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lunedì 14 ottobre 2024
 
 

Liberalizzazioni, ora di fare il punto

02/04/2012  Lo scorso 22 marzo il decreto sulle liberalizzazioni si è finalmente trasformato in legge. Ecco cosa cambia per banche, taxisti, società petrolifere e farmacie.

Ci hanno provato in tutti i modi tanto che l’assalto ai Palazzi in effetti c’è stato: i lobbisti hanno intasato i corridoi di Palazzo Carpegna, dove si riuniva la Commissione Industria quando il decreto Cresci Italia era in esame al Senato. Il provvedimento ha affrontato la bellezza di 2400 emendamenti ma nonostante tutto, mentre l’attenzione era concentrata prevalentemente sulla riforma del lavoro, licenziata alla fine della settimana scorsa dal governo con un disegno di legge, nell’Aula di Montecitorio il decreto sulle liberalizzazioni si è trasformato in legge giovedì 22 marzo, con 365 voti a favore e 61 contrari. È effettivo da lunedì 26 anche se è bene dire che prima di vederne gli effetti concreti, quelli sulla vita di tutti i giorni, ci vorrà del tempo perché i mercati hanno una certa inerzia e le virate, ammesso che ci siano, non sono istantanee.

E allora rispetto alla prima versione del decreto, quella uscita dal Consiglio dei ministri per l’esame dell’Aula circa due mesi fa vediamo cosa è cambiato e cosa no sotto la pressione delle lobbies delle professioni e dell’industria, ricordando che parliamo di un Paese, il nostro, che nell’indice elaborato da Heritage Foundation e Wall Street Journal sulla libertà dei mercati, che assegna una misura da 1 a 100, si trova all’87esimo posto con un indice di 60,3. Tant’è che alla fine la pressione delle lobbies si era fatta così palpabile e asfissiante che il governo ha pensato di introdurre un registro dei lobbisti entro aprile, con tanto di accesso ai palazzi regolamentato che eviti gli intasamenti nei corridoi e sanzioni. Regolamento per i lobbisti ‘esterni’ ovviamente, visto che in Parlamento, tra Camera e Senato, siedono 133 avvocati, 90 giornalisti, 53 medici e...avanti c’è posto.

Ma a fare pressione non ci sono solo i professionisti, molto peso, anzi maggiore, hanno i gruppi industriali, economici e finanziari. Una delle resistenze più forti è venuta dal mondo delle banche, toccato nel vivo dalla norma che prevedeva l’azzeramento delle commissioni per le concessioni di linee di credito, anche oltre lo sconfinamento per gli affidamenti. Questa norma, introdotta con un emendamento del Pd in Commissione Industria il 28 febbraio, ha provocato una vera e propria rivolta dei banchieri, arrivando fino alle dimissioni dell’esecutico dell’Abi in segno di protesta. È andato in scena un vero e proprio braccio di ferro durato circa un mese e che ha visto i banchieri uscire vittoriosi: venerdì scorso il Cdm le reintroduce con un decreto legge seguendo l’Ordine del giorno presentato alla Camera dalla maggioranza, leggi anche dallo stesso Pd promotore al Senato del loro azzeramento. Si torna al precedente tetto massimo dello 0,5% trimestrale per fidi e affidamenti, inserito nel Salva Italia di fine 2011. Rispetto al primo testo della riforma però viene ripristinato l’azzeramento delle commissioni sul pagamento dei carburanti con carte e bancomat sotto i cento euro. Resta poi la macchia di avere i conti correnti più costosi di tutta la Ue, secondo la Commissione europea prontamente contestata dall’Abi. La media si aggira sui 122 euro annui esclusi i 34 euro circa di bolli statali. Ma alla fine i pensionati che accreditano sul conto corrente le loro pensioni mensili di importo inferiore o uguale ai 1500 euro avranno il conto gratuito.

