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lunedì 23 giugno 2025
 
 

L’Europa salvata dalle microimprese

20/01/2012  Regno Unito, Germania e Italia registrano un aumento dei posti di lavoro ben superiore a quelli offerti dalle grandi società. In controtendenza la Spagna

Tra il 2002 e il 2010 le piccole e medie imprese (Sme) hanno contribuito per l’85% alla creazione netta di posti di lavoro in Europa, con un particolare apporto della microimpresa, pari al 58%. E’ da notare come le prime cinque economie europee (Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna) seguano un andamento piuttosto omogeneo e allineato con quello riferito all’intero sistema Europa: anche paesi caratterizzati da un mercato maggiormente concentrato e da una forte presenza di aziende di grandi dimensioni registrano un successo della piccola impresa, dal punto di vista occupazionale, nel periodo 2002-2010.


Primo fra tutti, il Regno Unito, uno dei maggiori mercati finanziari mondiali, basato su un modello economico tipicamente anglosassone, registra un incremento medio annuo di posti di lavoro nelle imprese con meno di 10 addetti del 2,4%, contro un apporto della grande impresa dello 0,5%. La Germania ha registrato un aumento occupazionale annuo nelle microimprese del 2,2% (1,7% per le Pmi in generale), mentre le aziende di maggiori dimensioni si sono fermate allo 0,2%. L’Italia presenta dati allineati a quelli europei (+1,0% le micro; +0,8% le Pmi; +0,4% le grandi), mentre si registra un sostanziale bilanciamento in Francia, dove l’aumento occupazionale medio annuo è stato dello 0,3% per le Pmi e dello 0,5% per le grandi imprese. In controtendenza il mercato del lavoro in Spagna, dove la maggior crescita percentuale di assunzioni è avvenuta proprio nelle imprese di maggiori dimensioni (+1,8% annuo), mentre per le piccole e medie imprese si registra un modesto +0,2% annuo (+0,4% per quanto riguarda le micro).

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