio ha consentito di togliere da queste pratiche un'aura esclusivamente magica e sovrannaturale, spostando il punto di vista su un piano più pragmatico di "costi/benefici": con il risultato che il saldo a favore dei benefici ha inevitabilmente portato a una presa di coscienza quasi unanimemente condivisa di abolizione della mutilazione. E senza che nessuno, tanto meno gli operatori del progetto, abbiano mai chiesto esplicitamente di porre fine alle circoncisioni. In particolare, il cambio di orientamento degli anziani ha fatto da volàno per il resto della comunità: in passato, infatti, le organizzazioni che si erano impegnate in questa "battaglia" avevano fallito per un approccio inadeguato, scagliandosi contro gli praticava le mutilazioni senza capire che in realtà le mutilazioni sono un problema di tutti. Di sicuro c'è ancora molto da fare ma questo piccolo grande risultato fa ben sperare per tutte quelle realtà come la Guinea, la Sierra Leone e il Mali dove quasi tutte le donne sono oggetto di escissione dei genitali.

 
 
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