Padre Paolo Dall'Oglio in un'immagine di repertorio. La fotografia è stata scattata all'interno in un convento libanese. Foto di Bryan Denton/New York Times/Contrasto.
Il 27 aprile 2013 le assenze erano ridotte al minimo. Un successo per una famiglia numerosa come la loro: due genitori, otto figli, generi, nuore, 22 nipoti e 13 pronipoti. L’appuntamento era a Roma per festeggiare i 90 anni di papà Cesare e i 63 anni di matrimonio tra lui e Donatella. Si sono ritrovati in tanti. Soprattutto c’era padre Paolo, sorridente come sempre. Aveva celebrato lui Messa, ovviamente. Poi aveva fatto ritorno in Siria, il suo amore, la sua vita,dove – tempo tre mesi – le sue tracce si sono perse nell'insanguinato dedalo della guerra civile. Rapito, si dice, da un gruppo di fondamentalisti islamici.
IL DUBBIO SE TACERE O PARLARE. In realtà, del gesuita padre Paolo Dall’Oglio, 59 anni, oggi
si sa poco o nulla. «Davanti alla tragedia di una terra che ogni giorno
registra sofferenza e lutti, davanti al dramma di chi scappa dagli
orrori del conflitto ci siamo chiesti se non era meglio tacere, per
rispetto del calvario altrui, o se parlare, una volta almeno, per
condividere quello che proviamo», confida Cecilia Dall’Oglio, 46 anni,
la sorella più giovane. «Ci siamo risposti che sì, era giusto
condividere il dono ricevuto, quello della fede, esattamente come hanno
fatto all’imbrunire di Pasqua i discepoli di Emmaus, una pagina della Scrittura non a caso scelta un anno fa da Paolo e i miei per il nostro speciale incontro di famiglia».
Disorientamento e dolore graffiano l’animo. Sarebbe disumano il contrario. Un fratello, Pietro Dall’Oglio, ha cercato risposte componendo un rap, Abuna Paolo,
Padre Paolo, e postandolo, come si dice nel gergo digitale, in Internet
su You Tube. «Poesia, cultura e impegno a volte son le chiavi giuste»,
canta: «Forse hai paura lì da solo, chissà che cosa pensi, i tuoi
silenzi sono per noi misteri,i tuoi ricordi vanno e vengono profondi tra
i pensieri».«Io posso parlare di nostro padre e nostra madre», riprende
Cecilia. «Papà tiene una fotografia di Paolo sul comodino e spesso
anche sulle gambe. Sopra,appoggia una corona del rosario. Una volta, era
un venerdì di Quaresima, gli ho passato soltanto la foto. “No, no,dammi
anche il rosario per favore”, mi ha detto, “è parte integrante, non
vanno mai disgiunti”».
OGNI GIORNO ALLA MESSA. La preghiera, dunque. E il mistero
eucaristico. «Finché hanno potuto, papà e mamma hanno partecipato ogni
giorno alla Messa. Ora la seguono in Tv. Mamma ha ritrovato un pensiero
scritto da papà. Riprende l’omelia pronunciata da Benedetto XVI durante
le celebrazioni del Corpus Domini il 26 maggio 2005: “In questa festa,
la Chiesa rivive il mistero del Giovedì santo alla luce della
risurrezione.Gesù esce e si consegna nelle mani del traditore, dello
sterminatore e,proprio così, vince la notte, vince le tenebre del male.
Solo così, il dono dell’Eucaristia, istituita nel Cenacolo, trova il suo
compimento”. In quelle parole, che papà ha definito un programma di
vita, c'è la pienezza del sacerdozio in generale e – sento – di quello
di Paolo, in particolare».
QUELLA RIGA IN ARABO. «Mamma è, come dire, più spontanea nella
sua solidità»,prosegue Cecilia Dall’Oglio. «Un giorno ha sentito un
versetto del salmo 68: “Lo zelo per la tua casa mi divora”. Di getto ha
cercato e trovato il ricordino per l’ordinazione sacerdotale di Paolo,
avvenuta 30 anni fa, a Damasco: c’era proprio quella riga, scritta in
arabo».
Da sinistra: la mamma Donatella, padre Paolo Dall'Oglio e il papà Cesare in una foto di un anno fa, tratta dall'album di famiglia.
L'APPELLO DELLA FAMIGLIA. Dopo Pasqua, i familiari hanno diffuso un appello. «Chiediamo
a chi lo detiene di dare a Paolo la possibilità di tornare alla sua
libertà e ai suoi cari, e a tutte le istituzioni chiediamo di continuare
ad adoperarsi in tal senso». Il 26 aprile, sabato in Albis,
chi ha potuto s’è incontrato per festeggiare i 64 anni di matrimonio.
Domenica 11 maggio, infine,una nipote, Alice, 20 anni, ha ricevuto il
Battesimo.
«Una grande gioia», conclude Cecilia, «in particolare in questo momento
che mi fa pensare alle parole dell’inno che papà continua a proclamarci:
“Irradia sulla tua Chiesa la gioia pasquale, o Signore, unisci alla tua
vittoria i rinati nel Battesimo”. E siamo sicuri che questo è un
sentimento condiviso da padre Paolo che proprio un anno fa annotava: “Ho
celebrato la Messa in molte famiglie: mistero di redenzione e
risurrezione. Con quanta intensità ti domando, o Dio, e domando al tuo
Spirito di sperimentare questo mistero ad ogni respiro e movimento”».