Mandare una cartolina a
Anthony Farina con gli auguri di buon anno nel braccio della morte
della Florida. È questo che chiedono la Comunità di Sant’Egidio,
Nessuno tocchi Caino e altre organizzazioni che stanno lottando per
salvargli la vita.
Anthony, nato in una famiglia povera e vittima di
ripetuti abusi sessuali durante l’infanzia, è un cittadino
italo-americano da 20 detenuto nel braccio della morte nonostante non
abbia ucciso nessuno. Fu arrestato durante una rapina in un fast food
a Daytona Beach, in Florida, quando suo fratello, allora sedicenne,
sparò e uccise una dipendente. Come riportano gli stessi documenti e
testimonianze processuali, Anthony non era neanche armato, eppure,
vista l’impossibilità di condannare a morte il fratello per la
giovane età, il pubblico ministero chiese, e ottenne, una sentenza
di morte per Anthony.
Da allora, “vive”
sospeso, in attesa che gli venga comunicata la data dell’esecuzione.
Una buona notizia è quella del rigetto da parte della Corte federale
del ricorso presentato dal procuratore della Florida contro la
decisione di revisione della condanna a morte.
Lo scorso 30
settembre, infatti, la Corte aveva decretato l’incostituzionalità
del modo in cui era stata chiesta la condanna a morte, poiché la
pubblica accusa, rivolgendosi ai giurati popolari per invocare il
massimo della pena, manipolò le parole della Bibbia, definendosi
«agente
di Dio» e «strumento
di punizione divina», condizionando illegittimamente la giuria e
violando quindi l’VIII Emendamento della Costituzione.
Tuttavia,
queste buone notizie non assicurano che Anthony avrà salva la vita,
perché la Corte Suprema degli Stati Uniti potrebbe ancora ribaltare
la decisione. Per questo, le associazioni che lottano contro
“l’omicidio di Stato” si stanno mobilitando per far conoscere
il suo caso. Anche dall’Italia, che gli ha concesso la cittadinanza
nel novembre 2012, arrivano delle voci in suo sostegno: il parroco e
il sindaco di Santo Stefano di Camastra, il paese della provincia di
Messina da cui sono originari i genitori di Anthony, hanno annunciato
la volontà di accogliere i due fratelli con prospettive di
reinserimento sociale e lavorativo.
Commenta il sindaco: «Si
tratta di un ragazzo che potrebbe morire per l’errore più grande
della sua vita, commesso a soli 18 anni. Ha preso parte a un fatto di
sangue, ma che lui non abbia commesso l’omicidio è una verità
sacrosanta».
Per Anthony, la vita
nel braccio della morte non è semplice. Per questo, in occasione del
nuovo anno, Sant’Egidio e le altre associazioni propongono di
mandargli una cartolina di auguri. Nei bracci della morte, infatti,
scrivere e ricevere posta è come spezzare le sbarre per far passare
le parole e l’affetto che vengono da fuori, anche da molto lontano.
"Non posso più fare niente per la mia vita. Anche se non potete aiutarmi a uscire di qui, potete scrivermi, essermi amici"
L’amicizia di penna
della Comunità di Sant’Egidio con centinaia di condannati a morte
in tanti Paesi del mondo (Usa, Trinidad e Tobago, Camerun, Zambia) è
una storia di vari anni, nata da una lettera di Dominique Green, un
afroamericano giustiziato in Texas nel 2004 per un omicidio di cui si
era sempre proclamato innocente.
Cresciuto in una famiglia povera,
durante il processo gli fu assegnato un avvocato d’ufficio
inesperto e poco competente: fu condannato alla pena capitale senza
che fosse presentata alcuna prova certa della sua responsabilità.
Sant’Egidio iniziò a corrispondere con lui dopo la pubblicazione
di una lettera in cui scriveva: «Ho
bisogno di qualcuno che voglia aiutarmi. Ho pensato che voi siete in
grado di aiutarmi a trovare qualcuno che abbia tempo di scrivermi o
di aiutarmi, perché io negli ultimi tempi non sapevo proprio come
chiedere aiuto o amicizia... La solitudine di questo luogo comincia
ad avere effetto su di me, anche perché ho realizzato che posso
finire per morire qui per qualcosa che non ho commesso. Sono chiuso
in un braccio della morte da 5 lunghissimi anni, sono entrato qui
dentro che ero un ragazzo, ora sono uomo e capisco molte cose, ma non
posso più fare niente per la mia vita. Anche se non potete aiutarmi
a uscire di qui, potete scrivermi, essermi amici».
Negli anni, tante
corrispondenze hanno mostrato che avere qualcuno a cui scrivere
scandisce il tempo, apre uno spazio di affetto, aiuta a non perdere
la fiducia. Vladimir dalla Siberia scrive: «I
giorni passano tutti uguali e niente li distingue l’uno dall’altro,
si differenziano solo per il nome del giorno e del mese e passano
come se fosse un unico, banale e infinito giorno». E Aleksej
aggiunge: «La
sua lettera mi ha colto di sorpresa. Si era rafforzata in me
l’opinione che con uno come me nessuno potesse voler corrispondere,
per parlare di cose pulite, sincere, amichevoli».
Quando ci si sente
considerati spazzatura, infatti, si stenta a credere che ci sia
veramente qualcuno disposto a fare amicizia: «La
ringrazio enormemente per la sua lettera e per il suo buon cuore. C’è
infatti l’abitudine a vederci solo come delinquenti e nessuno sa o
vuole gettare uno sguardo anche sulla nostra anima» (Sasha,
Siberia).
Negli ultimi momenti di vita, poi, il contatto epistolare è
una consolazione e una forza per quelli che si avvicinano al momento
dell’esecuzione, è la certezza di non essere dimenticati. Joe
Mario Trevino, giustiziato in Texas nel 1999, scriveva al suo amico
di penna: «Mio
carissimo amico, quando riceverai questa lettera non sarò più tra i
viventi, ma mi va bene lo stesso, perché andrò in un posto
migliore, dove dolore e sofferenza non esistono più, per cui, per
favore non essere triste. Sono stato estremamente fortunato a essere
benedetto da tanta amicizia».
Per mandare una
cartolina di auguri a Anthony Farina l’indirizzo è:
Anthony J. Farina, Jr.
#684135
UCI P6224, 7819 N. W.
228th Street
Raiford, FL 32026, USA.