Nasce anche un osservatorio per l’accesso al credito, in particolare per le Pmi, che avrà facoltà di chiedere il riesame dei rifiuti nelle concessioni di prestiti da parte delle banche. Questi a gennaio sono calati del 2,1% rispetto al mese di dicembre, ma per l’Abi la sofferenza delle banche è dovuta all’erogazione di 200 miliardi in più rispetto a quanto hanno a disposizione. Gli istituti di credito si impegnano ora sia a favorire il finanziamento dei nuovi progetti sia per lo smobilizzo dei crediti vantati nei confronti della Pa dalle aziende. Vedremo. Si liberalizza poi in certa misura il mercato dei mutui che saranno portabili e rinegoziabili da una banca all’altra senza oneri aggiuntivi. Infine dovrebbe essere ripristinato, sempre tramite odg dell’Aula, il tetto dell’1,5% alle commissioni a carico degli esercenti per i pagamenti effettuati a mezzo carte.

Un altro punto caldo delle liberalizzazioni è quello del comparto dei carburanti, dei quali stiamo assistendo a una corsa folle al rialzo, tutta italiana. Al momento la situazione sembra essere l’esatto opposto di quella che si vorrebbe creare, con una corsa irrefrenabile che riguarda tutte le compagnie petrolifere. Dopo aver toccato una media di 1,80 euro al litro a fine febbraio per la verde il prezzo si accinge a raggiungere quota 1,90, con un rincaro di 43 centesimi nell’ultimo anno, così che la benzina raggiunge i livelli più alti dagli anni Sessanta, peggio che durante lo shock petrolifero innescato dalla guerra dello Yom Kippur del 1973. Il nostro Paese si dimostra così quello con il costo della benzina più alto in Europa, e senza un’evidente causa scatenante o eventi catastrofici in corso, tanto da suscitare i sospetti di speculazione delle società petrolifere da parte della Guardia di Finanza che ha aperto un’indagine su richiesta della Procura di Varese.

A parziale contromisura durante la gestazione parlamentare non vengono toccate le misure previste nel decreto in entrata come la possibilità di vendere anche altri generi, giornali e tabacchi ai distributori, e solo per i proprietari dell’impianto di approvvigionarsi per il 50% dell’erogato anche da un produttore diverso da quello del marchio esposto. Si rincara di poco la dose: rientra il distributore plurimarca per i gestori titolari della licenza di esercizio, insieme un po’ più ampio di quello dei soli proprietari dell’impianto, ma previo indennizzo alla compagnia per l’uso del marchio e per gli investimenti. Insomma dovrebbe esserci una spinta a rendere più efficiente la distribuzione e quindi alla lunga a ritoccare in giù i prezzi. Dovrebbe aumentare anche il numero dei benzinai no logo.

Quanto all’energia si prosegue con lo scorporo di Eni da Snam rete gas con un abbassamento ulteriore della quota residua di Eni al 5%,dal 20% previsto in un primo momento e dal 52% attuale. La separazione riguarderà tutti gli aspetti di business, da stoccaggio a distribuzione, trasporto e rigassificazione. Entro il 31 maggio il decreto sullo scorporo e entro settembre 2013 la separazione effettiva. L’azienda ha appena chiuso il 2011 con un fatturato di 3,2 miliardi di euro, in crescita del 2,7%. Secondo l’ingegner Carlo Malacarne, ad di Snam:”Senza Eni per Snam sarà più facile diventare leader europeo delle reti”, obiettivo chiaro dunque senza troppi giri di parole. Ed in effetti l’idea è quella che senza Eni il colosso della rete del gas potrà procedere più facilmente ad acquisizioni e joint ventures.

Non va dimenticato poi l’importante intervento sulle professioni, per cui saranno abolite le tariffe minime. Lobby estremamente pervasiva ed influente che però questa volta non ha avuto la meglio, quella dei professionisti appunto e dei vari Ordini, anzi alla fine leggermente ammorbidita la formulazione sui preventivi, non più obbligatori per scritto, ma gli oneri di massima della prestazione andranno comunicati al momento dell’incarico. I soci di puro capitale nelle società di professionisti fermi solo al 33% e dal 2015 un concorso l’anno per i notai, per ora un aumento di 500 unità.

