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giovedì 12 settembre 2024
 
 

«Le unioni civili? Erano meglio i Dico del governo Prodi»

12/05/2016  Il presidente dei giuristi cattolici, Francesco D’Agostino, dice che la legge appena approvata è «insidiosa, anche dal punto di vista tecnico perché apre un istituto giuridico come un piccolo matrimonio o forme di paramatrimonio». E “riabilita” i Dico: «Con il dibattito in Parlamento saremmo andati avanti con modifiche alla proposta di Rosy Bindi per arrivare ad un dispositivo più accettabile della Cirinnà»

«È una legge insidiosa, anche da un punto di vista tecnico». Il professore Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione dei Giuristi Cattolici giudica la legge sulle unioni civili approvata dalla Camera l’11 maggio, rimpiange i Dico di Rosy Bindi e dice: «C’è un tasso di ambiguità e di imprecisione nella sua scrittura maggiore di quello standard che apre la possibilità a molte interpretazioni sulle quali sono convinto che la Magistratura interverrà molte volte per favorire la ricerca di criteri di interpretazione».

Questo non è una buona cosa per una legge che è stata definita storica.
«Assolutamente no».

L’insidia maggiore?
«La definizione di istituto giuridico originario. E’ un’espressione che non si rintraccia da nessuna parte nel nostro ordinamento. L’ha inventata il legislatore in questa occasione. Dunque se si tratta di un istituto giuridico originario va evitata qualsiasi analogia con il matrimonio come è regolato dall'articolo 29 della Costituzione. A me pare invece che la legge prevede un istituto che non si fatica definire un piccolo matrimonio o forme di paramatrimonio».

Si vedono analogie e corrispondenze?

«Lo ha detto la senatrice Cirinnà, madre della legge, secondo cui è un primo passo verso le nozze gay. Io non discuto sul progetto politico, ma se è vero quello che dice la senatrice la legge contraddice se stessa sull’istituto giuridico originale, che sparisce».

E quindi cos’è?
«Una legge di transizione che porta ad altro con la presunzione, giusta o sbagliata che sia secondo i punti di vista, di arrivare al matrimonio equivalente, cosa non prevista dalla Costituzione».

Era meglio il disegno di legge sui Dico di Rosy Bindi?

«Assolutamente sì. Se non ci fosse stato subito un blocco sulla discussione del disegno di legge sui Dico, se si fosse proceduto ad un ampio dibattito saremmo andati avanti con modifiche alla proposta di Rosy Bindi e del governo Prodi per arrivare ad un dispositivo più accettabile della Cirinnà. All’epoca anche io ero contrario, ma oggi dico che abbiamo sbagliato. Abbiamo perso l’occasione, tutti, cioè tutte le parti che hanno criticato i Dico, per trovare una mediazione più alta, per procedere ad una discussione seria su una possibile linea di intesa. Il no radicale, anche il mio lo ammetto, ha fermato il disegno di legge di Rosy Bindi e oggi ci troviamo, approvata dal Parlamento, una legge più radicale dei Dico, che fa soffrire di più, proprio perché oggi capiamo di aver sbagliato nettamente».

Adesso c’è chi propone il referendum contro la Cirinnà. Lei cosa ne pensa?
«L’ipotesi di abolire solo alcuni articoli della legge, quelle relativi alle unioni gay, mi sembra molto fantasiosa e difficile da praticare».

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