Sono una studentessa di terza
media e ho partecipato a una serata
della Scuola di pace di Bra, sul tema:
“Chi ha paura dell’islam?”. Il confronto
era tra un musulmano e un cattolico.
Sono andata spinta dalla curiosità. La
mia prima sorpresa è stata quella di
capire che il dialogo non solo è possibile,
ma che è già in atto. Come ha
dimostrato la numerosa partecipazione
di persone di fedi diverse. Mi sono
resa conto che non si deve dialogare
solo tra studiosi, ma anche tra cittadini,
perché è importante il “dialogo
della vita”. Ne è un esempio concreto il
progetto di un gruppo di giovani musulmani
di Bra, dopo l’attacco terroristico
di Parigi. Essendosi sentiti offesi,
hanno voluto dimostrare che l’islam
non è violenza, ma pace e uguaglianza.
Tornando all’incontro di Bra, il rappresentante
musulmano ha ricordato che
la violenza non ha una connotazione
religiosa. «Chi uccide un uomo», ha
detto, «è come se avesse ucciso l’intera
umanità; chi salva un uomo è come
se avesse salvato l’intera umanità».
Anche papa Francesco in Messico ha
sottolineato l’importanza di creare
ponti e non muri tra le diverse fedi. Le
religioni possono dare una nuova linfa
all’Europa.
UNA STUDENTESSA
Le vere religioni sono per la pace. Si
farebbe loro un torto se, con superficialità
e qualunquismo, le si identificasse
con l’estremismo e il fondamentalismo,
che sono causa di violenza, attentati e
morte. Di fronte alla tragedia di Bruxelles,
ultima in ordine di tempo, occorre
essere netti nella condanna di questi
“pazzi fanatici”, accecati dall’ideologia
dell’odio. Ma non possiamo dare la colpa
a un miliardo e quattrocento milioni
di musulmani. Altro discorso, invece, è
chiedere loro che prendano le distanze,
con più forza, dai terroristi.