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giovedì 17 aprile 2025
 
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Riunite a Catania le reliquie di Santa Lucia e Sant’Agata, sorelle nella fede e nel martirio

30/12/2024  In coincidenza con l’apertura dell’Anno giubilare il corpo venerato di Santa Lucia, dopo essere stato traslato a Siracusa, è arrivato in Cattedrale a Catania dove è stato posto al fianco del busto reliquario di Sant’Agata. Era il 5 febbraio 301 quando la giovane Lucia, con la madre gravemente malata, andò in pellegrinaggio a Catania davanti alla tomba della martire catanese. Da lì troverà quell’esempio di forza e di fede fino al martirio

Agata e Lucia. Quinziano e Pascasio. La libertà di amare e la violenza che uccide. Il non avere paura, come dice Gesù, di quelli che uccidono il corpo perché non hanno potere di uccidere l’anima. In occasione dell’apertura del Giubileo a Catania ad incontrarsi sono stati il corpo venerato di Santa Lucia e il busto reliquario di Sant’Agata. Un momento unico per la storia recente della Chiesa che evoca per restare nel tema dell’Anno santo quel pellegrinaggio di speranza della giovane Lucia che da Siracusa andò con la madre malata davanti al sepolcro di Sant’Agata a Catania. Era il 5 febbraio del 301, Sant’Agata era morta 32 anni prima. Lucia arrivò nel giorno della festa della martire catanese con la madre Eutichia che come si legge nel Codice Papadopulo «soffriva da quarant’anni di un flusso di sangue, sebbene avesse fatto spese immense per i medici, senza conseguire alcun lenimento del suo male». Lucia chiese alla madre di toccare il sepolcro di Agata per essere guarita. Lucia cadde così in un sonno profondo e «vide Sant’Agata tra schiere di Angeli che diceva: Lucia, sorella mia e Vergine del Signore, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi concedere? La tua fede è stata di grande giovamento a tua madre, essa è già guarita».Lucia e Agata diventano così sorelle nella fede. Vergine Consacrate che rifiutano gli obblighi e il volere dei potenti. Il console romano Quinziano nel caso di Agata, il prefetto Pascasio da cui andò il giovane promesso in sposo a Lucia che si vide rifiutato perché lei era promessa in sposa a Cristo. E diventano così sorelle nel martirio annunciando il Vangelo, donando la loro stessa vita per amore.


 
«Nel Codice Papadopulo Agata chiama Lucia proprio sorella. Sono due esempi, due colonne della fede, che ci dicono che il Vangelo si può vivere. Un’emozione quella dell’incontro tra il corpo venerato di Santa Lucia e il busto reliquario di Sant’Agata che va sedimentata, accolta, meditata, nel nostro quotidiano», dice Monsignor Luigi Renna, Arcivescovo di Catania.

In Agata Lucia vede l’esempio che dà forza. È il cammino dei martiri. Agata suppliziata fino al taglio delle mammelle e poi bruciata, Lucia accusata di stregoneria, pronta per essere arsa al fuoco e uccisa con un pugnale alla gola.

Le spoglie di Santa Lucia hanno sostato a Catania dopo essere state a Siracusa dal 14 al 26 dicembre, il 26 e il 27 sono state nelle chiese di Carlentini, nel Siracusano e a Belpasso nel Catanese. Dopo la traslazione in Cattedrale a Catania del 28 e 29 dicembre le spoglie di Santa Lucia ripartiranno per Venezia dove il sacro corpo di Santa Lucia è custodito dal 1208.

Prima di oggi l’arrivo delle sacre spoglie di Santa Lucia a Siracusa era avvenuto nel 2004 e nel 2014. Monsignor Luigi Renna ha chiesto che le sacre spoglie fossero traslate anche nella Diocesi catanese proprio per via del culto di Santa Lucia e in ricordo del pellegrinaggio di Lucia. Un momento unico intriso di fede e devozione dovuto anche all’impegno del Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia e alla Santa Sede che ha autorizzato la traslazione.

Il corpo di Santa Lucia è stato accolto da migliaia di devoti, fedeli provenienti da ogni parte d’Italia e della Sicilia. Le due sante sono state accolte dal grido: «Cittadini evviva Santa Lucia, cittadini evviva Sant’Agata».

Nella preghiera di Monsignor Luigi Renna per la venerazione delle reliquie dei corpi di Santa Lucia e Sant’Agata è affidato un futuro migliore di fronte all’efferatezza della violenza che oggi dilaga nelle guerre. Con l’invito a guardare alle due sorelle della fede e del martirio che hanno testimoniato la speranza.  

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