Nata da un pasticcio concettuale (il proposito di travasare una posizione culturale e filosofica, in poche parole un'ideologia, in un provvedimento tecnico sull'ordine pubblico), la legge anti-omofobia inevitabilmente si conclude in un pasticcio.
Il disegno di legge approvato alla Camera (228 sì, 57 no e 108 astenuti) non piace a nessuno e ha molte probabilità di essere respinto al Senato. E alla stessa Camera il voto favorevole è stato ottenuto solo dopo una lunga e sfinente discussione sul cosiddetto "emendamento Venini-Gitti" che introduce, è vero, un elemento di ragionevolezza nel testo del disegno, ma che proprio per questo proietta un'mbra di ridicolo sull'intera faccenda.
Grazie all'emendamento, sono escluse dalla fattispecie del reato di omofobia tutte le posizioni "assunte all'interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione, religiosa o di culto nell'ambito dei principi di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni".
Il che porta a due conclusioni. La prima è questa: l'emendamento dimostra quanto anche Famiglia Cristiana sosteneva da tempo, e cioè che il testo originario della legge configurava almeno il rischio di una reintroduzione del reato d'opinione. Seconda conclusione: il rischio, grazie all'emendamento, è scongiurato. Ma solo grazie all'introduzione di un altro sgradevole principio: cioè che, almeno rispetto all'omofobia, nella stravagante fattoria Italia gli animali sono tutti uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.
L'emendamento in sostanza dice che un sindacalista o un sacerdote o il presidente di un'associazione culturale potranno, per esempio, affermare che la famiglia naturale è quella composta da un uomo e una donna e, nell'ambito delle proprie organizzazioni, svolgere attività pubblica in tal senso. Ma una persona "qualunque", un singolo cittadino convinto delle proprie idee, invece, rischierà comunque di incorrere nel reato di omofobia se, altro esempio, s'impegnerà in una discussione al bar su questo tema.
Che dire se non: auguri a tutti?