Il Mulino del Po è un libro monumentale, diventato in anni recenti, da quando le case editrici non stampano più volentieri per ragioni economiche i grandi tomi in due volumi, complicato da leggere su carta, per l’ingombro. Lo ha salvato, probabilmente, una provvidenziale recente edizione digitale. È il romanzo che ha consacrato l’autore Riccardo Bacchelli (foto) alla storia della letteratura e alle antologie.
Eppure per sua sventura oggi il suo nome è però famoso anche e forse più per una legge, nata per lui, di cui non ha fatto in tempo a fruire, perché scomparso solo due mesi dopo la promulgazione della norma. La legge Bacchelli appunto, che oggi ha fatto notizia perché è stata accordata allo scrittore Aldo Nove fermato da una malattia che attualmente gli rende impossibile il lavoro, e ad altre due persone: il pasticcere Silvano Orlandi, noto per aver servito le tavole di molti famosi e la soprano di origini giapponesi Emiko Kubota.
La storia della cosiddetta “legge Bacchelli” risale al Governo Craxi e al 1985 quando è entrata in Gazzetta Ufficiale. La norma ha previsto l’istituzione di un fondo, nato allora, per andare in aiuto di «cittadini illustri che versano in uno stato di particolare necessità».
Si tratta di un sostegno, i cui requisiti sono stati aggiornati nel 2010, che entra in gioco quando la vita va storta a persone che possono vantare chiara fama per aver illustrato la Patria con i meriti acquisiti nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell'economia, del lavoro, dello sport e nel disimpegno di pubblici uffici o di attività svolte a fini sociali, filantropici e umanitari che si trovino in stato di necessità e che non abbiano riportato condanne penali che comportino l’interdizione dai pubblici uffici e siano cittadini italiani.
Il criterio della “chiara fama” è accertato dalla Commissione consultiva (Commissione Bacchelli), nominata con decreto del Segretario generale 14 dicembre 2017 e integrata nella sua composizione con decreto del Segretario generale 7 marzo 2019. La Commissione dura in carica per 4 anni. La sua funzione è ovviamente quella di ridurre la discrezionalità di un intervento che in qualche modo distingue per statuto i “famosi” dalle persone comuni. Il cosiddetto “vitalizio”, che però viene revocato qualora intervengano condanne o lo stato di particolare necessità venga meno, ammonta ad un massimo di 24.000 euro lordi annui e viene con proprio decreto e su conforme deliberazione del Consiglio dei Ministri, dal Presidente del Consiglio, previa comunicazione al Parlamento.
Tra le persone che ne hanno beneficiato la prima fu la scrittrice napoletana Anna Maria Ortese, la prima donna a seguire il giro d’Italia per raccontarlo nel 1955, autrice tra le altre cose di Il mare non bagna Napoli e, dopo, la poetessa Alda Merini. Ma non sono mancate figure dell’arte, dello sport e dello spettacolo, per le quali accade che la legge faccia discutere, soprattutto nei casi in cui l’aiuto di stato giunge a persone che sono state molto famose nel proprio campo, cosa che la pubblica opinione a pensare che abbiano guadagnato in proporzione, anche se non sempre è andata davvero così.