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mercoledì 21 maggio 2025
 
 

Le “radici” delle migrazioni. E i loro frutti

05/07/2013  Volge alla conclusione l’edizione 2013 di “Radici – L’altra faccia delle migrazioni”. Il programma di Rai 3, in questa seconda serie, ha presentato un volto tutto femminile degli stranieri che vivono nel nostro Paese. E che, da quasi-italiani, raccontano il loro.

Il 5 luglio, in seconda serata, va in onda l’ultima delle quattro puntate di RadiciL’altra faccia delle migrazioni. Un’edizione tutta al femminile. Quattro immigrate che vivono nel nostro Paese, guidano Davide Demichelis alla scoperta delle loro terre natali, dei loro familiari e amici che non sono emigrati, e delle loro tradizioni.

Il filo conduttore di ognuna della quattro puntate è il viaggio. Le immigrate (di prima o seconda generazione) hanno portato lo spettatore in Ecuador, Cina e Burkina Faso. Nell’ultima puntata è la volta del Senegal, in compagnia di Coumbaly Diaw, protagonista dell’ultimo documentario: dopo 12 anni trascorsi a Parma, Coumba è tornata in nel suo Paese per lavorare con le donne e i giovani.

Il percorso ci conduce alla scoperta delle radici dei migranti, e offre anche lo spunto per mostrare come vivono nel nostro Paese, chi frequentano, quali attività svolgono, come si sono ambientate. Il conduttore e ideatore del programma, Davide Demichelis, oltre a stimolare queste guide un po' particolari con domande e richieste di spiegazioni, vive anche le varie situazioni del viaggio, avventurandosi in esperienze che aiutano a comprendere le caratteristiche peculiari di ogni territorio, le particolarità di ogni cultura e le differenze dalla nostra.

Le immigrate parlano italiano. Perciò comunicano direttamente al pubblico l'emozione di ritrovarsi immerse nelle loro origini, ma descrivono anche in prima persona le difficoltà che le hanno spinte a lasciare il loro Paese per venire in Italia. Lo sguardo attento e critico di queste persone ci offre un punto di vista originale, una prospettiva nuova nella scoperta di queste terre lontane e soprattutto delle origini di molti nostri concittadini. Da questi Paesi infatti, proviene poco meno di un decimo della popolazione italiana.

La seconda edizione di Radici è stata realizzata con la collaborazione di Alessandro Rocca e il sostegno della Commissione Europea, Fondazioni4Africa e Cisv.

Le quattro protagoniste

Ecuador – Viviana Barres
Vive a Genova, nella comunità di ecuadoriani più numerosa d'Europa (solo nel capoluogo sono 30 mila). Quarantanni anni, è emigrata in Italia vent'anni fa. Era venuta per partecipare al matrimonio di sua sorella e non è più tornata in patria. In Ecuador sognava di recitare nelle telenovelas, aveva un lavoro come cassiera e una promessa di assunzione in banca. Oggi fa l'agente assicurativa. Da quindici anni non tornava nel suo Paese.

Burkina Faso – Fanta Tiemtorè
Suo nonno era re, suo padre però ha rinunciato al trono che ora è occupato da un'altra famiglia. Fanta, 36 anni, vive e lavora a Lecco, in un centro per anziani. Quando torna in Burkina però gode ancora dei privilegi reali, ad esempio può andare a cavallo, pratica vietata alle donne nel suo Paese. Suona le percussioni e organizza spesso serate musicali ed altri eventi per far conoscere la sua cultura in Italia.

Cina – Malia Zheng
Malia è un’immigrata di seconda generazione: è nata 25 anni fa a Prato. La sua famiglia è originaria della provincia di Zhejiang, da cui proviene la gran parte dei cinesi immigrati in Italia, e vive a pochi chilometri da Firenze, a Campi Bisenzio: il primo Comune d’Italia con un’assessore delegato esclusivamente ai rapporti con la comunità cinese. Malia è una cittadina italiana che ama raccontare le sue radici orientali, espresse in piacevole accento toscano, anzi, fiorentino. È laureata in Scienze Politiche, collabora con alcuni blog e vuole fare la giornalista.

Senegal – Coumbaly Diaw
Ha 42 anni, tredici dei quali li ha trascorsi a Parma, dove faceva l'infermiera e la mediatrice culturale. Nel 2008 è tornata in Senegal con due dei suoi tre figli, mentre il marito continua a vivere e lavorare a Parma. Coumbaly in Africa vuole dare il suo contributo allo sviluppo: lavora in un progetto di cooperazione italo-senegalese, dove sta mettendo a frutto le esperienze e le conoscenze acquisite in Italia.

(La foto di copertina è di Alessandro Rocca)

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