GIAMPIETRO R. Dopo la consacrazione si dice: «Mistero della fede», espressione che non mi piace perché esprime qualcosa di oscuro, nascosto, pericoloso. La sostituirei con «atto della fede» o altro.
Mistero è il termine più antico e originario
per dire “sacramento”, cioè luogo
dell’incontro con Dio e la sua salvezza. Incontro
che trova il suo vertice in quell’Eucaristia
dove, attraverso i segni conviviali del
pane e del vino, Cristo si unisce sacramentalmente
(cioè misteriosamente) a noi per
renderci partecipi della sua “storia”, del suo
sacrificio e della sua gloria. Nel linguaggio
cultuale cristiano “mistero” non è sinonimo
di segreto, ma fa riferimento all’insondabile
disegno divino di salvezza che ci è stato
rivelato nella vita di Gesù, soprattutto nella
sua morte e risurrezione (cfr. Ef 1, 3-14). È
con questo ampio significato che oggi viene
pronunciato nel cuore della preghiera
eucaristica e non semplicemente in riferimento
alla presenza eucaristica. Ciò risulta
chiaro dall’acclamazione dell’assemblea.
D’altra parte «Mistero della fede» è presente
nel rito romano insieme alle parole della
consacrazione fin dal VII secolo.