Con la solita malizia popolana i leader leghisti ogni tanto avvelenano la politica senza nemmeno assumersi la responsabilità di quello che hanno detto o fatto, sparandola grossa e poi minimizzando, dicendo e non dicendo, alludendo a un retropensiero fin troppo ovvio, vellicando la pancia del popolino e pensando di far fesso chi si indigna. Chi si ricorda i minacciosi trecentomila fucili bergamaschi evocati dall'Umberto Bossi, che era solo una battuta, o l'invenzione della milizia delle camicie verdi, poi derubricate a corpo di volontari di protezione civile dopo che la Procura veronese aveva dimostrato di prender la cosa sul serio? Per non andare al famoso cappio sventolato da un deputato in Parlamento nel 1992. In demagogia si fa così: si fa per scherzare, una battuta tira l'altra, tanto il messaggio ormai è passato. Anche oggi che la Lega ha messo i cingoli e la pala meccanica al Carroccio, trasformandolo in ruspa.
Ha un bel dire, Matteo Salvini, ormai "pronto a governare", che "la ruspa fa giustizia di tanti errori", che "la uso per Renzi non per qualcun altro", e anche "per far ripartire il lavoro". Tanto lo aveva detto chiaro e forte - non molti giorni fa - che con i campi rom serve la ruspa, che significa sgomberare, radere a zero le loro case e baracche, buttarli in strada e sotto i ponti senza una soluzione di qualsiasi tipo a un problema complesso e umano. All'indomani delle elezioni regionali si era pure presentato con una maglietta che inneggia all'attrezzo meccanico. Un successo. A Pontida se ne sono viste di tutti i tipi: caterpillar con la benna inalberata sul pratone (dove una volta sorgeva la statua di Alberto Da Giussano), icone trademark sulle T-shirt, modellini-gadget alle bancarelle, persino sulle bandiere della Liga veneta come un pennacchio.
In Italia non ci facciamo mancare nulla, abbiamo persino il partito delle ruspe, che politicamente si portano dietro un'immagine inequivocabile di macchina distruttrice che rade al suolo, schiaccia, priva, rottama, metafora di una politica antisistema che ha poco da proporre e molto su cui passar sopra: l'euro, le tasse, gli immigrati, perfino il Papa e naturalmente i rom. Questo amore per il mezzo cingolato fa davvero pensare ed è di antica data. Si erano messi a costruire una sorta di strampalata ruspa blindata persino quei mattocchi indipendentisti che volevano far insorgere il Veneto, finiti davanti ai magistrati. Con questa strana ebbrezza cingolata di ruspa e di governo si può passare disinvoltamente da un partito federalista a uno nazionalista. Il contrario di chi vorrebbe costruire, mattone su mattone, utilizzando pietre angolari.