Ho pensato lungamente in questi giorni alla situazione economica dell’Italia e, per molti versi, mi sembra di essere ritornato alle mie riflessioni di un anno fa. Siamo arrivati al momento della crescita economica e, come al solito, il problema è sempre lo stesso: la disponibilità finanziaria che non c’è. Uno degli elementi essenziali per la crescita, lo ha detto anche il Premier, è la diminuzione delle tasse. Le recenti proposte dei ministri Passera e Fornero vanno, se pur con cautela, in tale direzione e certo sono interventi auspicabili anche se possono considerarsi appena un primo passo. Le grandi opere, che molti auspicano per l’incremento dell’economia, finora, in genere, non sono state completate ed hanno visto una incredibile lievitazione dei costi; forse sarebbe auspicabile puntare sullo sviluppo delle piccole e medie imprese, da sempre ossatura della nostra economia.
Sembrerebbe, in verità, che per incentivare la crescita economica secondo le proposte Fornero-Passera siano sufficienti, almeno all’inizio, soltanto pochi miliardi di euro e tuttavia, malgrado i vari tagli alla spesa effettuati, non si riescono comunque a trovare i fondi necessari; ci affidiamo per questo anche alla competenza del Ministro Grilli che sta predisponendo, fra l’altro, un piano di dismissione dei beni dello Stato. È comunque ormai chiaro che la crescita non si ottiene né sovvenzionando le industrie private con soldi pubblici erogati sotto le più svariate forme, né assumendo personale negli apparati dello Stato che anzi andrebbe sfoltito.
Non ci dimentichiamo poi dei 2000 miliardi di euro di debito pubblico che gravano sulle spalle degli Italiani ed essenzialmente dei nostri giovani, condizionandone pesantemente il futuro. Credo che il Governo Monti abbia già messo in cantiere la gran parte degli interventi che un Governo “risanatore” può ragionevolmente disporre per contenere una crisi economica, però non basta! Sarebbero stati forse interventi sufficienti in un Paese normale, uno di quelli che “sente” la crisi e la contingenza storica così come la sentono tutti, ma la nostra Italia purtroppo, (non lo dimentichiamo), è ulteriormente gravata da pesanti anomalie: un costosissimo ed incontenibile sistema politico ed un’enorme evasione fiscale. Non vi è dunque ormai nessun’altra alternativa, le risorse per la crescita possono essere concretamente recuperate solo attraverso due interventi: la diminuzione della spesa di bilancio e il pagamento delle tasse da parte di tutti. Qualche giorno fa ho avuto il piacere di sentirlo dire chiaramente da un politico di livello, l’europarlamentare Mario Mauro.
La spesa di bilancio si attesta sui 750 miliardi di euro circa mentre, per quanto riguarda l’evasione fiscale, secondo stime qualificate, si aggirerebbe tra i 100 e i 200 miliardi di euro, una cifra enorme! La spesa di bilancio, peraltro sensibilmente aumentata negli ultimi anni, dovrebbe essere contenuta in misura ideale sui 650 miliardi di euro circa, e tale contenimento potrebbe essere ottenuto prioritariamente con una spesa più oculata che non dovrebbe però ridurre i servizi ai cittadini. Questo, ne abbiamo chiarezza proprio in questi giorni, può essere perseguibile. Malgrado i “piagnistei” degli amministratori locali, che lamentano tagli nei trasferimenti di fondi dallo stato centrale, ci rendiamo conto ogni giorno di più che gli sprechi sono localizzati essenzialmente a livello di Regioni, Province e Comuni.
Per quanto riguarda l’evasione fiscale, pur considerando utili e meritori gli interventi della Guardia di Finanza, questi non possono essere risolutivi, si tratta invece di procedere nell’ambito normativo. La tracciabilità dei pagamenti è una delle vie, ma da sola non è sufficiente, inoltre sono da tenere sotto controllo i costi che gravano sui commercianti, cioè le commissioni di pagamento. Comunque entrambi i problemi, (spesa di bilancio ed evasione fiscale) non possono essere risolti che in un quadro politico. Destra e sinistra, in misura più o meno maggiore, non hanno ritenuto in passato di intervenire al riguardo, per esempio per apporre tasse ad alcune categorie, considerate propri elettori da ognuna delle parti, e per la spesa pubblica, poiché centinaia di migliaia di amici e amici degli amici sono stati parcheggiati in strutture, alcune volte create appositamente per loro, al fine di ottenere consensi elettorali; questo peraltro comporta un aggravio della burocrazia a carico del cittadino ed ha l’effetto di allontanare gli investitori nazionali ed ancor più quelli stranieri. L’ultima spending riew prevede per il bilancio 2012 un risparmio di circa 4 miliardi di euro, cioè meno dello 0.5% della spesa complessiva. È solo un primo passo, il cammino per il risanamento è assai lungo.
Risparmi più consistenti sono previsti per gli anni successivi ma molti dei decreti attuativi devono ancora essere fatti. Saranno emanati nei tempi previsti? A parte le direttive politiche, l’alta dirigenza centrale e periferica sarà in condizioni di predisporli ed attuarli al meglio? Il Governo riuscirà a far approvare altri provvedimenti per il contenimento della spesa politica e dell’evasione fiscale? Il Governo post elezioni manterrà la stessa linea di risanamento tracciata dall’attuale Governo? Monti ed il Dott. Bondi sanno bene dove intervenire perseguendo anche una indispensabile equità tra tutti i cittadini, indispensabile non solamente per motivi etici ma per evitare pericolose agitazioni sociali. In conclusione così stando le cose per sapere se la crescita potrà essere avviata concretamente è necessario prima verificare le somme recuperate con i tagli apportati alla spesa di bilancio ed il maggior gettito fiscale ottenuto rispetto agli anni precedenti.
Una cosa è certa: la
crescita si consegue in tempi lunghi, con costanza nelle decisioni
assunte, e con grande attenzione nell’attuazione dei provvedimenti che,
se pur condivisibili nelle loro linee generali, possono non raggiungere i
risultati auspicati se attuati in maniera non competente.
Credo che questi siano i motivi principali dei dubbi sul nostro futuro
da parte di alcuni Paesi della Comunità Europea, ed è per questo che
ogni eventuale aiuto da parte della BCE sarà condizionato al rispetto
dei “compitini” che ci verranno eventualmente assegnati e che non
potremo, a quel punto, esimerci dal portare a termine: la Grecia
insegna.