Sabato 14 e domenica 15 ottobre presso l’UniCredit Pavilion in Piazza Gae Aulenti a Milano si svolgerà la nuova edizione del Festival delle lettere, la manifestazione italiana che celebra la scrittura epistolare. Il tema di quest'anno è: lettera a un cervello in fuga. Sono state quindi raccolte molte lettere scritte da madri e, a volte, da sorelle e padri a ragazzi e ragazze che studiano all'estero. Eccone alcune:
CINZIA
Tuo fratello Andrea è il piccolo di casa, sta crescendo anche lui in fretta ed è il nostro catalizzatore: è lui che ci fa sentire una famiglia anche se sparsi per il mondo, perché non è vero che la lontananza si può negare. Né la tecnologia né la forza di volontà può colmare quel vuoto.
(...)
Succede anche che in una serata qualunque, mentre la televisione fa da sottofondo alla cena, il respiro mi si blocca e il cuore perde un colpo. Prima ancora di ascoltare la notizia ho riconosciuto il luogo: è il mercatino di Natale di Berlino, quello vicino alla tua Università, quello dove ci hai portato lo scorso anno (...) E allora i messaggi sul gruppo Whatsapp “ciau family” che è diventato il nostro modo di comunicare più simile allo stare insieme, le telefonate, le mail, per 30 eterni minuti non hanno risposta (...) Poi rispondi, ignara di tutto, eri lontanissima da quel luogo di dolore, ma non posso fare a meno di stare male pensando che qualche genitore non è stato altrettanto fortunato.
GIOVANNA
L’Isola di Smeraldo si rimpiccioliva sempre di più sotto i tuoi occhi, e tu avevi capito che la stavi salutando per sempre. Da quel giorno tutto è ricominciato, al contrario. Hai la sensazione continua, costante, di qualcosa che ti manca. (...) In realtà, il capriccioso paradosso italiano lo avevi capito fin dall’inizio: fin quando ci vivi, in Italia, cervello, nessuno ti cerca. Poi parti, diventi “un cervello in fuga” e tutti ti rivogliono a casa.
IRENE
Negli ultimi mesi ho salutato molti marinai, pronti a salpare in cerca di un porto migliore di questo. Amici, colleghi, così detti 'cervelli in fuga'. (...) I marinai li riconosci da lontano: biglietto di sola andata in tasca e occhi che luccicano. Sono affascinanti, entusiasti e timorosi al tempo stesso, regalano sorrisi a denti stretti e abbracci che non finirebbero mai. Oggi tocca a te, marinaio amico e fratello. Sei pronto?
È una domanda stupida, lo so. Che ci vuoi fare? Le sorelle a volte sono così, stupide al punto giusto da perdere le parole. M'impegno a frugare tra i pensieri ma non trovo di meglio, così li metto a tacere e ti guardo allontanarti. Passo sicuro e spalle grosse, pronte a sostenere i tuoi sogni.
Un istante dopo svanisci oltre il gate.
FILIPPO
Di come sia Pechino non ne ho idea. Prima o poi ci decideremo a prendere un aereo e venire a vedere com’è. Fino ad allora, mi basta sapere che si trova in una parte del mondo abbastanza grande perché tu possa “essere felice facendo il tuo destino”. (...) Mi basta vederti sul computer (quasi) ogni sera esausto e felice per una giornata passata a fare quello che ami, per comprendere, ringraziare e benedire di nuovo questa distanza che ci separa.
DONATELLA
C'è un passaggio tra quelle righe scritte fitte “ogni tanto spediscimi una lettera vera, come questa, che si possa toccare”. Qualche volta l'ho fatto ancora, ma non tanto spesso...la tecnologia ci ha dato tanto, ma tolto piaceri palpabili. Ora sono qui a riprovarci, perché hai ragione, avere tra le mani un foglio scritto con la penna è un po' come accarezzare quelle dita. (...)
Ho mescolato nella tua grande valigia le tue speranze con le mie e ho aggiunto una grande dose di fiducia in te: ne è uscita una miscela vincente che a distanza di quasi quattro anni dimostra ancora di essere la ricetta giusta.