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venerdì 04 ottobre 2024
 
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San Rocco, nel cuore di Torino: entro in chiesa e vado a scuola

16/09/2020  Protagonisti delle lezioni in una classe inusuale (con un ambone al posto della cattedra e pregevoli testimonianze d’arte sacra invece delle cartine geografiche alle pareti) sono 23 studenti all’ultimo anno del Liceo Scientifico, che frequentano la sede torinese del Convitto Nazionale Umberto I. Parla don Fredo Olivero, un sacerdote da sempre attento alle esigenze del territorio

I banchi di una chiesa diventano banchi di scuola. E’ quanto accade a Torino, in tempo di pandemia. Nell’antica navata, dove di domenica siedono i fedeli, da lunedì a venerdì prendono posto i ragazzi per le lezioni. In aula, i famigerati banchi monoposto ministeriali tardano ad arrivare. Così, per consentire di iniziare senza problemi l’anno scolastico, don Fredo Olivero (sacerdote da sempre impegnato a fianco degli ultimi) apre agli studenti le porte della chiesa di San Rocco, un gioiello culturale e spirituale nel cuore della città. Si tratta, ovviamente, di una sistemazione temporanea (destinata, nelle intenzioni di chi l’ha immaginata, a durare non più di una settimana), però ha qualcosa da dire tanto al mondo della scuola, quanto alla comunità ecclesiale.

Protagonisti delle lezioni in una classe inusuale (con un ambone al posto della cattedra e pregevoli testimonianze d’arte sacra invece delle cartine geografiche alle pareti) sono 23 studenti all’ultimo anno del Liceo Scientifico, che frequentano la sede torinese del Convitto Nazionale Umberto I. Una scuola particolare, molto aperta alla dimensione internazionale, tanto che alcuni degli iscritti hanno, nel loro piano di studi, anche un corso di cinese.

A pochi giorni dalla ripresa della scuola, il Convitto Umberto I (come migliaia di altri istituti italiani) si trova alle prese con le nuove e complesse disposizioni anti-Covid. Le attrezzature promesse dal Ministero non sono ancora arrivate e, per ovviare in tempi rapidi al problema, la dirigente scolastica, la prof. Giulia Guglielmini, pensa di chiedere aiuto al sacerdote. Da notare che la chiesa (non una parrocchia, ma una comunità con caratteristiche molto particolari) e l’istituto sono vicini. Già in passato avevano collaborato per alcuni progetti legati alla valorizzazione dei beni artistici. Immediatamente don Fredo si mette a disposizione. E il primo giorno di scuola, per la 5 H del liceo, la giornata non inizia con il suono della campanella, ma con l’apertura dell’antico portale in legno.

La comunità di San Rocco è nota per essere una realtà molto accogliente. Già punto di riferimento per i cristiani africani, la piccola chiesa nel cuore del centro storico ospita anche un’intensa attività culturale: concerti e mostre d’arte sacra. La parentesi scolastica non è che un ulteriore tassello, nato da necessità pratiche, ma capace di dischiudere incontri inattesi. «E’ bello parlare con questi ragazzi» racconta don Fredo. «Sono giustamente affezionati alla tradizione laica del loro istituto, però sanno anche guardare con attenzione e con profondità allo spazio che in questi giorni li ospita».

Uno spazio denso di storia. «Ho raccontato loro che, a pochi passi da qui, nel ‘400 è nata l’Università di Torino (la stessa dove, nel 1506, Erasmo da Rotterdam ha conseguito la laurea in teologia, ndr). Ho raccontato di quando, nel corso dei secoli, durante epidemie e pestilenze, in questo luogo venivano sepolti i corpi delle persone che non avevano parenti: un segno di umanità del quale dobbiamo farci eredi. Qualunque sia il domani di questi ragazzi, spero che qui possano respirare un clima di accoglienza e di comunità».

A Torino, la chiesa di san Rocco non è la sola istituzione ecclesiastica attenta alle necessità della scuola in tempo di pandemia. Pochi giorni fa è stato firmato un protocollo d’intesa tra Diocesi e Comune. Su iniziativa dell’arcivescovo Cesare Nosiglia, parrocchie e istituti religiosi sono stati invitati a mettere a disposizione i loro ambienti per le lezioni scolastiche, in orari che non contrastano con l’attività pastorale. Alcune realtà si sono già rese disponibili e al momento sono in corso le verifiche tecniche. Magari non ricapiterà di assistere a una lezione di letteratura italiana sui banchi di una chiesa. Ma in un’aula di catechismo molto probabilmente sì.

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