Sarebbe parso impossibile che si riaprisse l'antica polemica sull'articolo 33 della Costituzione che concede a “enti e privati il diritto di istituire scuole istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. Sembrava impossibile, dopo i non pochi interventi di diversi Governi (ultimi quelli Prodi e Monti) sull'argomento delle scuole “paritarie” (fra le quali ovviamente quelle cattoliche) che non si tenesse più conto del principio che non si possono tassare iniziative che non abbiano effetti “commerciali”.
E invece la sentenza della Corte di Cassazione che ha condannato due istituti religiosi livornesi a pagare l'Ici, una misura che si rifletterebbe ovviamente sulle famiglie che mandano i figli alla scuola cattolica, ha riaperto una discussione che sembrava chiusa per sempre. Se non altro perchè non è difficile fare i conti su quanto più lo Stato dovrebbe spendere per la pubblica istruzione se scuole e istituti di proprietà ecclesiastica dovessero chiudere per il maggior peso che quella sentenza avrebbe sulla finanza di tante famiglie.
E' stato scritto molto sui motivi che portarono i padri costituenti ad aggiungere quelle cinque micidiali parole al terzo comma dell'art.33. Ne citiamo due esempi. Giuseppe Dossetti, che parlò molte volte in Assemblea, in un suo libro rileva che “la Sottocommissione si trova di fronte a due concezioni contrastanti: da una parte quella dell'on.Marchesi, il quale intende la libertà della scuola essenzialmente e esclusivamente come libertà dell'insegnamento; dall'altra parte la concezione democristiana, secondo la quale la libertà della scuola vuol dire libertà di insegnamento, libertà di organizzazione e libertà di espansione e di sviluppo effettivo della scuola non statale”. Prevalse la prima, sostenuta soprattutto dal Pci, con una malignità: che si mettessero paletti sia alla Chiesa, sia soprattutto alla libertà dei cittadini e delle famiglie.
Ma sentiamo anche cosa scrisse sull'argomento della tassazione scolastica il presidente Einaudi (liberale di gran classe): “L'obbligo violerebbe la libertà dei giovani i quali hanno pieno diritto di scegliere l'educazione da essi preferita. L'opinione contraria conduce alla instaurazione di un monopolio o duopolio nel campo della scuola, che fra tutte le specie monopolistiche, pare la pessima”.