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giovedì 03 ottobre 2024
 
Il Centro San Nicola
 

Liberi dal gioco in 12 passi

29/06/2014  Il Centro San Nicola, sulle colline delle Marche, cura in due mesi le dipendenze, compresa la ludopatia. Parte integrante della terapia è il metodo Minnesota, messo a punto dagli Alcolisti Anonimi.

    Nel 2013 il fatturato del gioco d'azzardo in Italia è stato di 84 miliardi di euro e purtroppo sono diverse centinaia di migliaia gli italiani che soffrono di ludopatia, il comportamento compulsivo per il quale non si resiste all'impulso di giocare, con conseguenze disastrose per la vita personale e familiare. Ancora di più sono quelli considerati a rischio. "La situazione è diventata esplosiva con il radicarsi della crisi economica", sottolinea Vincenzo Aliotta, sociologo con esperienza trentennale nel campo delle dipendenze. "I danni economici e relazionali di questa patologia sono fortissimi: perdita del lavoro, distruzione delle situazioni familiari, emarginazione. E' una situazione nella quale si entra per solitudine e nella quale sostanzialmente si rimane sempre più soli".

    Nel gennaio 2013 Aliotta ha fondato il "Centro di recupero dalla dipendenza San Nicola" a Piticchio di Arcevia (Ancona), sulle colline delle Marche, dove il percorso di recupero per le vittime di droghe e alcool, ma anche di gioco d'azzardo, cibo, tecnologia e sesso compulsivi, dura due mesi, un periodo più breve rispetto alla media delle comunità. Dopo alcune settimane di disintossicazione nella casa di cura Villa Silvia di Senigallia, della quale il Centro San Nicola è una figliazione, iniziano i due mesi di riabilitazione.

    "L'intervento qui al Centro è caratterizzato da interventi psicoterapici individuali e di gruppo a tutto campo, in modo intensivo, integrati con attività psico-corporee collaterali, che sono la bioenergetica, lo yoga, la musicoterapia, l'espressione corporea attraverso la musica. Elemento fondamentale di tutto il programma è anche il "modello Minnesota", il cosiddetto "programma dei 12 passi" del più famoso e antico gruppo di auto-aiuto, gli Alcolisti Anonimi. Perché? Soprattutto perché attraverso questi passi si cerca di portare le persone alla riscoperta della propria spiritualità. In fondo l'abitudine alle droghe o i comportamenti compulsivi come il gioco sono dipendenze che progressivamente determinano una perdita di spiritualità nella persona. Recuperarla passo dopo passo è molto importante per uscire dal problema della dipendenza".

    "Il metodo degli Alcolisti Anonimi", continua il sociologo, "si può sostanzialmente riassumere nella frase del filosofo latino Seneca che indica la capacità di accettarsi con i propri limiti, di ristabilire il rapporto corretto tra il sè e il fuori di sè e di essere sereni nello stabilire questo rapporto. Insomma, una presa di coscienza serena delle proprie capacità e incapacità perché, per l'alcolista o il cocainomane o l'abusatore di altre sostanze, il ricorso alla sostanza è la ricerca di una finta stampella per superare le difficoltà del vivere quotidiano. Riuscire ad affrontarle con serenità è l'obiettivo che noi ci prefiggiamo per i pazienti".

Vincenzo Aliotta, fondatore del Centro San Nicola.
Vincenzo Aliotta, fondatore del Centro San Nicola.

Recuperati nel 40% dei casi

    Al Centro San Nicola la percentuale di recupero dei pazienti si attesta attorno al 40 per cento, "che è superiore a quanto normalmente avviene nelle strutture di questo tipo", sottolinea Aliotta. Anche se accreditato col Sistema sanitario nazionale, è un centro privato e al momento la riabilitazione è a carico del paziente. La media di ospiti ogni mese è di 10 italiani e 5-6 olandesi. "In Italia siamo l'unica struttura che ha ospiti di altri Stati dell'Unione europea", spiega il fondatore. "Tutta l'équipe è perfettamente bilingue e offriamo un percorso in lingua inglese. E' una collaborazione nata quasi per caso, ma che ha preceduto il regolamento europeo di libera circolazione dei pazienti all'interno dei Paesi della Ue. Per gli stranieri stare in un ambiente naturale bello come questo, così lontano da casa, rappresenta un valore aggiunto perché hanno meno sollecitazioni esterne e si concentrano di più. Naturalmente rimane il rapporto con la struttura che ce li invia e con le famiglie".

    Per tutti i pazienti in riabilitazione si mantiene il contatto con i familiari, i quali partecipano a incontri periodici con i terapeuti del Centro. E gli incontri con i familiari, e soprattutto con gli ospiti, continuano per circa un anno dopo i due mesi residenziali. "Il traguardo per i pazienti è che si mantengano in equilibrio una volta fuori da qui", sottolinea il dottor Aliotta. "per questo teniamo incontri di terapia di gruppo con loro ogni 15 giorni, inframmezzati da contatti telefonici. Sono gruppi di prevenzione delle ricadute, nei quali ci si ritrova e si discute ciò che è successo tra un incontro e l'altro, a contatto con la realtà del quotidiano. Quando le persone escono dalla struttura che in qualche maniera le ha protette, all'inizio la loro vita è piuttosto complicata. Perciò è importante poter contare su questi incontri, e infatti sono appuntamenti che seguono con molta cura".

 
 
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