Caro Papa,
mi unisco a Lei e a quelli che, sinceramente, digiuneranno sabato per la Siria. Però, nonostante la mia adesione, non posso esimermi dal porle delle domande. La prima è: Perché solo ora questo digiuno, dopo 110 mila morti e milioni di profughi? quasi un anno fa, proprio da queste pagine scrissi al suo predecessore. In quella lettera domandai alla Chiesa un segno inequivocabile di vicinanza verso il popolo siriano e auspicai di sentire un grido, chiaro e forte, di condanna contro Assad.
Purtroppo, non ho ricevuto alcuna risposta. Nell’arco di questi due anni e mezzo molti tra noi siriani democratici, compreso il nostro amato padre Paolo Dall’Oglio, lanciammo grida nel deserto morale di questo Occidente che ha preferito guardare l’agonia della culla della civiltà. Bisogna aver coraggio anche per scegliere di essere neutrali.
Se la mattina del 21 agosto 2013 il mondo non avesse visto le immagini del massacro chimico a Damasco, forse, non sarebbe mai nato nessun dibattito. Obama non avrebbe mai minacciato di intervenire militarmente in Siria e quei 1.400 gasati sarebbero morti in 14 giorni, cioè al ritmo di 100 persone al giorno: la media di vittime che ci accompagna in questa caduta libera verso l’inferno. Se tutto ciò non fosse accaduto, si sarebbe invocata la pace per la Siria?
Invocare la pace, desiderarla, significa avere in mente chi sono i colpevoli e chi gli innocenti; senza aspettare il giudizio tardivo della storia. Oggi in Siria ci sono molti colpevoli, primo fra tutti il regime che ha sistematicamente massacrato il suo stesso popolo e che ha la responsabilità principale di aver provocato lo scontro confessionale in atto nel paese. Nel vuoto provocato dal genocidio siriano ha attecchito l’odio, dal quale è sorto il fondamentalismo che non rispecchia la rivoluzione siriana, né il popolo che ha scelto di marciare verso la libertà.
Caro Papa, domani sarò con lei spiritualmente ma nel mio cuore, quando pronuncerò la parola pace, non potrò non gridare i nomi dei colpevoli che tanta sventura arrecano al popolo siriano
Invochiamo la pace, ma consapevoli che il massacro in Siria non è cominciato da venti giorni.
Chi le indirizza questa lettera è un credente nell’ Islam e innamorato di Gesù.