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lunedì 07 ottobre 2024
 
 

Le sorprese positive del lockdown a misura di famiglia

09/07/2020  Ancora una volta si dimostra fondamentale per la tenuta della società. la riscoperta del rapporto coi figli una delle note positive di un periodo difficile (di Francesco Belletti).

Il prezioso sondaggio sulle “famiglie post-pandemia” promosso dal Forum delle associazioni familiari e da RCS, al di là dei singoli dati e degli interessanti commenti della presentazione on line, ha il grande pregio di evidenziare alcune parole chiave, su cui sarà certamente utile continuare una riflessione in tutta la società italiana.

In primo luogo si conferma il potente ruolo delle famiglie nel ”tenere botta”, davanti allo stress della pandemia e del prolungato lockdown obbligatorio. Le risposte raccolte evidenziano una complessiva capacità di resistere – più che di “resistenza statica” si è parlato di “resilienza”, qualità dinamica di adattamento e risposta proattiva. È significativo che per quasi tutte le domande sul cambiamento (sono migliorate, peggiorate o sono rimaste uguali…) oltre il 50% delle risposte si è collocata sul “sostanzialmente non è cambiato”. Le famiglie nell’emergenza si sono rivelate solide, positivamente “ferme” e consistenti sulle proprie risorse, e soprattutto sulla centralità del “legame” tra le persone, che ha documentato sul campo, in un’emergenza reale, quanto le persone sappiano essere anche “pro-sociali”, e non solo individualiste. 

Le famiglie quindi non sono state travolte da una situazione certamente imprevedibile e assolutamente unica, quale si è rivelata la “clausura domestica obbligatoria” dei nuclei familiari per diverse settimane. Nelle relazioni con i figli, anzi, il dato è più positivo: il 48% dei genitori ha dichiarato che sono migliorate. Questo porta ad un altro punto rilevante, variamente sottolineato anche nella presentazione on line: la provvidenziale riscoperta di quanto sia prezioso il tempo passato insieme in famiglia, soprattutto con i propri figli. Il lockdown per tante famiglie è stata davvero occasione di condivisione, di ascolto attivo, di riscoperta dei propri familiari come “persone con cui è bello stare insieme”. E importante anche, dopo lunghi anni di ritmi di vita sempre più frenetici, la riscoperta che “la qualità del tempo” dipende anche dalla quantità di tempo disponibile per stare con i propri cari.

Un altro elemento interessante, più legato alla sfera esterna, sociale e politica, è la chiara scelta delle priorità immediate che le famiglie hanno espresso per il proprio futuro immediato: l’urgenza della ripresa della scuola e la preferenza per l’assegno unico (universale) per i figli, al posto dello “spezzatino” di voucher, bonus baby sitter, congedi più o meno estesi ecc. Come ha ricordato il Presidente del Forum, De Palo: “Le famiglie hanno pochi grilli per la testa, ma due priorità semplici: scuole aperte e un’unica misura semplice, di sostegno economico, per consentire alle famiglie di svolgere i propri compiti”. La scuola è emersa con forza nel suo valore di comunità educante, spazio di relazioni e di socializzazione, oltre che strumento di uguaglianza e protezione per i bambini più fragili: un alleato della famiglia, quindi, non un posto cui delegare la cura e la custodia dei propri figli. Per le politiche familiari, invece, la conferma che servono strumenti semplici ed universalistici, anziché microinterventi spezzettati, complicati e di breve  respiro. E questo rimane anche come un giudizio sulle prossime scelte del Governo in tema di Family Act e di misure di rilancio.

Lo scenario delineato dal sondaggio è prezioso, anche perché costruisce una narrazione positiva della famiglia come risorsa; tuttavia, proprio perché prezioso, ci permettiamo di segnalare un rischio interpretativo, su cui magari sarà possibile svolgere ulteriori indagini. Per quanto il campione sia stato selezionato per essere rappresentativo a livello nazionale (scegliendo 1.000 risposte tra le oltre 12.500 questionari ricevuti – dato davvero importante!), esso è rimasto “sbilanciato” su persone di capitale culturale e relazionale certamente molto elevato (come è stato ricordato anche nella presentazione). In altri termini lo scenario ottenuto dai dati è probabilmente più “ottimista”, sia perché le persone “hanno scelto” di rispondere al questionario del Forum (quindi con una autoselezione non marginale), sia, soprattutto, perché le persone e le famiglie con maggiori ferite e fragilità difficilmente aderiscono volontariamente ad indagini di questo tipo. In altre parole, questi risultati caratterizzano sicuramente un’ampia fetta del popolo delle famiglie italiane, ma guai a dimenticare le nicchie di sofferenza nascosta, di vulnerabilità, di relazioni ferite, percentualmente magari non maggioritarie, ma presenti sicuramente all’interno delle nostre comunità (ad esempio le famiglie con disabili, ricordate anche nella presentazione, o le famiglie separate, o le famiglie straniere). A favore di queste famiglie ferite, magari sempre più chiuse a riccio in se stesse, proprio perché vulnerabili, rimane un compito di prossimità, di ascolto, di riavvicinamento che investirà i servizi socio-sanitari, i consultori, le associazioni, i centri di ascolto. Senza dimenticare la possibile crescente povertà e crisi economica, che anche per gli intervistati emerge come il rischio più preoccupante del futuro più immediato (i prossimi tre anni).

Insomma, una famiglia che ha confermato sul campo, anche in condizioni estremamente difficili, di essere la spina dorsale della coesione sociale del nostro Paese, che chiede riconoscimento – e non elemosina – come soggetto sociale, ma che nelle sue eterogenee condizioni di fragilità economica e relazionale chiede anche ascolto e accompagnamento alla società tutta.

*presidente del Cisf

 
 
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