Le foto di questo servizio sono relative alla Via Crucis svoltasi al Colosseo il 19 aprile 2019, Venerdì Santo, presieduta da papa Francesco. Quest'immagine è dell'agenzia Reuters. Le altre foto sono dell'Osservatore Romano/Vatican.va
È una pagina di carità che il Papa ha deciso di condividere con tutti decidendo che le meditazioni per la Via Crucis al Colosseo, nel Venerdì Santo, fossero scritte dalla parrocchia della Casa di Reclusione “Due Palazzi” di Padova. Lo ha annunciato lo stesso Francesco nella lettera indirizzata al direttore de Il Mattino di Padova”, Paolo Possamai, nella quale annuncia che le meditazioni della Via Crucis di quest’anno sono state scritte dalla parrocchia della Casa di Reclusione “Due Palazzi”.
Ogni anno un tema lega le riflessioni relative alle 14 stazioni, spiega Jorge Mario Bergoglio. Aggiungendo:«Dio è il Dio che parla dentro ad una storia, attraverso dei volti, usando le nostre biografie». Francesco si sofferma poi sulla scelta del carcere “colto nella sua interezza” per fare in modo che, anche stavolta, dice, “fossero gli ultimi a dettarci il passo”. Meditazioni che assieme a don Marco Pozza, cappellano dello stesso carcere, sono state pensate come "un’opera corale" unendo i vari volti che compongono il mondo delle carceri: “la vittima, la persona detenuta, l'agente di Polizia Penitenziaria, il volontario, la famiglia di chi è detenuto, il magistrato di sorveglianza, il funzionario pedagogico, la Chiesa, la persona innocente, a volte, ingiustamente accusata”. C’è infatti il rischio di raccontare un particolare a scapito dell’insieme ma, ricorda Francesco, “la risurrezione di un uomo non è mai opera di un singolo, ma di una comunità che lavora alleandosi assieme”.
Meditazioni che, rileva ancora, lo hanno commosso: “mi sono sentito fratello di chi ha sbagliato e di chi accetta di mettersi accanto a loro per riprendere la risalita dalla scarpata”, consapevole che quando si riescono a coniugare giustizia e misericordia - cosa non semplice - “il guadagno è a favore di tutta la società”. “Dio benedica il buon cuore di chi sfida l’indifferenza con la tenerezza”, conclude il Papa rivolgendo in particolare la sua benedizione a quanti “stanno piangendo un loro caro e “alle persone anziane, ammalate e detenute che, a causa dell'emergenza, si trovano impossibilitate anche a ricevere una semplice visita di conforto”.