Una soluzione invece introdotta ex novo in questi due mesi di gestazione è l’Imu per la Chiesa, che si pagherà a partire da gennaio 2013. Si applicherà agli immobili adibiti ad attività commerciali, anche solo in parte. Esentate le scuole se la loro attività è non commerciale e con finalità non lucrative, avanzi di gestione reinvestiti nella didattica. Restano però del tutto esenti gli immobili dei partiti politici.

Sull’altro fronte caldo delle assicurazioni auto ci sono buone novità per i virtuosi, chi in un anno ha avuto zero incidenti, per i quali le compagnie assicurative saranno obbligate ad abbassare in automatico il premio dell’Rc auto, pena sanzione Isvap. Questo sarà accompagnato però ad una stretta sulle frodi che prevede fino a cinque anni di carcere per chi truffa simulando danni e sconti per chi installerà la scatola nera. Inoltre la tassa sui natanti passa da tassa sullo stazionamento a tassa sul possesso: non basterà più portare la barca in un porto estero, e a seconda della lunghezza il ‘popolo di navigatori’ pagherà dagli 800 ai 25mila euro l’anno.

Un’Odg della Lega impegna poi l’esecutivo in materia di frequenze Tv per l’annullamento del beauty contest, assegnazione gratuita, e per un’asta invece a titolo oneroso.

Sul pure importantissimo fronte delle imprese e dei consumatori diventa effettivo il provvedimento che consentirà ai giovani entro i 35 anni di aprire Srl con capitale di un euro (e fino a 10mila euro). Dopo diverse modifiche sarà alla fine necessario il notaio, ma per fortuna per questa fattispecie dovrà essere rigorosamente gratuito. Si ampliano a favore dei consumatori le condizioni per intraprendere una class action, basteranno interessi omogenei, e si amplificano anche i poteri dell’Antitrust che da sola, e quindi senza dover ricorrere al tribunale, potrà sancire come vessatorie le clausole di un contratto. A finanziarla però saranno le stesse aziende con ricavi superiori ai 50 milioni di euro, tramite un contributo ad hoc. Saranno poi costituiti 21 tribunali delle imprese, uno in ogni capoluogo di regione tranne Aosta e nasce il rating di legalità per le imprese che darà diritto ad agevolazioni di accesso al credito.

Verrà portato a poco meno di 5mila il numero delle farmacie per liberalizzare anche questo settore, una ogni 3300 abitanti. Dovrebbe arrivare un elenco di farmaci di fascia C da vendere anche nelle parafarmacie e saranno liberalizzati del tutto turni, orari e sconti.

Infine su una ciambella ‘forse’ senza buco: sul terreno dei taxi sono stati fatti diversi passi indietro. Non è sopravvissuta all’Aula la norma della prima ora che voleva il numero di licenze regolate dalla nascente Authority dei trasporti. Le licenze tornano in mano ai Comuni, e l’Authority darà solo un parere non vincolante, ma che potrà essere impugnato al Tar. Tradotto il meccanismo si fa un po’ farraginoso visto che a quanto pare l’ha spuntata la lobby dei tassisti nel mantenere il controllo al livello locale, ma non gliela si vuole dare vinta fino in fondo inserendo un contrappeso di controllo centrale, certo però secondo un meccanismo dai tempi di risposta che non sembrano velocissimi. Saltano anche le doppie licenze, le licenze part-time e stagionali, mentre dovrebbe essere possibile il taxi collettivo. Epocale svolta invece per i servizi di trasporto pubblico locale su gomma che dovranno essere messi a gara e quelli al momento in affidamento allo scadere non potranno essere prorogati così come sono.

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